2024-05-27
Nell’Ue troppi esagitati vogliono combattere lo zar
Jens Stoltenberg (Getty Images)
Se non fosse scoppiata la guerra in Ucraina, probabilmente la maggioranza degli italiani nemmeno saprebbe chi è. Infatti, nonostante da anni sia segretario della Nato, la notorietà di Jens Stoltenberg fino al 2022 era limitata agli esperti di cose diplomatiche e militari. È vero, prima era stato premier della Norvegia ma quando, dopo aver perso le elezioni nel suo Paese, invece di andare a casa fu nominato grazie ad Angela Merkel alla guida dell’Alleanza atlantica, i commenti più benevoli lasciarono intendere che ai vertici dell’organizzazione di difesa europea fosse stato scelto l’ennesimo trombato. Ossia un politico a cui dare una poltrona e uno stipendio. «Un economista senza esperienza nel campo della difesa, un socialdemocratico che ha costruito buoni rapporti con la Russia», fu il commento al veleno della Bbc. Ex simpatizzante di gruppi marxisti leninisti, contestatore della guerra in Vietnam, in ottimi rapporti con Vladimir Putin e con Dmitrij Medvedev, nonostante fosse figlio di ambasciatori e facesse parte dell’élite politica norvegese, Stoltenberg non sembrava l’uomo giusto al posto giusto. Eppure, toccò proprio a lui subentrare a Anders Fogh Rasmussen, ex ministro danese parcheggiato al vertice della Nato prima di finire la carriera in una banca d’affari. Del resto, dopo la caduta del muro di Berlino nessuno pensava che l’Alleanza atlantica servisse più a qualcosa, prova ne sia che Donald Trump aveva minacciato l’Europa di abbandonarla al proprio destino, limitando la presenza militare americana nel Vecchio continente. Invece, l’invasione dell’Ucraina ha cambiato tutto. Soprattutto ha cambiato il destino di un signor nessuno di nome Stoltenberg il quale, nonostante il suo mandato sia scaduto da un pezzo e per lui sia già pronto un prestigioso e ben remunerato incarico alla guida del Fondo sovrano norvegese, da due anni si atteggia a grande stratega militare, sganciando dichiarazioni esplosive manco fosse un generale. L’ultima è di un paio di giorni fa, quando a proposito dell’utilizzo degli armamenti forniti a Kiev ha annunciato che d’ora in poi potranno essere usati non soltanto a scopo difensivo, ma anche offensivo. In pratica, i missili potranno colpire la Russia anche in profondità. Chi abbia autorizzato Stoltenberg a comunicare il cambiamento delle regole di ingaggio non è chiaro. Probabilmente nessuno, ma evidentemente all’ex primo ministro norvegese prudono le mani e non gli va di scaldare la sedia, anche se questa è assegnata in via provvisoria e dovrà essere lasciata libera al più presto, per consentire a un altro trombato eccellente, l’olandese Mark Rutte, di occuparla. Dunque, Stoltenberg autorizza l’uso dei missili contro Mosca. Un via libera che, forse, l’ex contestatore della guerra in Vietnam non lo sa, spalanca le porte alla terza guerra mondiale. Già, perché se gli armamenti occidentali servono non a difendere Kiev, ma a estendere il conflitto alla Russia, è evidente che America e Europa sono direttamente chiamate a risponderne. E, dunque, Putin può autorizzare una rappresaglia contro qualsiasi Paese della Nato. Finora, cioè prima delle bellicose dichiarazioni dello stolto Stoltenberg, si procedeva sul crinale dell’ipocrisia, appoggiando militarmente l’Ucraina, ma senza farsi coinvolgere direttamente. Grazie a Jens, cioè a un tizio che nessun Paese europeo ha scelto o incaricato di farsi rappresentare, la sottile linea rossa che ci separa dall’entrata in guerra è superata. Di questo si è accorto anche il ministro Guido Crosetto, il quale si è affrettato a correggere il tiro, prendendo le distanze e smentendo Stoltenberg. Insomma, nessuna autorizzazione a colpire la Russia, nessun coinvolgimento diretto, ma solo un appoggio esterno a un Paese aggredito. Certo, il responsabile della Difesa ha fatto bene a scaricare il burocrate della Nato, ma quanti Stoltenberg ci sono in circolazione? Quanti sono gli esagitati che non vedono l’ora di sparare il primo colpo contro Putin? Un giorno è Emmanuel Macron a fare il galletto. Un altro è Donald Tusk, primo ministro polacco che pare sentirsi investito di un ruolo storico. Un altro ancora, a indossare l’elmetto è la premier della Lituania Ingrida Simonyte. Tutti, a parole, hanno una gran voglia di menare le mani. O meglio: di sganciare qualche bomba. Quanto sia folle e irresponsabile il desiderio di un conflitto è evidente. Ma altrettanto chiaro è quanto sia ridotto il confine che ci separa dalla guerra. Crosetto dice che Stoltenberg non può decidere per i Paesi europei. Probabilmente ha ragione, ma i Paesi europei, Italia compresa, a un certo punto potrebbero non essere più in grado di decidere, trovandosi dentro un conflitto loro malgrado. Dopo di che sarà inutile attribuire le responsabilità allo Stoltenberg di turno. Ci troveremo in prima linea senza nemmeno essercene accorti. Tutto grazie a tipi come un economista che fino a ieri si faceva fotografare con Putin e Medvedev.P.s. Mentre tipi come Stoltenberg rischiano di trascinarci in guerra, il Pd litiga senza sapere se prendere la strada del pacifismo duro e puro di Cecilia Strada o quella guerrafondaia di Filippo Sensi. In altre parole, mentre affrontiamo uno dei periodi storici più tragici e preoccupanti dell’Europa, la sinistra italiana con i suoi esponenti mostra di avere poche idee, ma soprattutto di averle confuse.