2019-04-03
Juncker ora insulta: «Ministri bugiardi». E fa capire di volere una manovra bis
Dopo i toni cordiali dell'incontro con Giuseppe Conte, il capo dell'Ue entra a gamba tesa: «Il governo mente agli italiani».Valdis Dombrovskis prende tempo sui rimborsi alle vittime: «Siamo in contatto con Roma».Lo speciale contiene due articoliPrima le carezze, poi le pugnalate. Tra Roma e Bruxelles c'è «grande amore, bisogna dirlo a tutti i ministri italiani, assolutamente», ha dichiarato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, a margine del colloquio bilaterale con il premier Giuseppe Conte svoltosi ieri a Palazzo Chigi. Un incontro accompagnato da sorrisi e strette di mano, e che lo stesso Juncker ha definito «cordiale e costruttivo come sempre». Dopo l'incontro, la metamorfosi. L'ex premier lussemburghese in un intervento per un network radiofonico ha inveito contro «un certo numero di ministri italiani» definiti «bugiardi» perché omettono di spiegare il reale contributo dell'Ue all'Italia. «C'è un solo italiano che lo sa?», ha aggiunto Juncker, «no, perché un certo numero di ministri dicono il contrario». D'altronde, il tono canzonatorio della sdolcinata chiosa finale strideva con il resto delle dichiarazioni rilasciate dal capo dell'esecutivo europeo. «Sono leggermente preoccupato per il fatto che l'economia italiana continui a regredire e auspico che le autorità italiane facciano sforzi supplementari per mantenere in vita la crescita economica», ha confessato il presidente della Commissione. Un accenno nemmeno troppo vago alla possibilità che nei prossimi mesi le istituzioni europee chiedano formalmente all'esecutivo una correzione dei conti, la quale richiederebbe il ricorso a una manovra bis. Più volte negli scorsi mesi ha fatto capolino lo spauracchio di una rettifica delle finanze pubbliche, ma ad ogni rumor ha sempre corrisposto una secca smentita da parte del governo. Solo domenica, in occasione del Festival nazionale dell'economia civile, il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha ribadito che «nessuno ci sta chiedendo una manovra correttiva, quindi la escludo».Quelle che a un occhio inesperto potrebbero sembrare prove tecniche di scongelamento dopo il rigidissimo inverno sul piano dei rapporti diplomatici con Bruxelles, in realtà rappresentano il disperato colpo di coda di una Commissione ormai di fatto in articulo mortis. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono dietro l'angolo e la strategia di fomentare ulteriormente l'attrito con Roma potrebbe finire per risultare controproducente, incrementando il consenso già elevato nei confronti della Lega e di Matteo Salvini.Forse è anche per questo che su un tema caro a Salvini, quello dei migranti. Juncker sceglie parole molto più morbide: «L'Italia porta un grande fardello», ammette il presidente della Commissione, aggiungendo che «la questione migratoria è importante e ribadisco che bisognerà attuare una solidarietà più articolata». Non bisogna tuttavia dimenticare che nell'ultima lettera recapitata da Bruxelles al ministro Tria, pur scongiurando il ricorso alla procedura d'infrazione, la Commissione ha fissato nel mese di maggio la revisione del giudizio sulla manovra italiana, sulla quale pende ancora un giudizio di «inadempienza particolarmente grave». Senza considerare che il mandato dei commissari scade a novembre, dal momento che l'elezione del successore di Jean-Claude Juncker verrà eletto dal Parlamento europeo in estate. Fino ad allora questa Commissione, dunque, può ancora causare rogne al nostro Paese.Piuttosto serena la replica di Giuseppe Conte, che ha giudicato le manovra del governo «espansive e responsabili». Il premier, annunciando per la prossima settimana l'approvazione del decreto sulla crescita, ha poi spiegato che «il governo aveva previsto il rallentamento del debito pubblico per questo ha elaborato una manovra che vuole perseguire una politica espansiva ma responsabile approvando misure di cui il paese necessitava da troppi anni per ristabilire equità sociale». Conte ha aggiunto che «l'intera eurozona affronta una fase di temporaneo rallentamento economico», per reagire alla quale «occorrerebbe che gli stati membri che hanno maggiore spazio fiscale lo utilizzino a sostegno della domanda interna con investimenti pubblici per permettere all'Europa di reagire alla tendenza negativa». La frenata a livello generale dell'economia è stata ribadita anche da Angel Gurria, segretario generale dell'Ocse, ricevuto ieri da Conte all'indomani della presentazione del rapporto sull'Italia. «Concordiamo entrambi che l'economia italiana rallenterà, perché la frenata sarà mondiale ed europea», quest'ultima causata in gran parte «a causa del rallentamento della Germania», ha ammesso Gurria.Dopo l'incontro a Palazzo Chigi, Jean-Claude Juncker si è intrattenuto con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Visita di cortesia o qualcosa di più? Dal Quirinale bocche cucite, ma a fare sensazione è stato un altro colloquio avuto da Juncker, quello con il presidente emerito Giorgio Napolitano. «Un incontro informale tra due grandi amici, due grandi europei», ha scritto su Twitter il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas. Sui contenuti del dialogo anche in questo caso non è trapelato nulla, ma è difficile pensare che i due abbiano parlato solo del più e del meno.