Non solo moda. Milano inaugura la settimana del gioiello

- Ottanta eventi sparsi per la città. Nel capoluogo meneghino debutta la «Jewelry Week». Quattro giorni dedicati all'arte orafa.
- Gianni de Benedittis, designer del marchio futuroRemoto, presenta la sua ultima collezione: Carnivorous.
- Berwich, il marchio italiano, famoso perché crea soltanto pantaloni da uomo e donna di altissima qualità, mercoledì ha inaugurato il suo monomarca nel Quadrilatero della moda di Milano. «Puntiamo al mondo: nel 2020 replicheremo in Medio Oriente».
- La collezione di Beretta e Larusmiani per chi ama la vita all'aria aperta. La capsule Countryside è fatta da 40 capi: imperdibile la giacca anti pioggia e vento.
- Le piastre Ghd raccolgono fondi per la lotta al tumore al seno.
Lo speciale contiene 5 articoli e gallery fotografiche.
San Babila, Duomo e Brera. I quartieri della moda milanese diventano palcoscenico per il mondo del gioiello. Fino al 27 ottobre il capoluogo milanese ospiterà una serie di eventi, mostre e performance per coinvolgere i visitatori in un'esperienza unica. Si chiama «Milano Jewelry Week» o meglio «La settimana del gioiello» e nasce da un'idea di Prodes Italia, società specializzata nella realizzazione di progetti volti alla sponsorizzazione internazionale di aziende operanti nei settori dell'alta gioielleria, arte, design, fashion e wine.
Questa manifestazione si aggiunge al ricco palinsesto milanese per offrire agli addetti al settore uno spazio dove incontrarsi e scoprire le ultime novità, ma anche per fare affacciare un pubblico più ampio al mondo del gioiello. Enzo Carbone, fondatore di Prodes Italia e organizzatore della manifestazione ha detto di essere «veramente orgoglioso di vedere concretizzarsi un progetto che già da molti anni progettavamo di realizzare e che finalmente, nel 2019, vivrà la sua prima edizione».
«Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di creare un happening per tutti gli esperti del settore, che allo stesso tempo facesse scoprire questo affascinante mondo anche a un pubblico più ampio. Il successo scaturito negli anni da Artistar Jewels ci ha dato modo di intercettare l'esigenza di dare il giusto risalto al gioiello contemporaneo, in fortissima espansione negli ultimi anni, vedendo in Milano la città perfetta ad accogliere avanguardia e nuove tendenze continuando a valorizzare la tradizione» ha continuato. In calendario ci sono oltre 80 eventi dislocati tra atelier di alta gioielleria, laboratori di arte orafa, accademie e gallerie d'arte, scuole e showroom di design e boutique di moda nel centro della città.
Un'occasione unica per creare un dialogo con il mondo dei gioielli e scoprire l'arte del fatto a mano. Artistar Jewels 2019 Fall Edition verrà protagonisti oltre 160 artisti e designer internazionali presso Palazzo Bovara in Corso Venezia 51, mentre la Scuola Orafa Ambrosiana di via Alessandro Tadino 30 aprirà le sue porte al pubblico per un'intera giornata durante la quale sarà possibile toccare con mano gli attrezzi del mestiere e vedere gli studenti al lavoro.
Non dimenticati di fare un salto presso presso la Galleria Consadori dove sono in mostra alcuni gioielli dei grandi scultori italiani Arnaldo e Giò Pomodoro.
Mariella Baroli
Gianni de Benedittis: «La gioielleria di oggi tra etica ed estetica»
Non solo protagonista della prima edizione della Milano Jewelry Week ma anche ideatore del Premio futuroRemoto Jewels. Gianni de Benedittis è un designer orafo originario di Lecce e fondatore del brand futuroRemoto. Non c'è dubbio che i suoi siano pezzi usciti dalle mani di un artista. Che alcuni potrebbero trovare spazio come autentiche sculture. Numerose le partecipazioni di Gianni d Benedittis alle fashion week di Roma e Milano e le collaborazioni nel mondo del cinema e del teatro, soprattutto con il registra Ferzan Ozpetek, nella creazione di gioielli per i suoi film e le opere liriche.
Com'è iniziato il suo percorso nel mondo della gioielleria?
