2025-03-31
        Schiaffo a chi sogna le truppe a Kiev: il 94% di italiani non ne vuole sapere
    
 
Un sondaggio della Ghisleri fa capire perché il premier è freddo sul piano di riarmo della Von der Leyen: è lo stesso buon senso che spinge solo il 12% dei nostri concittadini a essere favorevole all’invio di missili a Zelensky. L’unica via (60%) sono i negoziati.Sono sempre stato certo che la maggioranza degli italiani fosse contraria non soltanto all’invio di truppe in Ucraina, ma non vedesse neppure con piacere le rimesse di armi a favore di Kiev, nel timore di un possibile coinvolgimento diretto nel conflitto in corso con la Russia.Infatti, un conto è essere solidali con chi è aggredito e invaso, un altro è decidere non soltanto di schierarsi dalla sua parte, ma anche essere pronto a impugnare un fucile e combattere. A parole, in tanti si dicono eroi, ma al momento di armarsi e partire i propositi bellicosi sono quasi sempre messi da parte per ragionamenti meno ipocriti e più realistici.Il mio convincimento a proposito delle intenzioni degli italiani è confermato da un sondaggio pubblicato da Alessandra Ghisleri sulla Stampa. I numeri delle rilevazioni sono sorprendenti, perché spazzano via mesi di campagna guerrafondaia e, soprattutto, credo aiutino a capire perché Giorgia Meloni è così poco entusiasta di fronte al piano europeo di riarmo proposto da Ursula von der Leyen. Non si tratta solo di una questione finanziaria, ovvero di soldi che non ci sono e che per comprare cannoni e carri armati si dovrebbero trovare indebitandosi. È anche una questione di buon senso, dote di cui la maggioranza degli elettori, a differenza di alcuni esponenti politici, sembra essere molto dotata. In pratica, il sondaggio della Ghisleri dimostra che la quasi totalità degli intervistati è contraria a inviare i nostri soldati in Ucraina. Mentre quel galletto di Emmanuel Macron non vede l’ora di mostrare i muscoli (non i suoi ma quelli dei militari francesi), il 94 per cento degli italiani si dice contrario a una missione in Ucraina delle nostre truppe. Una buona percentuale (37,5 per cento) è favorevole a inviare aiuti umanitari a Kiev, ma non materiale bellico: solo il 12,8 per cento, infatti, si dichiara disposto a sostenere l’acquisto di armi da destinare alla resistenza ucraina. E a proposito della strategia per porre fine al conflitto, nel sondaggio di Ghisleri risulta chiarissimo come la pensino gli italiani. La soluzione non passa né da un intervento militare né dalla fornitura di cannoni, carri armati, munizioni e aerei. Per più del 60 per cento degli intervistati il cessate il fuoco si può raggiungere solo per via negoziale. Pochi (9,7 per cento) credono che le sanzioni possano raggiungere l’obiettivo di costringere Vladimir Putin alla tregua e solo l’8,3 ritiene che la pace si ottenga con un supporto militare a favore dell’Ucraina. Il dato più sorprendente è però un altro: soltanto il 6,5 per cento crede che la soluzione al conflitto possa giungere grazie all’intervento diretto da parte di altri Paesi. Vale a dire che nessuno ritiene che la guerra possa essere vinta o anche solo risolta grazie all’intervento di Francia, Gran Bretagna o altri.Certo, i sondaggi hanno un valore relativo, perché la scienza delle misurazioni di opinione non è perfetta. Tuttavia, le interviste a una parte, per quanto minima, dell’opinione pubblica danno il polso della situazione. O per lo meno indicano una tendenza. Che la quasi totalità degli intervistati si dica contraria allo schieramento in Ucraina dei nostri soldati chiude qualsiasi discussione. Come la percentuale di italiani convinti che la pace possa arrivare solo attraverso un negoziato, tappa la bocca a tutti quelli che sono ancora convinti che inviando più armi si possa rovesciare la situazione sul campo di battaglia, consentendo all’Ucraina di riconquistare i territori perduti e ricacciare indietro le truppe russe.Diciamo che gli italiani dimostrano più buon senso di molti politici e di numerosi giornalisti. Onorevoli e commentatori dissertano tranquilli seduti al calduccio invece che in trincea, esprimendo principi che nulla hanno a che vedere con la realtà e, soprattutto, che quasi mai si confrontano con i pericoli connessi ad alcune scelte. È inutile discutere di pace giusta. Le guerre non si concludono facendo giustizia. Terminano perché qualcuno ha vinto, o sta vincendo, e qualcun altro ha perso. Insistere nei combattimenti significa solo condannare a morte altre persone e accettare altre devastazioni. Ecco perché, a differenza di editorialisti da salotto e politici da strapazzo, gli italiani hanno già deciso che è ora di farla finita.
        Leonardo Apache La Russa (Ansa)
    
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
        Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)