2025-07-28
Amii Stewart: «La musica può renderci migliori»
Amii Stewart (Getty Images)
L’artista, che vive in Italia dagli anni Ottanta: «Dopo il Covid le persone si sono ritirate in sé stesse e non sono più uscite. Un esempio per i giovani artisti? Morandi. Una volta sul palco svenni davanti a Morricone».Anche Giovanni Paolo II e la regina Elisabetta II hanno voluto sentirla cantare di fronte a loro. Voce strabiliante, quella di Amii Stewart, capace di spaziare dal soul alla musica sacra, dalle colonne sonore ai musical. Ottenuto il successo già nel suo Paese di nascita, gli Stati Uniti, in Italia, dove vive dagli anni Ottanta, si è guadagnata un’indiscussa notorietà internazionale. Il tuo ultimo singolo, Mama.«Sì, Mama, è un brano molto bello cui è legato anche un video stupendo. Torno alle mie radici di rhythm&blues. È divertente, estivo. Ma stiamo lavorando su altri brani, tutti inediti, che usciranno in autunno. Il 1° agosto sono a Effetto Venezia a Livorno con il mio quintetto per un concerto soul r&b, con replica il 19 di agosto ad Alghero». Uno dei più bei ricordi della figura di tua madre…«Era molto affezionata a tutti i miei amici e al corpo di ballo - perché io ho frequentato una scuola di belle arti. Siccome eravamo in teatro fino alle ore piccole, mi ricordo che una sera arrivò con il cibo non solo per me ma per tutti i ballerini, che non se l’aspettavano. Aveva un cuore enorme ed era anche un’ottima cuoca».Nata a Washington. Come rivedi gli Stati Uniti della tua giovinezza?«Negli anni Sessanta c’era un grande fermento. Il nostro movimento afro-americano, black pride, con cantanti e artisti, con la fierezza di essere neri, James Brown, i Temptations, i pittori, i poeti… Era un momento fantastico, quando decidemmo di non trattare più i capelli con cose chimiche, il nostro stile nel vestire… Questo movimento, politicamente, è stato necessario perché c’era tanto razzismo».Quali differenze noti tra gli Usa di allora e quelli di oggi? «Quando penso all’America di oggi sento un grande dolore perché tutto quello su cui abbiamo lottato negli anni Sessanta adesso è sradicato, non solo i diritti degli afro-americani, ma anche delle donne, il diritto del primo emendamento, free speech, libertà di parola, anche questo si sta mettendo in discussione. Oggi la cattiveria è allo scoperto, è palese». Quando eri bambina iniziò la guerra del Vietnam…«Mi ricordo benissimo, perché mio fratello stava nelle comunicazioni dell’Us Air Force in Vietnam. C’era una paura perenne in casa sperando non gli succedesse niente». Quella generazione di giovani americani subì gravissime perdite e violenti traumi. Ricordi di aver conosciuto qualche ragazzo chiamato a far la guerra in Vietnam o qualche famiglia che in questo conflitto perse un figlio?«Assolutamente sì. In Vietnam sono morti ragazzi che ancora non avevano il diritto di votare. Alcuni si arruolavano nelle forze armate perché ci credevano e c’era molto più patriottismo in quel momento, ma c’erano anche quelli che ricevevano la lettera di arruolamento, non volevano andare e dovevano farlo per forza. Per questo mio cugino scappò in Canada e visse lì per tanti anni». Ci si potrebbe chiedere, se si spera in Dio, perché lo Spirito Santo non intervenga per tutte queste guerre in corso.«La mia risposta è “perché dovrebbe intervenire?”. Lui ha dato a noi tutto quello che ci serve per vivere in pace, con amore, ci ha dato il cervello, l’intelligenza, la ricchezza, una Terra meravigliosa che stiamo distruggendo. Dio ci ha dato la volontà e sta aspettando che l’uomo capisca e si svegli, comprenda che tutto quel che succede non dipende da Gesù o da Buddha o Allah. Tutto dipende da noi». Alle esequie di papa Francesco, un momento di speranza, vedendo Trump e Zelensky dialogare in San Pietro. «Su Donald Trump non scommetterei neanche una moneta falsa. È una persona egoista, qualsiasi cosa che dice è per sé stesso, non è mai per qualcun altro». Anche il nuovo Papa, Leone XIV, si sta dando da fare per la pace, ma…«Il Papa o qualunque altro capo di una religione possono dire tutto quello che vogliono, dire cose giuste, e questo vale molto - anche per ciò che sta succedendo in Palestina devi dire che questo è un genocidio - ma non hanno il potere in mano. Questo è il problema. Di conseguenza le parole del Papa rimangono lì». Dicci di quando, dopo il successo negli Usa, ti trasferisti in Italia e diventasti subito popolare con Grazie perché, in duo con Gianni Morandi.