«Ho iniziato a 18 anni ma il mio vero trampolino è stata la vittoria del concorso di Franca Sozzani "Who is on next?" di Vogue Italia. La grande direttrice, scegliendomi, mi ha lanciato creando di fatto il gioiello di moda. Sono il prodotto di un premio e quindi mi piace ridare a un giovane l'opportunità di crescere aggiudicandosi anche del denaro grazie al quale acquistare l'attrezzatura. Così accadde a me».
In quanti hanno partecipato al concorso?
«In 120 artisti gioiellieri si sono ritrovati a Palazzo Bovara giudicati da Carlo Capasa, presidente di Camera Moda, Saturnino Celani e la top model Simonetta Gianfelici. Il vincitore si è aggiudicato il trofeo, un regolo in oro realizzato per l'occasione. Due i premi destinati rispettivamente a un artista di Artistar Jewels e a uno studente di una delle scuole partecipanti alla Milano Jewelry Week che si sono distinti per l'ottima padronanza nella tecnica orafa e per l'attenzione alle esigenze e alle tendenze del sistema moda. Il Premio si pone l'obiettivo di finanziare i loro primi passi nel mondo della gioielleria».
Da dove trae spunto per le sue creazioni?
«Sono fortemente attratto dalle linee e dai volumi inconsueti esistenti in natura, così come dalle sorprendenti modalità di nutrimento. Tutte caratteristiche che hanno fatto sognare intere generazioni e che a me hanno dato la possibilità di creare, con curiosità e divertimento, oggetti di lusso».
Le sue ultime collezioni hanno nomi molto particolari...
«Bacterium è stata presentata durante la sfilata di Tiziano Guardini. I mutamenti climatici sono diventati lo sfondo della nostra vita quotidiana: sono cambiate di conseguenza le rappresentazioni del mondo, incluse le icone dell'eleganza. L'ispirazione deriva dal singolare caso del batterio mangia-plastica Ideonella Sakaiensis 201-F6, le cui forme si riflettono nei gioielli della Spring Summer 2020. Carnivorus sono invece gioielli ispirati alle forme e ai volumi stravaganti della natura e delle piante carnivore. I pezzi della collezione Carnivorus, tutti in argento e oro, sono disegnati in 3D e realizzati con la tecnica di microfusione, per una lavorazione precisa di elementi articolati e complessi che meglio si prestano a riprodurre la sinuosità avvolgente delle piante. La varietà cromatica è resa possibile dall'utilizzo di pietre preziose come smeraldi, rubini e diamanti, con un touch new liberty di ultima generazione».
La moda è sempre più sensibile ai temi legati alla sostenibilità.
«È ormai doveroso. Con la collezione Bacterium l'alta gioielleria incontra una coscienza etica oltre che estetica. Piccole sfere di argento, realizzate in microfusione, vengono impreziosite ulteriormente grazie a un bagno d'oro e all'impiego di smalti colorati. Si agglomerano, oppure gemmano, dando vita ad accattivanti peduncoli e bastoncelli, divenendo pendenti e orecchini, oppure anelli e bracciali. Il futuro non può che essere l'attenzione al pianeta».
Paola Bulbarelli
«Berwich cresce e apre la prima boutique»
Un paio di pantaloni. Non un paio qualsiasi. Ideato, disegnato, tagliato, cucito, confezionato esclusivamente in Italia, punto dopo punto. Per la precisione a Martina Franca (Taranto). «Per rispetto alla nostra gente straordinaria, alla nostra terra pugliese e al nostro Paese», dice Massimo Gianfrate, direttore creativo di Berwich. Gianfrate rappresenta la seconda generazione di una famiglia caratterizzata dalla passione per la moda. Nel 1975 nasce il gruppo Icoman e nel 2014 è inizia l'avventura di Berwich, sempre rispettando i codici di famiglia: servizio al cliente, strategia internazionale e attenzione alla produzione. Il successo di pantaloni unici per taglio e vestibilità arriva veloce, al punto che oggi il marchio è distribuito in quasi 800 multimarca nel mondo e conta 160 addetti (più 230 di indotto) con un'età media di 30 anni. Fino ad arrivare al primo monomarca, inaugurato a Milano il 23 ottobre in via Manzoni 42. «Indirizzo prestigioso. È la nostra grande espansione nella capitale della moda. Ci sentiamo adottati da questa città che riteniamo la più all'avanguardia. Abbiamo deciso di aprire il nostro spazio esclusivamente di pantaloni nel Quadrilatero della moda più famoso del globo, dove convivono nuovi stili e tendenze accanto ai marchi storici, dando vita al made in Italy più rinomato e ricercato. Ne siamo molto orgogliosi».
