2021-11-04
Le navi fantasma di Iwo Jima
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A sinistra le navi al porto di Iwo Jima nel 1945. A destra nel 2021 (National Archives-Us Navy)
Dopo l'eruzione di un vulcano sottomarino, l'isola giapponese della battaglia del 1945 si è sollevata, ridando alla luce relitti sommersi da quasi 80 anni. La storia di quelle imbarcazioni durante i giorni della conquista americana del caposaldo nipponico.Lungo un tratto della costa di sabbia nera dell' isola tropicale di Iwo Jima (in pieno Oceano Pacifico a circa mille chilometri a sud di Tokyo) il vulcano sottomarino ha restituito ai posteri i fantasmi di una delle più sanguinose e famose battaglie della seconda guerra mondiale. Che fu anche una delle ultime prima della capitolazione del Giappone. Si tratta dei relitti di un gruppo di navi (alcune cargo, altre imbarcazioni da guerra) che le violente scosse telluriche hanno fatto riemergere dalle acque ed arenare di fronte alla costa. La storia di questi relitti risale a quasi ottant'anni fa, quando la battaglia fu vinta con gravi perdite dai Marines dopo due mesi di combattimenti cruenti, alla fine di marzo del 1945. Della battaglia la storiografia e le testimonianze hanno raccontato tutto. Iwo Jima era un'isola estremamente strategica perché la sua conquista avrebbe aperto la via ai bombardamenti sul Giappone e la stretta finale contro il nemico di Pearl Harbor, dopo che le lunghe battaglie del Pacifico erosero gradualmente il dominio nipponico sul mare d'oriente. L'isola era da conquistare ad ogni costo, ma gli occupanti giapponesi l'avevano già da tempo fortificata costruendo una rete di tunnel sotterranei e trappole esplosive che spazzarono via centinaia di vite tra i Marines. La storia delle navi fantasma riguarda invece un altro corpo dell'esercito dagli Stati Uniti che contribuì non poco al successo della battaglia per Iwo Jima. Stiamo parlando dei Seabees, un corpo nato quando gli Stati Uniti erano già in guerra da circa un anno. Il nome che suona come api di mare era nato per assonanza con la sigla che ne identificava la funzione operativa: CB's, iniziali per "Construction Battalion", inquadrato con la United States Navy. Il Corpo dei Seabees potrebbe rendere in italiano come Genieri di Marina. Molti di loro prima della guerra erano civili specializzati in costruzioni e infrastrutture. Erano ingegneri, geometri, carpentieri, operai specializzati che aderirono volontariamente alla chiamata alle armi quando nel 1942 fu creato il Corpo, lasciando famiglia e buoni stipendi per contribuire allo sforzo bellico ed avevano un'età media di molto superiore alle truppe d'assalto dei Marines, che era di 19 anni contro i 37 dei genieri. Dopo un breve addestramento militare, furono inviati nei più importanti teatri di guerra, compreso lo sbarco in Normandia dell'anno precedente la battaglia di Iwo Jima. La novità dei Seabees stava nel fatto che questi genieri erano armati come le altre unità dell'esercito e potevano provvedere alla propria autodifesa senza dover dipendere da altri reparti. In occasione della battaglia di Iwo Jima i Seabees furono fondamentali nell'organizzazione logistica e infrastrutturale della testa di ponte seguita allo sbarco, tenuta per lunghi giorni e nella costruzione contemporanea di infrastrutture sotto il fuoco nemico affinché l'isola, una volta conquistata, potesse essere immediatamente utilizzata come base d'appoggio per l'offensiva finale al cuore dell'Impero nipponico. Quando Iwo Jima cadde in mano ai Marines, fatto immortalato dalla fotografia dei soldati che issarono la bandiera a stelle e strisce sul monte Suribachi, l'altura che dominava l'estrema propaggine dell'isola, il compito dei Seabees sarebbe stato quello di costruire un porto artificiale per l'attracco dei mezzi di supporto che avrebbero contribuito al rifornimento logistico della nuova base americana e dell'aeroporto. Per assicurare l'attracco sicuro a navi che pativano particolarmente le acque agitate del Pacifico si rendeva necessaria la costruzione di banchine e frangiflutti artificiali. Al compito non facile parteciparono i Seabees del 133° e 31° Naval Construction Battalion, dopo che molti dei loro compagni avevano perso la vita sotto il fuoco nemico e per le mine piazzate ovunque dai Giapponesi. Per costruire in fretta i frangiflutti del porto i genieri navali fecero trasportare 24 imbarcazioni tra quelle catturate ai giapponesi durante la campagna del Pacifico. Diverse tra queste erano adatte allo scopo in quanto si trattava di navi cargo costruite in cemento, o ferrocemento, un materiale molto più resistente degli scafi metallici esposti alla corrosione. Altre navi erano di costruzione tradizionali e tra di esse fu in seguito riconosciuta una nave giapponese appartenente alla Marina Imperiale, la Toyotsu Maru. Tra queste navi alcune furono deliberatamente affondate in modo da fungere da barriera per supportare le sovrastrutture per il carico e scarico delle navi da sbarco e rimasero sommerse da quei giorni di marzo del 1945. Il progetto del porto artificiale di Iwo Jima naufragò poco dopo la sua ultimazione a causa di un uragano tropicale che distrusse le strutture che mantenevano le navi in posizione. Ecco perché alcune di queste navi rimasero arenate sulla costa o poco lontano. Nell'estate del 2021 il vulcano sottomarino nei pressi dell'atollo si è risvegliato, provocando un movimento tellurico risultato nella nascita di una nuova isola e dell'innalzamento della superficie di Iwo Jima, che ha ridato alla luce i resti di quella battaglia campale che segnò l'accelerazione della caduta dell'Impero del sol levante e la vittoria americana dopo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
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