Nel settore convivono luci e ombre. Da un lato, le difficoltà del comparto residenziale in Cina hanno innescato la frenata mondiale, con un calo della produzione dell’8%. Dall’altro, i piani Usa e Ue aiutano i grandi gruppi.
Nel settore convivono luci e ombre. Da un lato, le difficoltà del comparto residenziale in Cina hanno innescato la frenata mondiale, con un calo della produzione dell’8%. Dall’altro, i piani Usa e Ue aiutano i grandi gruppi.Per il settore cementifero e delle infrastrutture l’andamento nel 2022 è molto variegato. Ad aver pesato sul comparto, in particolar modo, sono state la frenata all’economia mondiale e di quella cinese, con le note difficoltà dell’immobiliare.Secondo i dati forniti dalla World cement association, la produzione mondiale di cemento è diminuita nel primo semestre dell’8% su base annua a 1,9 miliardi di tonnellate. La crisi immobiliare cinese, iniziata con il mancato pagamento delle obbligazioni presso lo sviluppatore immobiliare Evergrande, si è diffusa nell’ultimo anno in tutto il settore e da qualche settimana anche negli Stati Uniti, dove la forte salita dei tassi d’interesse (e del costo dei mutui al 7% e oltre) ha provocato un forte raffreddamento.Se si guardano i risultati trimestrali delle più importanti società del comparto cementiero, il quadro è però ricco di contrasti. Per esempio nel caso del colosso del settore Holcim nel terzo trimestre 2022, sia le vendite sia l’utile operativo ricorrente (Ebit) hanno segnato nuovi record.ll gigante dei materiali da costruzione Heidelberg cement (da poco diventato Heidelberg materials) ha visto nell’ultimo trimestre i ricavi crescere del 12%, ma gli elevati costi energetici e delle materie prime hanno compresso la redditività rispetto allo scorso anno. Del resto, «il tema dei costi dell’energia è uno dei punti critici del settore insieme alla sempre più evidente frenate del settore residenziale privato in quasi tutto il mondo», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf. «Discorso in parte diverso invece si può fare per quello delle infrastrutture che vedono muovere soprattutto gli investimenti della mano pubblica o il sostegno fiscale. Negli Stati Uniti (dopo il varo del Green deal dal 300 miliardi di euro nell’Unione europea) è stato varato un pacchetto fiscale da 1,2 trilioni di dollari per modernizzare le infrastrutture americane considerata arretrate. Oltre all’ampliamento e alla ristrutturazione di strade e ponti, ingenti fondi dovrebbero essere destinati anche al trasporto pubblico locale, alla rete ferroviaria, alle stazioni di ricarica per auto elettriche e alla produzione di batterie», fa notare Gaziano. «E le aziende più globali e che possono intercettare più facilmente questi flussi e questi mega appalti o concessioni sono evidentemente favorite».In effetti, i grandi gruppi quotati hanno tutti mostrato difficoltà negli ultimi 18 mesi in Borsa, anche se a 36 mesi la situazione è decisamente più rosea. Anche nel difficile 2022 ci sono titoli che del settore che sono cresciuti lo stesso. È il caso, ad esempio, di Lafarge holcim. Anche tra i fondi e gli Etf ci sono prodotti che hanno mantenuto il segno più, nonostante il difficile contesto di mercato. È il caso, ad esempio, del Legg mason clearbridge infrastructure che ha messo a segno una crescita del 3,79% o dell’iShares gi. infrastructure ucits etf usd che nel 2022 ha comunque registrato una crescita dello 0,92%.
Angelo Fanizza (Imagoeconomica)
Angelo Fanizza lascia l’Authority per la privacy: tentava di farsi svelare le fonti di «Report».
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Anziché sugli evidenti risvolti politici, il dibattito sul Quirinale gate si sta concentrando sui dettagli di colore: chi ha parlato? Non manca chi avvalora piste internazionali. Nessuno, tuttavia, sembra chiedersi se quelle dichiarazioni fossero opportune.
Gran parte della stampa non risponde alle logiche dell’informazione ma a quelle del potere. Prendete ad esempio il cosiddetto Garofani-gate. Invece di domandarsi se sia opportuno che una persona chiaramente schierata da una parte continui a ricoprire un ruolo super partes come quello di segretario del Consiglio supremo di Difesa, i giornali si sono scatenati alla ricerca della talpa che ha passato l’informazione.
Roberto Fico (Imagoeconomica)
Crosetto rivela: per il gozzo l’ex presidente della Camera paga 550 euro l’anno. La tariffa normale è dieci volte superiore. E nei prospetti che ha presentato da parlamentare il natante non c’è, alla faccia della trasparenza.
A Napoli si dice «chiagne e fotte»: trattasi di una espressione del dialetto partenopeo che indica una persona che ipocritamente mostra un modo di vivere spartano, gramo, mentre in realtà le cose gli vanno più che bene. In sostanza, chi «chiagne e fotte» adotta una doppia morale, una che vale per come vuole apparire, e una per come è. L’ex presidente della Camera, Roberto Fico, candidato alla presidenza della Regione Campania per il centrosinistra, può essere annoverato, in termini politici, tra i più autorevoli esponenti del «chiagne e fotte». Lui, che il primo giorno da presidente della Camera si fece riprendere mentre viaggiava in autobus; lui, il paladino degli ultimi; lui, il simbolo dell’anticasta, in realtà quando si è trattato di godere di privilegi che ai comuni mortali sono negati, non si è tirato indietro.
Ansa
Le selezioni di ingresso alla facoltà sono l’ennesima figuraccia del sistema universitario. Per la Bernini restano comunque valide.
Certo che poi c’è la malasanità o che i migliori laureati se ne vanno: se l’anticamera è questa roba che si è vista nei test d’ingresso a medicina, il minimo è mettersi le mani nei capelli. La cosa paradossale è stata che gli esaminatori avevano invitato gli studenti ad andare in bagno prima dell’inizio delle prove, «sempre sotto la supervisione di un docente», ci raccontano «poiché durante le pause di 15 minuti tra una prova e l’altra sarebbe stato concesso solo in casi di estrema urgenza».






