2020-06-09
Enzo Garinei: «Io un mito? No, ma ora sono la voce di Dio»
Enzo Garinei (Mauro Fagiani, NurPhoto via Getty Images)
Ha attraversato 70 anni di cinema e teatro. Ha lavorato con Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Adriano Celentano, Renato Pozzetto. «Non mi si vede in scena , però in “Aggiungi un posto a tavola" interpreto il Padreterno. A febbraio abbiamo recitato a Bergamo. C'è andata bene».Parlando con Enzo Garinei, 94 anni splendidamente portati, si ha la sensazione che la storia dello spettacolo italiano scorra davanti ai nostri occhi. Ha conosciuto tutti nel pieno del loro fulgore, al cinema e a teatro, dove ha avuto il privilegio di vivere l'epopea del fratello Pietro e del suo socio Sandro Giovannini. La coppia d'oro Garinei e Giovannini, un marchio di fabbrica impresso su Rinaldo in campo, Rugantino, Alleluja brava gente, Aggiungi un posto a tavola, per citare solo alcuni titoli che hanno fatto la storia del teatro. Enzo Garinei è stato protagonista di tante commedie musicali, alle quali ha affiancato innumerevoli apparizioni cinematografiche, dal 1949 a oggi. Settant'anni sul grande schermo: un record invidiabile!«C'è chi dice che io abbia fatto cento film... io mi accontento di novanta!».Come ha iniziato?«Sono nato nel lontano 4 maggio 1926. Volendo fare l'attore, mi sono iscritto al Cut, Centro universitario teatrale, di Roma, il secondo in Italia, dopo quello di Parma. Insieme a me c'erano giovani che avevano la mia stessa passione. Faccio dei piccoli nomi: Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Gabriele Ferzetti, Carlo Di Stefano, Ettore Giannini. Ho cominciato con il teatro, dove c'era molto lavoro nel dopoguerra, e poi sono passato al cinema, dove c'era ancora più lavoro. All'età di ventitré anni ho fatto il mio primo film, Signorinella, dalla celebre canzone (di Libero Bovio e Nicola Valente, ndr), con il grande baritono Gino Bechi e una giovanissima Antonella Lualdi, diretto dall'avvocato Mario Mattoli. Subito dopo ho fatto Totò le Mokò». Com'era Totò, con il quale ha lavorato in una decina di film?«C'è chi ha parlato male di lui perché quando uno è famoso si inventano tante stupidaggini: si diceva che fosse sgarbato, che si desse delle arie, che non aveva contatti con le persone... tutto falso! Era un gran signore, solo non poteva essere Totò comico anche fuori dal set. Nella vita di tutti i giorni aveva la sua bella casa a viale Bruno Buozzi, era sposato, aveva la sua famiglia, il suo autista che lo attendeva con la macchina al portone: si levava la bombetta, si levava l'abitino e diventava il principe Antonio De Curtis. Voleva essere chiamato «principe», noi lo chiamavamo così, come chiamavamo «avvocato» Mattoli. Io invece ero «il dottorino». In uno dei tanti libri usciti su Totò, Totò a prescindere (scritto dalla figlia Liliana De Curtis, ndr), si parla de' «il dottorino». Totò aveva saputo che mentre lavoravo a Totò le Mokò studiavo all'università. Mia madre voleva che facessi il farmacista. Così ogni film che facevamo assieme mi metteva una mano sulla spalla e mi diceva: “Come va, dottorino? Che esami ha dato?". In verità ne ho dati pochi perché ho cominciato a fare subito l'attore».Come mai sua madre voleva che facesse il farmacista?«Noi Garinei avevamo una vecchia farmacia a Roma, in piazza San Silvestro, aperta 24 ore su 24, la farmacia Ottoni-Garinei. Ottoni erano i nostri antenati. La farmacia Garinei nel dopoguerra è diventata una specie di club perché era frequentata da giornalisti e scrittori. Li ho conosciuto Fellini e uno dei primissimi copioni di Garinei e Giovannini, Cantachiaro, è stato scritto negli scantinati della farmacia. “Dove ci vediamo oggi?". “Ci vediamo a San Silvestro da Garinei". Era diventato un posto di approdo. Ci mancavano i tavolini fuori e poi sarebbe diventato un bar!». Com'erano Pietro Garinei e Sandro Giovannini?«Due giganti! Affiatatissimi, grandi lavoratori, molto spiritosi, con caratteri totalmente differenti. C'è chi dice che Sandro fosse il vero poeta e Pietro il braccio della regia e dell'organizzazione. Sandro avevo lo spiritaccio romano, mentre Pietro era più serioso e quello spirito l'ha acquisito, essendo nato a Trieste, il primo a nascere nella Trieste italiana, nel 1919. Mi ha fatto da secondo padre perché mio papà, il giornalista Raffaele Garinei, inviato speciale nella guerra '15-'18, è morto nel 1940 di un brutto male, come si diceva allora. Il 26 febbraio 2016 ci ha lasciati anche mio figlio Andrea, bravissimo attore anche lui, che aveva fatto la scuola di Gigi Proietti con Enrico Brignano e Flavio Insinna. È stato un grande vuoto per me. Mi è rimasta una figlia, Isabella, tanto cara, e una bella nipotina, la figlia di Isabella, Martina. Quando è morto Pietro, per tre-quatto anni ho avuto io la direzione artistica del teatro Sistina, che è stato la creatura di mio fratello e di Giovannini. L'hanno inventato loro, facendolo diventare il teatro più importante di Roma per la rivista e la commedia musicale. Poi ho preferito lasciare e adesso ho un buonissimo rapporto con il Teatro Brancaccio e la famiglia Longobardi».La divideva da suo fratello e da Giovannini il tifo calcistico...