2024-01-31
Delta e Air France giocano sporco con Ita
Nel riquadro Antonino Turicchi, presidente operativo di Ita Airways (Ansa)
Dal marzo 2023 le due compagnie non rispettano l’accordo sulla «condivisione» dei biglietti: perdita di 100 milioni all’anno. In attesa dell’Ue su Lufthansa, il gruppo genera cassa e migliora ricavi e quote di mercato. Nel 2025 possibile un ritorno del marchio Alitalia.Con Lufthansa o senza tedeschi, con il tanto atteso via libera dell’Antitrust o in mancanza di assenso da Bruxelles, con i giochetti non proprio puliti degli «alleati» (Delta ed Air France) o in un regime di corretta concorrenza, Ita va avanti comunque. Ha preparato una strategia 2024 stand alone, pronta a essere modificata in positivo in caso di via libera alla fusione con la compagnia guidata Carsten Spohr. E con fierezza (a circa due anni dal decollo) può parlare (pre-consuntivo 2023) di raggiungimento del breakeven operativo per qualche decina di milioni (da non confondere con l’utile), di un intercontinentale con ebit in positivo (redditività prima di pagare tasse e interessi) e di una cassa da circa 450 milioni euro (il 30% in più rispetto al 2022). I passeggeri, 15 milioni, sono in aumento del 50% sull’anno prima (+12% l’intercontinentale, + 60% il domestico) e i ricavi, siamo a quota 2,4 miliardi, in crescita del 67%. Cosi come registrano il segno più tutte le percentuali relative alle quote di mercato: domestica, internazionale e intercontinentale. E nel 2024 si faranno circa 800 assunzioni (stagionali compresi) passando da 4.667 a 5.400 dipendenti. È il mondo perfetto? Certo che no. Come tutte le start up Ita ha bisogno di tempo per correre ancora e generare profitti. E di un’alleanza. «Perché», spiega il presidente operativo Antonino Turicchi, «in un mercato dove ci sono operatori che superano i 100 milioni di passeggeri, lo sviluppo passa per l’incontro con una grande compagnia che noi abbiamo individuato in Lufthansa. «Parlo di sviluppo», evidenzia in un incontro a porte chiuse, «non di sopravvivenza, per quella non ci sono problemi. Ma noi dobbiamo guardare al lungo periodo, dobbiamo pensare alle sinergie e agli investimenti necessari per aumentare la flotta e puntare per esempio sui nuovi carburanti». Ecco che il discorso torna a battere dove il dente duole. Al rinvio della Dg comp all’aumento di capitale da 325 milioni con il quale Lufthansa dovrebbe salire al 41% di Ita. Sul punto Turicchi si dice fiducioso per un via libera a giugno, ma anche abbastanza laico nell’attesa degli eventi. Ci sono anche altre partite in ballo (Iag-Air Europa e l’ingresso di Air France in Sas), aspettiamo. Centrali - per l’antitrust Ue sono gli slot su Linate, ma anche le rotte intercontinentali, le criticità riguarderebbero i collegamenti dall’Italia verso Nord America, India, Giappone, rispetto alle quali si fa fatica a capire l’Ue che ruolo debba svolgere.Non hanno aspettato invece Air France e Delta Air Lines (alleate con Ita in SkyTeam) che da tempo stanno mettendo i bastoni tra le ruote ad Ita. Dal marzo del 2023, infatti, sia la compagnia francese sia la compagnia americana non rispettano più gli accordi di codeshare (sono reciproci), in base ai quali si applicano codici Ita su voli Air France e Delta Air e viceversa con una suddivisione dei guadagni dei relativi ticket. Ci sono in ballo più di 100 milioni di euro all’anno. Il problema è che in questo momento Ita è in un limbo, uscente da SkyTeam (ci sono già delle penalità prestabilite) e potenzialmente entrante in Star Alliance, l’alleanza dei cieli della quale fa parte Lufthansa. Insomma con un piede da una parte e mezzo dall’altra. Non proprio la situazione ideale. Senza dimenticare che lo stop ai viaggi per Tel Aviv (la rotta sarà ripristinata a marzo), spesso usata come tappa intermedia per le lunghe percorrenze, è costata circa 3 milioni al mese. Insomma, Ita per adesso va avanti da sola, ma nessuno nasconde che in buona compagnia sarebbe un’altra musica. Anche, per dire, nella prospettiva di tornare ad usare il marchio Alitalia. Lufthansa sarebbe il primo sponsor dell’operazione, magari nel 2025 inglobando sotto un’unica controllata (Alitalia appunto) sia Ita che Air Dolomiti (già di Lufthansa). Sguardo forse troppo proiettato al futuro. Il presente infatti va vissuto alla giornata. Gli ultimi dati sulle sentenze rispetto ai ricorsi degli ex Alitalia dicono che quelle favorevoli alla compagnia sono state 48, le sfavorevoli due (72 ricorrenti) e una è stata parzialmente sfavorevole (nessun reintegro, ma diritto all’assunzione per 172 dipendenti). «Ma noi», evidenziano in coro Turicchi e il direttore generale Andrea Benassi, «rispetto alla possibilità che Lufthansa, vista l’opzione prevista nel contratto, possa fare un passo indietro, «siamo assolutamente tranquilli».
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)