2024-08-28
Israele festeggia, liberato un ostaggio. Il «Nyt»: «Trovato per caso nel tunnel»
Qaid Farhan Al Qadi, l'ostaggio salvato ieri dall'Idf (Ansa)
I parenti degli altri prigionieri contro Benjamin Netanyahu: «Non tratta, li sta seppellendo». Proseguono le discussioni per una tregua.Ieri mattina le Idf hanno salvato un ostaggio israeliano da un tunnel situato nella parte meridionale della Striscia di Gaza, secondo quanto comunicato dall’esercito. La persona recuperata è Qaid Farhan Al Qadi, un uomo di 52 anni proveniente da una comunità beduina vicino alla città di Rahat, che era stato rapito dai militanti di Hamas nella località di Mivtahim. L’operazione è stata coordinata dal Comando meridionale delle Idf, dall’agenzia di sicurezza Shin Bet e dalla 162ª Divisione dell’esercito. Il portavoce delle Idf Daniel Hagari ha descritto l’operazione di salvataggio dell’ostaggio Farhan Al Qadi come «coraggiosa e complessa», sottolineando che è stata condotta grazie a informazioni di intelligence molto dettagliate. «Questa mattina, l’Unità Shayetet 13, l’Unità Yahalom e lo Shin Bet hanno estratto Farhan vivo da un tunnel situato nel Sud di Gaza e le truppe sono riuscite ad arrivare sul posto grazie a dati precisi», ha aggiunto Hagari, precisando che non poter fornire ulteriori informazioni per motivi di sicurezza legati agli ostaggi ancora prigionieri di Hamas. I media di Hamas, ai quali non manca certo la fantasia, sostengono che «l’ostaggio è stato rilasciato dall’organizzazione a causa della sua fede musulmana». Per il New York Times, che ha parlato con due funzionari israeliani Al Qadi , «è stato trovato per caso durante un’operazione israeliana per smascherare una rete di tunnel sotterranei di Hamas nel sud di Gaza. Lo hanno trovato da solo, senza guardie, in una stanza a circa 25 metri di profondità». Benjamin Netanyahu ha avuto una conversazione telefonica con Al Qadi e l’ufficio del premier in una nota ha affermato che «l’intera nazione israeliana è profondamente commossa per il suo salvataggio e siamo impegnati al massimo per riportare a casa tutti gli ostaggi». A proposito dei rapiti, ieri sono scoppiate nuove manifestazioni a Tel Aviv. I familiari degli ostaggi rapiti il 7 ottobre hanno bloccato un tratto della Ayalon Highway per chiedere nuovamente a Netanyahu di negoziare con Hamas per la liberazione dei loro cari. I media israeliani riportano che uno degli striscioni esposti recita: «Netanyahu sta seppellendo gli ostaggi». Sempre a proposito di ostaggi, Moran Stella Yanai ha rivelato in un’intervista che i suoi rapitori avevano chiesto un riscatto per il suo rilascio e avevano tentato di costringerla a convertirsi all’islam. In una dichiarazione a N12, Yanai, liberata il 29 novembre dell’anno scorso, ha spiegato che durante la sua detenzione i terroristi di Hamas avevano richiesto al padre di pagare per la sua liberazione, minacciando di ucciderla in caso di rifiuto. Sul fronte del possibile accordo per un cessate il fuoco il portavoce per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato al Times of Israel che i negoziati in corso al Cairo per un cessate il fuoco a Gaza e per un accordo sugli ostaggi stanno proseguendo. Ha aggiunto che «le discussioni continueranno a livello di gruppo di lavoro nei prossimi giorni per risolvere questioni specifiche». Durante un briefing virtuale con i giornalisti, Kirby ha respinto le voci che suggerivano un fallimento dei colloqui tra Israele e Hamas, sottolineando invece che «sono stati costruttivi e hanno effettivamente fatto progressi al punto che è stato ritenuto necessario istituire gruppi di lavoro a livelli inferiori per definire i dettagli più precisi» ha spiegato Kirby. Quando gli è stato chiesto quali tempi si prevedono, il portavoce per la sicurezza nazionale Usa ha riposto: «Ci aspettiamo che queste discussioni dei gruppi di lavoro continuino per alcuni giorni, ma la durata e la conclusione dipenderanno dalle dinamiche delle discussioni». A proposito della possibile escalation del conflitto, il capo di Stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, Charles Q. Brown, ha rilasciato un’intervista alla Reuters al temine di un viaggio di tre giorni in Medio Oriente, inclusa una visita in Israele. L’alto ufficiale ha affermato che il rischio immediato di una guerra più estesa in Medio Oriente «si è parzialmente ridotto dopo che Israele e Hezbollah libanesi si sono attaccati a vicenda domenica senza ulteriori escalation». Tuttavia, ha avvertito che «l’Iran continua a rappresentare una minaccia significativa, poiché sta considerando un possibile attacco a Israele». Alla domanda se il rischio immediato di un conflitto regionale fosse diminuito, Brown ha risposto: « In un certo senso, sì. C’erano due sviluppi che si prevedeva sarebbero avvenuti. Uno di questi è già accaduto. Ora dipende da come si evolverà il secondo», ha aggiunto Brown. Che ne pensano a Teheran? Per il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian: « I Paesi islamici e le nazioni che rispettano le norme internazionali dovrebbero unirsi per persuadere i sostenitori di Israele a cessare il loro supporto al regime israeliano e porre fine ai crimini e al genocidio a Gaza». Mentre scriviamo l’Idf rende noto che il 90% dei razzi e dei droni lanciati da Hezbollah verso Israele domenica sono stati lanciati da aree civili in Libano. L’esercito ha pubblicato un’infografica che illustra la vicinanza delle minacce aeree lanciate da Hezbollah a moschee, scuole, strutture delle Nazioni Unite e altri luoghi civili. Infine, l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea Josep Borell ha chiesto «un immediato cessate il fuoco umanitario di tre giorni per consentire la vaccinazione» dei bambini contro la poliomielite da parte dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms).
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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