«Loro erano tutti e due tifosi romanisti, mentre io sono tifosissimo laziale, dal 1937. Quell'anno mio padre mi portò a vedere una partita di Coppa Europa allo stadio del Pnf, Partito nazionale fascista, che poi sarebbe diventato lo stadio Superga e poi lo stadio Flaminio. Andai a vedere quella partita e diventai della Lazio, il cui centravanti era Silvio Piola, il più grande attaccante italiano. Andavo con mio figlio allo stadio Olimpico in tribuna Tevere. Ho la sensazione che la Lazio possa vincere lo scudetto quest'estate». Ha amato più il cinema o il teatro?«Il teatro è la cosa più bella perché hai un contatto diretto con il pubblico, ti dà quindi delle soddisfazioni maggiori, il cinema però ti regala la popolarità, insieme alla televisione. I giovani vedono ora i miei film in tv. In tanti mi fermano e mi dicono che sono un mito, un pezzo del cinema italiano, tutte cose belle che fanno piacere, ma non è vero. I miti sono personaggi più importanti di me. Comunque mi fa molto piacere perché mi piace dare confidenza alla gente, sentirsi quasi sempre in famiglia in qualsiasi città dove si va in tournée. È la cosa che mi è mancato di più in questo periodo di isolamento: il contatto con le persone. Sa dove abbiamo recitato a febbraio? A Bergamo. Pochi giorni prima eravamo a Brescia, prima ancora a Padova, prima ancora a Vigevano. Ringraziando Dio, ci ha detto tutto bene. Abbiamo affittato un pullman e siamo tornati, tutta la compagnia, a Roma, impauriti dal virus. Negli ultimi cinque-sei anni abbiamo portato in giro per l'Italia Aggiungi un posto a tavola. Per anni ho fatto il personaggio del sindaco. Da qualche anno faccio la voce di Dio, che è una cosa ancora più bella. A novantaquattro anni ho ancora questa bella voce».Grazie alla voce ha fatto tanto doppiaggio...«La voce di George, il protagonista del telefilm I Jefferson, è la mia. Ho dato la voce a Stanlio. La voce di Stanlio e Ollio è completamente opposta rispetto a quella che siamo abituati a sentire. È stato Alberto Sordi a voler cambiare: “Per noi italiani il magretto ha la voce del castrato, mentre il ciccione deve avere la voce grossa", così lui si prese la voce di Ollio e io mi presi la voce di Stanlio».Quest'anno ricorrono i cento anni dalla nascita di Sordi. Che ricordi ha di lui?«Un ricordo bellissimo. Alberto era sempre allegro, simpatico, “caciarone", compagnone. L'unico distaccato era Vittorio Gassman, che dal punto di vista tecnico è stato uno dei più grandi attori italiani. In teatro era eccezionale e nel cinema ha cambiato il suo stile. Con lui ho fatto La ragazza del Palio di Luigi Zampa. Ero legatissimo a Marcello Mastroianni, con il quale ho fatto la prima tournée con la compagnia del Cut. Siamo andati a recitare i primi spettacoli fuori Roma, a Merano, per la la regia di Carlo Di Stefano. Marcello allora era fidanzato con Silvana Mangano e quando siamo partiti in terza classe, con i sedili di legno, per andare a Merano, lei piangeva, piangeva, Marcello le ha dato un bacio, è salito sul treno, ha abbassato il finestrino e le ha detto: “A Silva', ma che stai a piagne'! Mica vado in guerra!". Marcello era fantastico. Ho voluto molto bene anche a Peppino De Filippo. Si ricordi sempre che il comico può essere anche drammatico, il drammatico è difficile che faccia bene il comico. Infatti, tra Edoardo e Peppino De Filippo, io sono un adoratore di Peppino. Era di una comicità impressionante: anche lui, come Totò, aveva una mimica fantastica. Un comico di prima categoria, bravo anche nel drammatico. Con Gino Bramieri ero legato da un affetto fraterno. Mi fa molto tristezza vedere ogni tanto dei film e rendermi conto che sono vivo quasi soltanto io. Renato Rascel, fantastico, sapeva fare tutto: grande ballerino, grande cantante, grande attore... e cosa dire di Delia Scala? Era la regina: quanto era brava in Rinaldo in campo con Domenico Modugno! Cantavano, litigavano... Tra il 1920 e il 1935 sono nati tutti i più grandi attori, scienziati, giornalisti, scrittori, sportivi... c'è da rimanere incantati!».Ha lavorato anche con i grandi nomi della generazione successiva.«Ho fatto Innamorato pazzo con Celentano, che non si voleva mai spostare dalla sua Lombardia. L'unica scena girata a Roma del film è quando il piccolo autobus guidato da Adriano, che interpretava un autista dell'Atac, percorre la scalinata di Trinità dei Monti facendo tutti i gradini. Con Renato Pozzetto ho fatto una piccola scena cult ne Il ragazzo di campagna quando lui arriva a Milano, non sa dove andare, allora gli consigliano un residence, dove io sono il direttore e gli spiego come funziona l'appartamento, che è un buco. Molto divertente! Con Bud Spencer ho girato Banana Joe a Cartagena, in Colombia, e ho legato anche con lui. Non so per quale ragione, mi volevano tutti bene. Tanti ricordi, uno più bello dell'altro».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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