2021-09-23
Le Banche centrali rastrellano l’oro. Acquisti saliti del 29% in sei mesi
Il prezzo del bene rifugio per eccellenza, in grado di contrastare l'inflazione, in 20 anni è cresciuto del 375%. Ma nell'ultimo periodo si è mostrato volatile. Il palladio, usato nelle marmitte, ha raddoppiato il suo valore.Nell'ultimo ventennio l'oro ha visto i prezzi salire da 293 dollari l'oncia ai 1.750 attuali. Un rialzo del 375% che non è certo male, anche se il metallo giallo è entrato in una fase laterale fra i 1.660 dollari l'oncia e i 1.930 dollari senza prendere una chiara direzione. Fra i metalli preziosi l'oro è di certo il più importante come dimensione del mercato, la vera stella però resta il palladio, il cui valore è raddoppiato per effetto del suo ruolo chiave nei catalizzatori delle marmitte. Circa l'85% di questo materiale finisce, infatti, nei sistemi di scarico delle auto. Più in generale, spesso i metalli preziosi rappresentano per molti investitori un rifugio sicuro e uno strumento di protezione dall'inflazione: in particolare, queste due proprietà sono tradizionalmente attribuite all'oro, anche se negli ultimi mesi e contrariamente al solito il prezzo del metallo prezioso si è mostrato comunque volatile. «In portafogli di medio lungo periodo la sua protezione e decorrelazione rispetto all'azionario ha comunque spesso funzionato sebbene negli ultimi tempi, secondo i dati del World gold council, la quantità di oro gestita dai fornitori di indici (soprattutto Etf) è diminuita di quasi 130 tonnellate nella prima metà del 2021», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf. A ogni modo, va comunque aggiunto che nel secondo trimestre 2021 le Banche centrali sono tornate acquirenti del metallo giallo come non si vedeva da tempo. Nel secondo trimestre, le loro riserve auree sono aumentate di quasi 200 tonnellate, secondo i dati del World gold council. Ciò porta gli acquisti netti nei primi sei mesi dell'anno a 333,2 tonnellate, ovvero il 29% in più rispetto alla media decennale. Dalla crisi finanziaria del 2008, le istituzioni hanno quindi acquistato metallo su vasta scala. In più, secondo alcune ricerche la bulimia d'oro delle Banche centrali non si fermerà: il 21% degli istituti emittenti intende rivedere al rialzo le proprie scorte auree. Nell'oro si può investire sugli Etc che detengono il metallo fisico e ne replicano l'andamento dei prezzi oppure sui fondi che acquistano i «miners», le principali società minerarie del mondo che estraggono i metalli preziosi.Fra questi un esempio è Newcrest mining, specializzata nell'estrazione di oro e rame e che possiede miniere in Australia, Papua Nuova Guinea, Canada e Indonesia. Ha prodotto 2,1 milioni di once d'oro e 142.700 tonnellate di rame secondo l'ultimo bilancio. Il costo di produzione dell'oro è di circa 911 dollari l'oncia contro una quotazione di mercato di circa 1.750 dollari americani, fattore che fa di Newcrest mining un'azienda in forte crescita. I risultati dell'ultimo bilancio, chiuso al 30 giugno, hanno registrato il più alto profitto nella storia superando gli 1,16 miliardi di dollari (647 milioni di dollari l'anno precedente). Un utile cresciuto di oltre il 45%, quindi, nonostante i maggiori costi dovuti alle spese straordinarie per gestire il Covid e che nel 2022 dovrebbe salire ancora, anche se con tassi di crescita più ridotti.