«È stato un momento magico perché ero appena arrivata, non parlavo italiano e la casa discografica e le altre persone che ho incontrato sono state così gentili ad aiutarmi, farmi sentire a mio agio. Gianni è stato meraviglioso: è difficile trasferirsi in un Paese dove non parli la lingua. Solo il reparto internazionale della casa editrice parlava inglese ma nessuno per strada, nei negozi. Però tutti gentilissimi, ovunque, e quindi si è resa un’avventura bellissima, mi sono sentita accolta». Nel 2013 hai duettato ancora con lui all’Arena di Verona con C’era un ragazzo che, come me, amava i Beatles e i Rolling Stones. Puoi salutarlo anche attraverso le righe di questa intervista. «Tutt’oggi è in movimento, in fermento, non si ferma mai, è un grande esempio per i giovani artisti su come bisogna comportarsi se vuoi avere una carriera longeva. Devi studiare, reinventarti, essere curioso. Gianni è un esempio perfetto». Hai interpretato le più celebri colonne sonore di Ennio Morricone. E nel 2012, all’Accademia di Santa Cecilia, con lui direttore d’orchestra, fosti voce solista per cinque sue creazioni. «A Santa Cecilia ci fu un momento per me molto difficile… Ennio mi aveva chiesto se volevo fare questo recital che si chiamava Cinque canzoni, una cosa meravigliosa. Iniziai a studiare. Durante questi mesi morì la mia professoressa di canto e mi sono trovata in alto mare. Ho dovuto trovare un’altra maestra. Perdere questo pilastro mi ha fatto nascere un grande senso d’insicurezza».Comprensibile.«Mi trovavo sul palco e per la prima e l’ultima volta della mia vita mi è venuto un attacco di panico durante il recital. Se non ci fosse stato il leggìo sarei caduta per terra. La violinista immediatamente mi diede la sedia. Mi girava la testa. Hanno dovuto interrompere il recital e accompagnarmi fuori. È venuto il medico e non trovò nulla. Allora pensai a un attacco di panico. Ennio venne in camerino dicendomi: “Stai bene? stai bene?”. “Sì, sono mortificata”. E lui: “Noi continuiamo”. Risposi “Ennio, devo finire perché se non finisco non potrò mettere mai più un piede sul palco”. “Sei sicura?”, mi chiese. “Sì”. E lui: “Non cominciamo dall’inizio eh, ma da dove siamo arrivati…”. Entrò sul palco e disse: “La signora vuole continuare”. Abbiamo finito il recital tra gli applausi».Sono oltre 30 anni che vivi in Italia. In questo tempo, hai visto cambiare la nostra società in meglio o in peggio?«Dipende dove guardi. Quando sono arrivata in Italia il tempo era preziosissimo. Avevamo il tempo per l’uno e l’altro. Addirittura c’era quella frase “gli italiani non fanno nulla”. Non è vero. È che gli italiani danno il tempo per socializzare e guardarsi negli occhi. Oggi non c’è più tempo. E di questo mi dispiace molto. Durante il Covid le persone si sono ritirate in sé stesse e non sono più uscite». Le maggioranze si dichiarano cristiane oppure, se non si professano tali, aderenti a un sistema di valori. Però, alla fine, prevale l’interesse privato e dei valori di base chi se ne frega… «Ma è sempre stato così. Non è cambiato nulla. Siamo umani e sbagliamo in continuazione. Siamo una specie egoista nata. Per cambiare il mondo bastava trattare gli altri come noi vorremmo essere trattati, il mondo sarebbe cambiato da così a così e come cambierebbe, a parte cattolicesimo o buddismo, se ognuno condividesse ciò che ha con gli altri…». Dovessi scegliere ora un luogo degli Stati Uniti dove non sei mai stata per visitarlo quale sarebbe e perché?«Andrei subito al Gran Canyon, perché amo molto la natura. Dovevo andare con mia sorella, l’avrei raggiunta. Lei è andata. Io non sono riuscita per il lavoro. Andrei lì». La musica può assumere forme sublimi, che talvolta ci fermano come in una sorta di rapimento, di contemplazione. Una voce come la tua è un grande dono. Ti è accaduto di pensare che qualcuno, ascoltandoti, abbia percepito un afflato divino e uno stimolo per essere migliore?«Bisognerebbe chiederlo alla persona. C’è un’opera che ha scritto il maestro Nicola Piovani, Due madri. Un’opera che ho fatto negli ultimi anni in varie città italiane, anche a Betlemme. La prima volta a Orvieto, io, un soprano, dirigeva Nicola Piovani. Vincenzo Cerami raccontava e Gigi Proietti era la voce narrante. L’anno scorso l’abbiamo fatta a Catania, purtroppo senza Vincenzo e Gigi. Il recital parla di due madri. Una, che sono io, con un figlio africano che muore di fame e un’altra, occidentale, benestante, che ha un figlio che muore di droga. Alla fine, la voce narrante dice: “Quando muore un figlio la madre ha lo stesso dolore che ha avuto Maria vedendo Gesù morire sulla croce”. Se uno vede questo recital, per la musica e le parole cantate e recitate, sente lo spirito per essere una persona migliore».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.