Sarà il vostro biglietto da visita internazionale.
«La ricerca dello spazio giusto non è stata facile. Abbiamo avuto pazienza e non ci siamo accontentati, cercavamo le geometrie e le misure perfette per poter mostrare i nostri prodotti nel miglior modo possibile. È una proposta un po' audace perché pensare a un negozio di soli pantaloni è un'esperienza rara. Per questo era fondamentale il luogo, che doveva rispettare la nostra idea di esposizione».
Parliamo di una boutique davvero particolare così come il nome del concept: «Be Green, be Berwich».
«Rispecchia l'anima sostenibile del nostro brand. L'interior design nasce da una scelta attenta e consapevole ai dettagli, che raccontano i contenuti di valore quali la ricerca, le radici, il viaggio e in particolar modo l'attenzione alla sostenibilità. Per questo motivo l'illuminazione dello store, così come la climatizzazione, sono a basso consumo. Le vernici utilizzate sono ottenute da cicli virtuosi di produzione che ne abbassano l'impatto ambientale e il legno dei mobili è riciclato, reinventato nelle forme e nei colori. Nel nuovo flagship store il cliente potrà scegliere tra numerosi modelli delle collezioni Berwich e Madame Berwich e i suoi acquisti saranno identificati attraverso un innovativo software. Una “carta d'identità" del pantalone a cui lo store potrà accedere per mantenere uno storico degli ordini di ogni cliente per poi programmare in maniera digitalizzata i nuovi acquisti».
Avete collezioni sia da uomo sia da donna.
«Nel nostro pensiero si è radicata l'idea che uno specialista di pantaloni debba offrire svariate combinazioni, quindi abbracciamo delle vestibilità diverse, dai pantaloni a sigaretta a quelli con volumi molto più ampi grazie a fluidità di tessuti che rendono i capi più glam per la donna. Nella configurazione maschile siamo stati attenti a quelli che sono i requisiti che un uomo vuole trovare a cominciare dal comfort e dal tessuto. Una volta soddisfatti questi bisogni il cliente maschile compra anche un filotto di colori dello stesso prodotto. Sono due comportamenti diversi. La donna ha molta più attitudine all'originalità, mentre l'uomo si affezione a una vestibilità e continua su quella strada».
Lei crea l'ormai famoso «pantalone italiano», un must tra veri intenditori.
«È tutto fatto davvero in Italia, non si scherza con le parole, ma ci basiamo soltanto sui fatti concreti. Abbiamo deciso strategicamente di proseguire il percorso della tradizione, di confezionare internamente ogni capo. Siamo degli accentratori. Il principio del made in Italy molto spesso si ferma alla geografia, mentre invece comprende anche storia, cultura, design, intelligenze, manovalanze d'eccellenza, esperienza. Dentro ai nostri pantaloni c'è tutto questo».
Qual è la caratteristica inconfondibile di un pantalone Berwich?
«Dal punto di vista della silhouette ritengo che siano lo slancio e il perfetto equilibrio dei volumi di coscia, ginocchio e fondo gamba che consentono una vestibilità perfetta. E la non volgarità del punto vita che tende a essere alto. Mentre per quanto riguarda la riconoscibilità non amo i dettagli sparati, abbiamo semplicemente logato un bottone in maniera anomala con cinque buchi invece di quattro, che rappresentano la “W" del nostro brand e che forniscono una sorta di “timbro". Non sono amante dell'imprinting esagerato o dei loghi esasperati. Scegliere di indossare un pantalone Berwich significa concedersi il lusso di un oggetto raffinato, di matrice sartoriale, personalizzato secondo il gusto di chi lo indosserà».
Lei apre un nuovo negozio mentre la tendenza è sempre più l'ecommerce.
