
Dopo 65 settimane da numero 1 cede il trono. E il 2024 da record è un handicap.Archiviata la delusione per la sconfitta nella finale degli Us Open contro Carlos Alcaraz, che ne ha sancito anche la detronizzazione dal gradino più alto del ranking Atp, per Jannik Sinner è tempo di proiettarsi al futuro e a un inseguimento che si annuncia lungo e complicato. Dopo 65 settimane da numero uno, l’altoatesino si ritrova ora alle spalle del rivale spagnolo, che con il trionfo di New York e quello precedente a Cincinnati ha scalato la classifica fino a quota 11.540 punti, lasciando Sinner fermo a 10.780. Il margine di 760 punti non sembra incolmabile sulla carta, ma è il meccanismo stesso del ranking a rendere la strada tutta in salita.Il circuito Atp funziona con un sistema di punti che premia i risultati negli ultimi 12 mesi: ogni torneo disputato l’anno prima va «difeso», altrimenti i punti conquistati vengono scalati. E qui sta la differenza sostanziale tra i due. Sinner, che nel 2024 ha vissuto una stagione straordinaria, si trova ora con una montagna di punti da difendere. Da qui a fine anno, l’azzurro dovrà proteggere ben 2.880 punti, frutto soprattutto del successo a Shanghai e della cavalcata alle Finals di Torino. Alcaraz, al contrario, nel medesimo periodo aveva raccolto molto meno e ha da difendere appena 950 punti. Tradotto: mentre lo spagnolo può solo crescere, Sinner rischia di vedere progressivamente eroso il proprio bottino.I prossimi due appuntamenti in calendario saranno i tornei asiatici di Pechino e Shanghai, ma neppure lì il cammino di Sinner appare in discesa. Nella Capitale cinese, dove lo scorso anno perse in finale, anche un eventuale titolo non gli garantirebbe punti aggiuntivi. A Shanghai, invece, dovrà difendere i 1.000 conquistati 12 mesi fa, contro i soli 200 del rivale. E ancora: a Torino ci sono in palio fino a 1.500 punti, ma Sinner parte da campione in carica, mentre Alcaraz ha un margine molto più ampio di crescita. Per questo le prossime settimane sembrano segnate: il controsorpasso, a meno di clamorosi ribaltoni, non potrà avvenire entro fine stagione.Lo scenario diventa persino più complesso guardando al 2026. Agli Australian Open, primo Slam dell’anno, Sinner dovrà difendere i 2.000 punti del titolo, mentre Alcaraz ripartirà dai 400 della semifinale. Una zavorra che rende probabile un inseguimento a lungo termine. Per ritornare in vetta, il campione italiano non potrà limitarsi a confermare quanto fatto, ma dovrà aggiungere altro, magari giocando tornei extra come il Masters 1000 di Parigi-Bercy o alcuni indoor europei, dove lo scorso anno non si è espresso al meglio.C’è poi la questione tecnica, su cui lo stesso Jannik ha mostrato grande lucidità. «Sono stato molto prevedibile», ha ammesso dopo la finale persa, aggiungendo: «Devo uscire dalla comfort zone. Non diventerò mai come Carlos, ma sarà necessario spingermi fuori dalla mia zona di sicurezza ogni tanto per provare a diventare un giocatore migliore». Un’autocritica netta, che conferma come lo spagnolo abbia saputo alzare il livello rispetto allo scorso anno, soprattutto al servizio e nella gestione dei momenti chiave. Alcaraz, dal canto suo, non ha nascosto di avere puntato tutto su questa sfida: «L’unico obiettivo era batterlo», ha spiegato, rivelando di aver studiato a fondo le precedenti sfide per capire dove colmare il gap. Missione compiuta, con una vittoria che ha avuto il sapore del sorpasso definitivo non solo in classifica, ma anche sul piano psicologico. Eppure, nonostante il quadro apparentemente sfavorevole, il bilancio di Sinner resta straordinario: due Slam vinti nel 2024 e due finali perse, un bottino che nessun altro italiano aveva mai anche solo sfiorato. La sensazione è che la rivalità con il fenomeno di Murcia stia entrando in una nuova fase, fatta di dettagli e di adattamenti. «Cambieremo qualcosa tecnicamente. A Pechino lavoreremo tanto, non penseremo al risultato. L’obiettivo è essere pronti per Shanghai e Torino», ha promesso l’altoatesino. Parole che lasciano intendere come l’obiettivo immediato non sia il ritorno in vetta, ma la costruzione di un percorso capace di riportarlo, un giorno, di nuovo sul trono. Con la consapevolezza che per farcela non basterà confermare quanto fatto finora, ma servirà alzare ulteriormente il livello.
Stefano Benni (Ansa)
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(Imagoeconomica)
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