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/juncker-ora-insulta-ministri-bugiardi-e-fa-capire-di-volere-una-manovra-bis-2633510728.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-il-vice-tenta-di-scaricare-le-colpe-per-i-fallimenti-delle-popolari" data-post-id="2633510728" data-published-at="1757698538" data-use-pagination="False"> E il vice tenta di scaricare le colpe per i fallimenti delle Popolari Dove c'è Valdis Dombrovskis, c'è scalogna. Altre che gufo, il vicepresidente della Commissione Ue ha tutti i connotati dell'uccello del malaugurio. Parlando ieri di fronte ai membri del Parlamento europeo, il commissario lettone ha spiegato che «l'economia europea sta rallentando e i dati che continuano ad arrivare, dopo le previsioni economiche d'inverno, suggeriscono che il rallentamento continua e potremmo avere anche una crescita ancora più lenta nelle previsioni di primavera». La frenata, ha aggiunto, interessa «tutte le economie più grandi», ovvero Germania, Francia, Regno Unito e «soprattutto l'Italia». Insomma, si salvi chi può. «Abbiamo sempre enfatizzato che gli Stati dovrebbero usare i periodi buoni, e siamo nel settimo anno consecutivo di crescita, per ridurre deficit e debito» mentre, ha bacchettato acidamente Dombrovskis, «alcuni Paesi con debito e deficit alti che li stanno riducendo lentamente e questo è un fattore di rischio che stiamo monitorando da vicino». Ogni riferimento all'Italia non è puramente casuale. Sempre a proposito del nostro Paese, il vicepresidente ha spiegato che la Commissione «sta studiando» la sentenza della Corte di giustizia Ue sulla vicenda degli aiuti di Stato a Banca Tercas e le sue «possibili implicazioni». Pur ammettendo che Bruxelles è in contatto con l'Italia sulle «nuove proposte per compensare le vittime della vendita fraudolenta» di titoli, Dombrovskis si è premurato di mettere le mani avanti sulle possibili responsabilità della Commissione. «Deve essere chiaro», ha aggiunto, «che noi siamo sempre stati aperti all'intervento dei fondi di tutela dei depositi su base volontaria, come è successo per Tercas e Carige», mentre per quanto riguarda le quattro banche queste «sono state messe in risoluzione dopo una decisione di Banca d'Italia, e i depositi sono sempre stati protetti». Nella pratica, il politico lettone sposa la linea della sua collega Margrethe Vestager, commissario per la Concorrenza oggi come ai tempi della vicenda Tercas, che all'indomani della pronuncia dei togati aveva scaricato le colpe dell'intera vicenda su Palazzo Koch. Una difesa assai debole, perché ormai da anni la stessa Bankitalia, Mef e Fondo interbancario di tutela dei depositi spiegano che il salvataggio delle quattro banche poteva passare solo tramite l'intervento di quest'ultimo nella forma obbligatoria e non per quella volontaria. Per due motivi: il primo di natura economica, in quanto la dotazione del fondo volontario sarebbe risultata insufficiente, e il secondo di natura temporale, considerato che quando si riuscì nell'intento di costituire la nuova formula associativa (conforme alla volontà della Commissione) la sorte dei quattro istituti era segnata. La decisione di depotenziare il Fitd da parte della Commissione europea ha avuto, per usare le parole del presidente del Fondo, Salvatore Maccarone, una «influenza nefasta sulla possibilità di intervenire nei confronti delle quattro banche». Una volta appurato che i presupposti giuridici per fare ricorso ci sono tutti, ora tocca al governo decidere se e in quale misura chiedere i danni a Bruxelles. La settimana scorsa è stato depositato in Senato un atto di sindacato bipartisan firmato, tra gli altri, da Alberto Bagnai (Lega) e Gianluca Paragone (M5s) con il quale si impegna il governo a quantificare i «danni causati dalle conseguenze dirette ed indirette» della decisione della Commissione, compresi i «danni conseguenti alla mancata ricapitalizzazione delle banche regionali da parte del Fitd». Dombrovskis e compagni sono avvisati: la questione è più seria di quanto vogliono far credere.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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