«È vero ma le due cose devono integrarsi, fisico e virtuale devono dialogare tra di loro. Si completano, non sono uno alternativo all'altro. Questo nostro primo monomarca ha un profondo valore strategico e orientato all'internazionalizzazione del brand. Vogliamo varcare i confini di altri Paesi e quindi si rende necessario proporre, a eventuali investitori esteri, un format legato al prodotto in modo da sdoganarsi in determinati mercati del mondo fino a oggi non penetrati. A partire dal 2020, nell'ottica di un'espansione retail, il progetto sarà replicato in altri Paesi, in particolare nel Medio Oriente e ho aspettative forti anche nel Far Est. Peraltro diversi articoli del nostro settore rivelano che i giovani, la cosiddetta generazione Z, iperconnessa, asiatica, è da tenere in grande considerazione».
Paola Bulbarelli
La collezione di Beretta e Larusmiani per chi ama la vita all’aria aperta
Hanno iniziato a parlarne un anno fa e ora Franco Beretta e Gugliemo Miani dalle parole sono passati ai fatti, presentando una capsule collection che unisce il know how di una grande azienda come Beretta con quello di Larusmiani, due marchi simbolo della storia imprenditoriale del nostro Paese. Quaranta capi (più che una capsule, una vera collezione) che vanno ad affiancare l'abbigliamento tecnico firmato Beretta, già da tempo sul mercato.
«Capispalla, maglieria, pantaloni, accessori di altissimo livello», racconta Miani. «Beretta voleva creare una collezione di qualità superiore, più formale». La collaborazione nasce dalla condivisione di principi comuni, come la passione per il tempo libero e il desiderio di portare avanti tradizioni artigianali che vengono ancora tramandate di generazione in generazione. La capsule Countryside, ispirata al patrimonio culturale di Beretta, è stata creata rispettando i valori tipici di Larusmiani come il fatto a mano made in Italy e la profonda conoscenza tessile e sartoriale.
«Beretta produce i fucili da 1.000/2.000 euro associati a un abbigliamento tecnico con caratteristiche specifiche, appositamente studiata per soddisfare le performance richieste dalla caccia. Ma ci sono anche fucili che vanno dai 70 ai 120.000 euro e rispetto a questa tipologia di prodotti è sorta la necessità di creare una collezione adeguata. E soprattutto chi va a caccia quando termina la battuta non vuole indossare abiti da città, ma capi con una classe particolare».
Protagonista indiscussa della collezione è la Countryside jacket realizzata per resistere ai mesi invernali, ideale per proteggere da vento e pioggia, con dettagli in pelle scamosciata che aggiungono un tocco di raffinatezza alle maniche raglan sartoriali, mentre le due tasche scaldamani all'altezza della vita regalano una sensazione di calore essenziale e lusso grazie alla fodera in flanella. Ma anche la Tartan shirt con un deisegno a quadri intramontabile e una toppa in pelle scamosciata trapuntata sulla spalla. È possibile acquistare i capi della capsule nelle Beretta gallery di Milano e a Parigi, Londra, New York e Dallas. Larusmiani e Beretta, due aziende simbolo di qualità e artigianalità, hanno così dato vita a una collezione «per gentlemen contemporanei».
Fondata nel 1922 da Guglielmo Miani senior, Larusmiani è oggi il più antico marchio di abbigliamento e sartoria di lusso di via Montenapoleone, e continua a produrre collezioni come 96 anni fa. Dal 2015, dopo che Larusmiani ha acquisito il know how di Aldo Lorenzi, gli accessori Gentlemen's essentials completano l'offerta del marchio milanese. La Fabbrica d'armi Pietro Beretta spa è un'azienda italiana nata dalle capacità di un artigiano rinascimentale diventata un nome riconosciuto a livello internazionale. Tramandata per 15 generazioni dell'omonima famiglia, è in attività a Gardone Val Trompia probabilmente già dal Quattrocento e, come dimostrano diversi documenti, sicuramente dal 3 ottobre del 1526.
Quasi 500 anni di attività hanno arricchito la Beretta di un'enorme esperienza, consentendole di sviluppare una elevata e specifica tecnologia nell'ambito della meccanica di precisione. Le esportazioni superano il 90% della produzione e interessano un centinaio di Paesi.
Agli inizi degli anni Novanta, Beretta ha creato una linea completa di accessori e di abbigliamento per la caccia, il tiro a volo e il tempo libero. La scelta ha contribuito a trasformare l'azienda da produttore di armi a un vero e proprio brand interprete della vita all'aria aperta.
Le piastre Ghd raccolgono fondi per la lotta al tumore al seno















































