La guerra Anglo-irachena del 1941: l'Italia, la Germania e l'Islam radicale

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guerra iraq 1941
Guerrieri tribali iracheni all'assalto di un blindato inglese nel maggio 1941 (Getty Images)

Ottant'anni fa, nelle terre dell'antica Mesopotamia, fu combattuta una guerra-lampo ormai pressoché dimenticata. Durò poco più di un mese, ma fu importante per le successive vittorie alleate a causa dell'importanza strategico-logistica di quel territorio. La "piccola guerra" alla quale parteciparono anche gli Italiani con un contingente della Regia Aeronautica, fu messa in secondo piano dalle potenze dell'Asse le quali erano massicciamente impegnate sui fronti balcanico e nordafricano mentre si profilava l'operazione "Barbarossa", la campagna tedesca contro l'Unione Sovietica. L'Italia dal canto suo faticava sul fronte greco-albanese ed era impegnata pesantemente nella difesa all'ultimo colpo dei territori coloniali di Libia e dell'Africa Orientale posti sotto attacco dalle forze britanniche. La guerra Anglo-irachena fu anche un momento fondamentale per comprendere i rapporti particolari tra il nazionalismo islamico e il Terzo Reich.

La tangentopoli ucraina imbarazza l’Europa Che però invia altri denari
Svitlana Grynchuk (Ansa)
Scoperta una maxi rete di corruzione. L’entourage presidenziale: «Colpa di Mosca» Da Bruxelles arrivano ancora 6 miliardi, ma crescono i dubbi sull’uso degli asset russi
Urbanistica: fallito il ricorso dei pm. Catella resta libero, Sala ridacchia
Manfredi Catella (Ansa)
La Cassazione conferma la revoca degli arresti e «grazia» l’ex assessore Tancredi.

La decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella, Salvatore Scandurra e gli altri indagati (e annullato le misure interdittive verso l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella) rappresenta un passaggio favorevole alle difese nell’inchiesta urbanistica milanese. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso dei pm, il quadro indiziario relativo al presunto sistema di pressioni e corruzione non era sufficiente per applicare misure cautelari.

Meloni: «Il modello Albania si farà». Ecco la lista di tutti i nuovi accordi
Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier: «Tirana si comporta già come una nazione membro dell’Unione europea».

Il primo vertice intergovernativo tra Italia e Albania si trasforma in una nuova occasione per rinsaldare l’amicizia tra Roma e Tirana e tradurre un’amicizia in una «fratellanza», come detto dal primo ministro Edy Rama, che ha definito Giorgia Meloni una «sorella». «È una giornata che per le nostre relazioni si può definire storica», ha dichiarato Meloni davanti alla stampa. «È una cooperazione che parte da un’amicizia che viene da lontano ma che oggi vuole essere una cooperazione più sistemica. C’è la volontà di interagire in maniera sempre più strutturata su tanti temi: dalla difesa, alla protezione civile, dalla sicurezza, all’economia fino alla finanza».

Col metodo Solferino, vietato parlare anche con Zelensky (o con Draghi)
Il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana (Imagoeconomica)
Se il punto è la propaganda, ogni leader è sospetto. Il precedente dell’inviato Rai, Marc Innaro, che più volte ha rivelato di avere proposto un’intervista a Lavrov. Risposta dei vertici dell’azienda: «Non diamo loro voce».
«Domandare è lecito, rispondere è cortesia». Il motto gozzaniano delle nostre nonne torna d’attualità nella querelle fra Corriere della Sera e Sergej Lavrov riguardo all’intervista con domande preconfezionate, poi cancellata dalla direzione che si è rifiutata di pubblicarla dopo aver letto «il testo sterminato, pieno di accuse e tesi propagandistiche». Motivazione legittima e singolare, perché è difficile immaginare che il ministro degli Esteri russo potesse rivelare: è tutta colpa nostra, L’Europa non aveva scelta, Le sanzioni sono una giusta punizione. Troppa grazia.
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