2023-10-17
Sul valico di Rafah non si esce dallo stallo
Migliaia di profughi palestinesi si ammassano al confine con l’Egitto, mentre i Tir carichi di aiuti restano fermi dall’altra parte. I terroristi intanto provano a bloccare l’esodo. L’Oms: «Ancora 24 ore e sarà una catastrofe». Ponte aereo umanitario dell’Ue.Il Cairo gestisce l’unica via di fuga della Striscia a Sud, limitandola in caso di instabilità.Lo speciale contiene due articoli.Le immagini dei camion di Hamas che bloccano migliaia di palestinesi in fuga hanno fatto il giro del mondo. La prova inconfutabile che i terroristi stanno facendo di tutto per bloccare l’esodo dei civili in fuga. Sono ormai passati due giorni da quando Israele ha dato 24 ore di tempo ai residenti nel Nord di Gaza per spostarsi a Sud al fine di evitare di essere coinvolti nell’imminente offensiva di terra israeliana. Ieri, per il terzo giorno consecutivo, le forze di difesa israeliane hanno annunciato un corridoio sicuro per consentire alle persone di spostarsi da Nord a Sud tra le 8 e mezzogiorno, e hanno affermato che più di 600.000 civili hanno già evacuato l’area di Gaza.In totale sono circa 1.200.000 le persone in fuga dalla striscia di Gaza, ma Hamas non ci sta. I terroristi bloccano fisicamente i civili, sequestrano mezzi di trasporto e chiudono le strade. «Hamas impedisce agli abitanti di Gaza di spostarsi nel Sud della Striscia», denuncia il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari. «Hamas ha dimostrato la sua crudeltà nei confronti dei residenti di Israele e ora lo sta facendo anche nei confronti dei residenti di Gaza». A mettersi tra i palestinesi e la salvezza, non solo gli uomini di Hamas, ma anche l’Egitto. Dall’inizio del conflitto il 7 ottobre, il Cairo ha chiuso il valico di Rafah, che, situato nella parte meridionale della Striscia al confine con la penisola egiziana del Sinai, rappresenta l’unico modo con il quale i palestinesi possono uscire da Gaza. Molteplici gli sforzi per riaprire il passaggio che finora, però, sono risultati vani. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha affermato che Israele non ha ancora consentito l’apertura del valico, ma il passaggio è controllato dall’Egitto che allo stesso tempo ha rifiutato le proposte di accogliere i palestinesi di Gaza nei suoi confini. Fonti a Gaza riferiscono che Israele ha colpito una pensilina del valico di Rafah in un attacco sulla Striscia. Il raid sarebbe avvenuto dopo che la folla, ferma davanti al varco nella speranza di passare in Egitto, si era dispersa. Se la notizia fosse confermata, sarebbe il quinto attacco israeliano dall’inizio del conflitto al valico di Rafah.Gli occhi del mondo in questo momento sono tutti lì. Gli Stati Uniti riferiscono di lavorare molto duramente per la riapertura del valico. «Speriamo che possa essere aperto per alcune ore. Ma, ancora una volta, dobbiamo solo aspettare e vedere come va», ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano, John Kirby. Intanto il Segretario di Stato, Anthony Blinken, è tornato in Israele per la seconda volta in meno di una settimana. Al centro del tavolo l’esito delle sue visite in sei Paesi della regione. Prossima tappa: Amman. Il ministro degli Esteri Italiano ha espresso preoccupazione per la decina di italiani bloccati a Gaza, anche per loro l’unica speranza di salvezza è la riapertura del valico di Rafah. Alcuni funzionari degli Stati Uniti hanno provato ad avvicinarsi al valico dal lato egiziano per provare a far uscire i 600 americani, ma gli è stato impedito dalle autorità egiziane, a causa di «consistenti minacce alla sicurezza».Ieri mattina la Reuters, citando due funzionari egiziani, aveva lanciato la notizia dell’apertura del varco per far uscire gli stranieri e far entrare gli aiuti, ma così non è stato. Sia Israele che Hamas infatti hanno negato le notizie circa un cessate il fuoco nel Sud di Gaza. «Al momento non esiste un cessate il fuoco per gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e per l’uscita degli stranieri», si legge in una concisa dichiarazione dell’ufficio del primo ministro Netanyahu. «L’Unione europea sta lanciando un’operazione di ponte aereo umanitario composta da diversi voli verso l’Egitto per portare forniture salvavita alle organizzazioni umanitarie sul campo a Gaza», ha dichiarato la Commissione europea. Per il momento però il risultato è che mentre fuori dal valico c’è una colonna di Tir piena di aiuti in attesa di poter entrare, più di un milione di civili restano sfollati nell’enclave in attesa di capire quale sarà il loro destino, mentre i bombardamenti di Israele proseguono in tutta la striscia di Gaza. La situazione sanitaria è al limite. Secondo i medici infatti a Gaza non si riesce a curare tutti, è pieno di morti in strada e, come mostrano i video della Cnn, decine di corpi non identificati sono stati sepolti in fosse comuni. Per i farmaci resta un’autonomia di 24 ore. Le stesse che secondo l’Oms mancano alla fine dell’acqua, dell’elettricità e del carburante «prima che si verifichi una vera catastrofe». Israele, come riferisce Time of Israel, con la diminuzione delle forniture dell’enclave, domenica ha dichiarato che stava riavviando la fornitura di acqua alla parte meridionale della Striscia. «La decisione di ripristinare l’acqua nel Sud della Striscia di Gaza è stata concordata tra il primo ministro, Benjamin Netanyahu, e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e spingerà la popolazione civile verso la parte meridionale della Striscia», ha spiegato il ministro dell’Energia, Israel Katz, che ha anche denunciato: «Hamas sta rubando gli aiuti umanitari al popolo palestinese».