2025-05-28
Festa sopra le righe per nascondere le fratture insanabili del campo largo
Elly Schlein e Silvia Salis (Ansa)
Elly Schlein e compagni gongolano per Genova, scordando che i partiti della coalizione restano l’un contro l’altro armati. E se la spuntano è grazie agli avversari, incapaci, almeno a livello locale, di scegliere candidati adatti.Col campo largo si vince. Il Comune di Genova ne è la dimostrazione. Questa è la litania che sentiamo da due giorni da parte dei più alti esponenti del centrosinistra italiano. Non lo hanno detto quelli del centrosinistra ma lo ha scritto Maurizio Belpietro ieri sulla Verità: una gran mano al centrosinistra gliel’ha data il centrodestra che, quando c’è da scegliere i candidati sindaci, fa del gran casino e spesso li sbaglia (vedi le ultime elezioni a Roma e a Milano). È pur vero che errare humanum est- è dell’uomo sbagliare - ma, in questo caso, perseverare non est diabolicum - non è diabolico, il che richiederebbe una certa intelligenza -bensì stultum est, che in italiano si può comodamente tradurre: è da coglioni.Abbandoniamo per un attimo gli organi sferici e riportiamoci nel campo largo. Da quando è iniziata a circolare la storia del campo largo, notando chi lo dovrebbe comporre (Pd, M5s, Avs e partiti vari di centro tra i quali quello di Calenda e quello di Renzi), ho sempre pensato che avessero scelto questa espressione perché, essendo in disaccordo su tutto, salvo sul fatto che la Meloni qualsiasi cosa faccia è negativa, indipendentemente dal fatto che abbia effetti buoni o no, il campo dovrebbe essere non largo ma larghissimo, tanto largo, talmente largo che gli uni non possano vedere a occhio nudo gli altri, in modo tale che non vedendoli, e non sentendo quello che dicono, alla fine, si trovino d’accordo. D’altra parte, se uno non lo sento e non lo vedo è difficile che con lui entri in contrasto, da cui l’espressione: «Stammi al largo». Io, il campo largo, l’ho capito così.Se una coalizione sta insieme con lo sputo gli elettori di quella coalizione non si sopportano gli uni con gli altri e così avviene per i loro rappresentanti politici, ma questi ultimi, diversamente da chi li vota, in vista della seggiola, come in un afflato d’amor (del seggiolone parlamentare), si ritrovano insieme, fanno la fuitina elettorale per provare a vincere e il giorno dopo tornano cani e gatti. Intendiamoci, questo avviene in tutte le coalizioni, compresa quella che ora ci governa: d’altra parte, in ogni congrega umana, il gruppo va bene e si tratta da uguali ma c’è sempre qualcuno che vuole essere un po’ più uguale di quegli altri e, alla fine, i singoli partiti fanno come i ciclisti al Giro d’Italia, provano la fuga che per un po’ gli dà notorietà e poi il gruppo, dopo poco, li riprende e tutto si riappiana.Qui non si tratta di campo largo ma di gente che guarda al proprio orticello e vuol far vedere che i suoi pomodori (alla fine sempre di oggetti sferici si tratta) sono più grossi di quelli degli altri e chi li deve tenere insieme, la povera Meloni, ha finito per comprarsi tutte scarpe mocassino perché non ha più tempo neanche di allacciarsele. Ma nel centrosinistra, almeno quello attuale, usando un termine della chimica, si può tranquillamente affermare che i vari componenti siano immiscibili, cioè non si possono mescolare l’uno con l’altro in modo omogeneo né si possono unire, perché sarebbe come mettere insieme l’acqua e l’olio. Scuoti la bottiglia dove sono inseriti: per un po’ sembra che si fondano ma poco dopo tornano a dividersi. Il caso estremo: nel Parlamento italiano il centrosinistra, sullo stesso tema, il riarmo, pur essendo all’opposizione, ha presentato sei mozioni diverse, più del numero dei soggetti che lo compongono. Perché a livello nazionale il centrodestra riesce a battere questo accrocchio e poi, a livello locale, dove i dirigenti devono far vedere che ognuno è più furbo degli altri, alla fine, perdono dimostrandosi uno più scemo dell’altro? In Toscana si dice: «Uscì per trombare e tornò trombato». Ovviamente, quel che è successo a Genova non è da sottovalutare anche perché Genova viene da anni di amministrazione di un sindaco bravo, Bucci, attuale presidente della Regione, ed è la città dove la collaborazione con l’allora presidente Toti ha fatto - considerando i normali tempi burocratici italiani - un miracolo che si chiama Ponte Morandi. Quindi, nonostante tu abbia fatto bene, puoi perdere lo stesso se non dimostri che continuerai a farlo. Ad oggi, diciamolo chiaro, non ha vinto il centrosinistra, ha peso il centrodestra. Speriamo che questo sia un monito per le prossime elezioni comunali, dove ci saranno, tra l’altro, Milano e Roma.È vero che quando si è all’opposizione a livello nazionale, la voglia di potere si può esprimere solo a livello locale e, in quel caso, sempre rifacendosi alla chimica, i vari rappresentanti dei partiti secernono dall’epidermide un collante allo stato gassoso, invisibile ma estremamente potente, che li tiene insieme anche se si odiano.Che c’entra Conte con la Schlein? O la Schlein pensa di Conte che Conte stesso non sia un cognome ma un appellativo nobiliare, e allora visti i gusti aristocratici della stessa (vedi l’armocromista) sente una naturale attrazione verso tutto ciò che è blasonato, oppure, francamente, ci pare che in natura la loro unione sia improbabile.Ma questi sono fatti che riguardano il centrosinistra e si vedranno alle prossime elezioni politiche. C’è tempo. È altrettanto certo che se non si considera il far vincere il concorrente un atto cavalleresco, più che un comportamento che riguarda il cavallo ci pare un comportamento che riguarda il somaro. Somarescamente.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)