Il leader del Pd collega l’attentato al cronista di «Report» al governo: «Con l’estrema destra a rischio libertà e democrazia». Ma le vere minacce ai giornalisti arrivano da malavita e terrorismo, non certo dalla politica.
Ho fatto questa premessa personale per dire che le dichiarazioni con cui Elly Schlein ha addossato al centrodestra la colpa dell’attentato a Sigfrido Ranucci non solo mi paiono false, ma le ritengo anche un grave danno alla reputazione del Paese, in quanto pronunciate in un contesto internazionale. Come si può dire, senza disporre di alcuna prova, che la libertà e la democrazia sono a rischio quando l’estrema destra è al governo, come pure ha sostenuto la segretaria del Pd? Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi da tre anni e non mi pare che nessun cronista sia finito in galera o al confino. Né mi risulta che nessuna trasmissione sgradita al centrodestra sia stata chiusa: Ranucci è in onda, Formigli pure e né Floris, né Lilli Gruber sono stati esclusi dal palinsesto de La7. Anzi, da quando Meloni ha vinto le elezioni sono spuntati nuovi programmi orientati a sinistra, come È sempre carta bianca e Realpolitik su Rete 4, o Circo Massimo con Giannini sulla Nove.
Certo, il presidente del Consiglio e anche qualche ministro hanno annunciato o mantenuto querele nei confronti di alcuni giornalisti essendosi sentiti diffamati, ma il ricorso alla magistratura fa parte della dinamica democratica. Non ce lo spiegano sempre i giornali di sinistra e l’Anm? Se così non fosse, dovrei pensare che negli ultimi trent’anni, da Prodi a Renzi, da Scalfaro a Napolitano, tutte personcine per bene con cui ho avuto qualche controversia a causa degli articoli pubblicati, hanno attentato alla libertà e alla democrazia come fa capire Schlein?
In Italia molti giornalisti hanno pagato un caro prezzo per aver fatto il proprio mestiere, ma ad attentare alla loro vita non sono stati presidenti del Consiglio o della Repubblica, né ministri o altri rappresentanti delle istituzioni, come vorrebbe lasciar intendere la segretaria del Pd. A sparare a Walter Tobagi, Indro Montanelli, Carlo Casalegno furono le Br o altre organizzazioni terroristiche che si ispiravano al comunismo. E a far sparire Mauro De Mauro e ad ammazzare Giuseppe Fava, Mario Francese o Giancarlo Siani sono state organizzazioni criminali come mafia e camorra. Brigatisti e camorristi con un unico disegno: quello di tappare la bocca a chi con coraggio pubblicava opinioni e notizie che disturbavano sia i mafiosi che i terroristi. Altro che pericolo per la libertà di stampa con l’estrema destra al governo. Ancora oggi i principali pericoli per chi fa informazione arrivano dall’estrema sinistra e dalla malavita. Unite dal medesimo obiettivo: tappare la bocca a chiunque non la pensi in un certo modo, eliminando chi sia definito un nemico. E i nemici, si sa, sono quelli che invocano il rispetto della legge e dell’ordine.