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/israele-palestina-valico-rafah-2665983810.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-frontiera-tormentata-che-dal-1979-si-apre-e-si-chiude-in-base-alle-crisi" data-post-id="2665983810" data-published-at="1697527672" data-use-pagination="False"> La frontiera tormentata che dal 1979 si apre e si chiude in base alle crisi Della sua apertura - definita «vitale» dal ministro della Difesa, Guido Crosetto - o meno si sente parecchio parlare in queste ore, perché si trova nel Sud della Striscia di Gaza e soprattutto perché si tratta della sola via di fuga dalla zona - delle sette disponibili - non direttamente sotto la giurisdizione israeliana, bensì gestita dall’Egitto. Stiamo parlando del valico di Rafah, frontiera internazionale a Sud dell’omonima città palestinese, la più densamente popolata nella parte meridionale della Striscia, con oltre 150.000 abitanti. Il valico, che dunque si trova lungo i 12 chilometri di confine tra Gaza e l’Egitto, venne costruito dai governi israeliano ed egiziano dopo il Trattato di pace israelo-egiziano del 1979 e confermato dal ritiro israeliano dalla penisola del Sinai nel 1982. In precedenza gestito dalle forze militari israeliane, nel settembre 2005 il controllo del valico di confine è stato dato all’Autorità nazionale palestinese (Anp) come parte del più ampio ritiro israeliano da Gaza. Dal novembre 2005 all’aprile 2006 una delegazione dell’Unione europea ha monitorato il valico - con l’esercito israeliano sempre appostato per vigilare sul movimento delle merci - dopodiché del compito si è assunta la responsabilità la guardia del presidente dell’Autorità palestinese, Mahmud Abbas. In questa fase, il numero medio mensile d’entrate e uscite attraverso il valico era significativo e si aggirava sulle 40.000. Con l’instaurazione di Hamas lungo la Striscia di Gaza, nel 2007, le cose sono cambiate e l’Egitto ha deciso di impedire i transiti; non molto tempo dopo, nel gennaio 2008, a seguito dell’esplosione di 200 metri di muro di confine a opera di Hamas, per giorni migliaia di palestinesi (dai 200.000 ai 700.000, a seconda delle stime) sono transitati alla ricerca di benzina, cibo, sigarette e vestiti. Ai primi di febbraio, l’esercito egiziano aveva ripreso però il controllo, bloccando i flussi e respingendoli con una sostanziale chiusura della frontiera. Sia pure con delle restrizioni, specie sulle merci, grazie agli accordi stipulati al Cairo nel 2011 si sono consentiti nuovi passaggi attraverso il valico; non ha però giovato l’instabilità venutasi a creare a livello geopolitico, in particolare con il colpo di Stato egiziano ai danni di Mohamed Morsi del 2013 o e con i conflitti avvenuti l’anno dopo a Gaza stessa; basti dire, per limitarsi a un numero, che tra l’ottobre del 2014 e il settembre 2015 il valico è stato aperto per soli 34 giorni. In seguito le aperture sono state sporadiche, con l’Egitto che solo occasionalmente ha consentito l’ingresso di forniture alla Striscia tramite il valico, come ha fatto per il gasolio nel 2017 per il gas nel 2018. Sempre nel 2018, a marzo, le autorità egiziane avevano aperto la frontiera, consentendo a qualche centinaio di abitanti di Gaza il passaggio in Egitto. La pandemia ha portato altre chiusure: dal marzo a novembre 2020 il valico è stato aperto solo tre volte e sempre per pochissimi giorni, per le persone che avevano bisogno di cure mediche non disponibili a Gaza, gli studenti iscritti alle università egiziane e per gli abitanti della Striscia che lavorano all’estero. Nel febbraio 2021 l’Egitto ha aperto il valico in segno d’apertura verso le forze palestinesi impegnate al Cairo in un negoziato, ma pochi mesi dopo, ad agosto, è stato chiuso dopo una escalation di incidenti transfrontalieri tra Israele e Hamas. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nell’ottobre 2022 attraverso il valico è passato il 49% delle merci entrate a Gaza, mentre il restante 51% è entrato da Israele; tre quarti delle merci importate consistevano in materiali da costruzione, mentre gran parte del restante quarto era cibo. Nel 2023 entrate e uscite dal valico erano crescenti da aprile: a luglio si sono toccati quasi 35.000 passaggi. Questo prima che, con l’attacco di Hamas a Israele, la situazione precipitasse.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.