2023-11-23
Nel 1992 moriva Thiriart, il teorico che affascinò Borghezio, il brigatista Curcio e Dugin
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Checkpoint tra Berlino Ovest e Berlino Est. Nel riquadro, Jean-François Thiriart (Getty Images)
Ideologo dell’europeismo anti americano, il belga creò attorno a sé una rete di contatti internazionali, intervistò Peròn e (si dice) interloquì anche con un alto dirigente della Cina maoista.Nella notte fra il 22 e il 23 novembre 1992, l’ideologo belga Jean-François Thiriart moriva all’improvviso a causa di una crisi cardiaca. Se ne andava così uno dei più originali e influenti teorici provenienti dalla destra radicale europea. Basti pensare che, nelle sezioni italiane della sua organizzazione, la Jeune Europe, militarono personaggi dal destino così diverso come il futuro parlamentare leghista, Mario Borghezio, il medievista Franco Cardini, lo storico ed esperto di geopolitica Claudio Mutti e persino, per un certo periodo, il futuro capo delle Brigate rosse, Renato Curcio. Una adesione, questa dell’ex terrorista, che non ha mai trovato conferme dall’interessato, ma su cui fanno fede due bollettini ciclostilati del direttivo nazionale del movimento Giovane nazione, risalenti al 1963, in cui si parla del “camerata Curcio Renato” nominato “reggente” del nucleo di Albenga, nonché un rapporto del prefetto di Savona al ministero degli Interni datato 19 aprile 1963, in cui si dà conto di una conferenza di Giovane nazione. Chi era, dunque, questo teorico capace di affascinare personalità con storie così diverse?Thiriart nasce a Bruxelles il 22 marzo 1922 da una famiglia originaria di Liegi con idee politiche di sinistra. Termina gli studi all’età di 16 anni, anche se la sua curiosità intellettuale sarà sempre vasta e lo porterà a compiere nel corso degli anni vaste e disparate letture. Dopo una prima fase di fascinazione per l’estrema sinistra, aderisce a un’associazione filo hitleriana, il movimento degli Amis du Grand Reich Allemand o Agra (letteralmente: “Gli amici del Grande Reich Tedesco”). Questa militanza gli costerà la galera dopo il ritiro delle truppe tedesche dal Belgio.Nel dopoguerra, parallelamente alla sua professione di ottico (Adriano Romualdi lo chiamava spregiativamente “l’occhialaio di Bruxelles”), continua a interessarsi alla politica. Si interessa dei movimenti nazionalisti che contrastano la decolonizzazione, fondando anche un Comité d’action et de défense des Belges d’Afrique, che nelle idee e nella prassi intende ispirarsi all’Oas francese. Nei ranghi di questa formazione, stringe rapporti con altri movimenti europei, tra cui il Movimento sociale italiano. Dopo il fallimento dell’Oas, Thiriart accelera sull’idea europeista e anti americana, fondando nel 1991 il movimento Jeune Europe, che comprende sezioni operanti in tutta l’Europa occidentale: Belgio, Francia, Portogallo, Spagna, Olanda, Svezia, Norvegia, Finlandia, Germania, Inghilterra, Austria, Italia e Svizzera. Oltre alla sezioni del movimento, Thiriart intensifica i contatti internazionali anche con governi ostili alla logica dei due blocchi. Nell'estate del 1966, Thiriart viaggia in Romania e Yugoslavia, moltiplicando i contatti ufficiali. È in questo quadro che avviene il famoso incontro tra Jean Thiriart e Zhou Enlai, primo ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, organizzato dai servizi di Ceaucescu in occasione di una visita del leader cinese a Bucarest, nell'estate 1966. Un summit su cui c’è un aura di leggenda e che qualcuno ha ritenuto in realtà non essere mai avvenuto. Quello che sicuramente Thiriart fece fu invece intervistare Juan Domingo Però. L’idea di Thiriart, per cui chiede anche sostegno ai vari potentati esteri, è quella di creare delle armate o delle brigate europee per combattere il dominio americano sul Vecchio continente. Non trovando appoggi in tal senso, nel 1969 si ritira a vita privata. Ne riemerge alla fine degli anni Ottanta, fiutando il vento del cambiamento che spira nell’Europa dell’Est. Nel 1992, caduta l’Urss, si reca a Mosca, dove incontra vari politici e intellettuali locali, tra cui un giovane Aleksandr Dugin. La morte lo coglierà proprio al ritorno da un viaggio da Mosca.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)