2020-09-22
Italia viva si spappola nelle urne. Eppure il Bullo fa finta di aver vinto
Il partito prova a intestarsi il successo di Eugenio Giani, poi i numeri lo smentiscono: in Toscana è sotto il 5%. In Puglia Ivan Scalfarotto crolla nonostante l'intesa con Carlo Calenda ed Emma Bonino. In Liguria renziani non pervenuti.Prendete la Puglia. Il povero Ivan Scalfarotto, con il suo manifesto da rockstar avvizzita, e con il suo sontuoso conglomerato di liste, si ritrova sgretolato dal voto utile, e - malgrado riunisse per la prima volta, sotto una candidatura di Italia viva, sia Carlo Calenda, sia +Europa, si ritrova per le mani un lillipuziano 1,5%. Dei tanti dolori di questa disfatta elettorale di Matteo Renzi, è questo risultato uno dei più dolorosi e difficili da digerire, compreso il peso simbolico della gaffe più divertente. Quella di Teresa Bellanova che, partita per sostenere il suo Ivan, per un lapsus si era ritrovata a fare un appello elettorale per Michele Emiliano. Catastrofe. Perché si è realizzata proprio dove per la prima volta il sogno di egemonia centrista di Renzi finisce contro un muro, e dove Iv scopre di essere un prefisso telefonico. Ma poi ci sono anche la Toscana, e gli altri dati, e il tema della strategia. Allargando lo sguardo sulla carta geografica, si scopre che il film ha un copione che pare l'esatto contrario di quello che l'uomo di Rignano aveva scritto per sé stesso: dove il centrosinistra perde non è certo per l'effetto di un successo di Italia viva (vedi Liguria), dove vince (vedi Campania) il suo partito è poco più che un orpello che prende meno dell'ultima lista civica di politiconi del Sud. Mentre dove - nei sogni di Renzi - Italia viva avrebbe dovuto sfondare e creare un effetto immagine predittivo capace di proiettarsi a livello nazionale (la Toscana, appunto) Italia viva si scorda le due cifre, ed è - fate attenzione - anche al di sotto della soglia di sbarramento del 5%, che dovrebbe essere votata (anche con il suo consenso) nella nuova legge elettorale. Il che mette Renzi di nuovo in una posizione suicida sul piano nazionale: se passa il proporzionale con sbarramento e lo approva vota la sua stessa estinzione. Ma se quello della Toscana è comunque il risultato migliore, immaginatevi come stanno messi i soldatini renziani dalle altre parti. Il punto è che il piano originario dell'ex premier era molto più ambizioso e complesso di quello che raccontano questi dati, ed era iniziato un anno fa, con una strategia attenta che immaginava questo voto amministrativo non come un traguardo, ma come un trampolino di partenza. Alla fine, forse, è diventato più di tutto un capolinea. Ed è a questo punto che per capire come il renzismo si sia dissolto nel nulla, bisogna tornare a quattro anni fa, nelle ore convulse del post referendum del 2016, quando l'uomo di Rignano lasciò il governo convinto di ritornavi alle politiche. Fu un calcolo sbagliato. Subito dopo Renzi immaginò che il 40% che aveva racimolato con il suo sì rappresentasse un serbatoio politico tutto suo, più o meno gli stessi voti raccolti nelle famose europee del 40,7% del suo Pd. E fu un calcolo sbagliato, tant'è vero che prese il 18,6% e dovette mollare tutto. Nel 2018 fu il più grande nemico dell'alleanza con il M5s, con cui era convinto che mai il suo partito avrebbe trovato un accordo. Fu un calcolo sbagliato. Così cambiò la sua posizione, diventando promotore dell'alleanza, ma solo «a termine», per pochi mesi. E fu un calcolo sbagliato, persino quello, perché ci restò imprigionato dentro, regalando voti a sinistra per il Pd, e a destra a Calenda. Così coltivò il sogno di far cadere il governo: ci provò in più occasioni, e in una soprattutto, con il tentativo di spingere alle dimissioni, con un voto di sfiducia, il ministro Alfonso Bonafede. Fu un calcolo sbagliato, i suoi appoltronati non volerlo seguirlo. Nelle regionali scorse non si presentò con il suo simbolo nemmeno in Emilia Romagna, dove diceva di sostenere Stefano Bonaccini. Fu un calcolo sbagliato, persino quello. Subito dopo provò ad affondare il colpo e disse la famosa frase: «Faremo al Pd quello che Macron fece ai socialisti francesi» (cioè svuotarlo). Il risultato fu che si trattava anche in quel caso di un calcolo sbagliato, e ora rischia di essere svuotato lui. L'ultimo tentativo è stato quello di questo voto, quello in cui, se fosse stato il Totocalcio si è giocato la tripla, uno-due-X nella speranza di centrare almeno uno degli obiettivi che si era proposto: riuscire a essere determinante per vincere o per perdere. È stato un calcolo sbagliato anche quello. Anche se il deputato Luciano Nobili ha parlato di Iv decisiva per la vittoria di Eugenio Giani in Toscana (è stato smentito dai numeri definitivi) e capace di aprire «uno spazio politico alternativo a populisti e sovranisti». L'alternativa, invero, Renzi se l'era cercata tramite la ben remunerata attività di conferenziere, colpita duramente dal Covid, perché si fanno molte meno conferenze di prima, mentre resta il mutuo della villa di Firenze da pagare. Altro calcolo sbagliato. Che dire? Date a Renzi un posto fuori dall'Italia, alla Nato, all'Onu, dove capita, aiutate a rendere accettabile il suo stato attuale, ovvero l'insostenibile leggerezza. Del non essere.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)