
Pasquale Tridico spiega che senza versamento dei contributi e con gli extra costi della Cig c'è denaro per le pensioni fino a maggio. Poi la retromarcia. Ernesto Maria Ruffini: «No moratoria fiscale nel 2020». È una strategia per dire sì al Mes?In questi giorni è dura essere pensionati. È dura essere italiani, in generale. C'è il coronavirus a togliere il respiro, e poi a togliere il sonno ci sono Ernesto Maria Ruffini, renzianissimo da poco direttore bis dell'Agenzia delle Entrate e Pasquale Tridico, alla guida dell'Inps. In modi diversi, tutti e due ieri hanno paventano la possibilità che lo Stato esaurisca la liquidità per pagare le pensioni o gli assegni di spettanza per chi è travolto dalla crisi. Ci hanno girato attorno senza violare la parola tabù. Nessuno di loro ha fatto cenno al possibile default pubblico. Ma il senso dei discorsi, in stretta sintesi, è stato quello. Il primo in una intervista al Corriere della Sera ha tenuto a precisare che non sarebbe possibile sostenere una moratoria delle tasse per il 2020. Ogni anno si incassano circa 500 miliardi di gettito. Se venissero meno, il sistema non starebbe in piedi. Il presidente Tridico, a sua volta in onda a Di Martedì ha affermato che l'Istituto, data l'attuale situazione di congelamento parziale dei contributi, non avrebbe problemi di liquidità fino a maggio, grazie al Fondo Tesoreria. La bomba mediatica è esplosa. Perché, detta così, significa che da giugno, se lo stop ai versamenti proseguisse e al tempo stesso venisse prolungata la cassa integrazione straordinaria, non ci sarebbero più i soldi per pagare le pensioni. Gli sono saltati alla gola in primis i sindacati. «Le dichiarazioni del presidente creano solo allarmismo e ansia», ha detto il segretario generale della Cisl pensionati, Piero Ragazzini. «È per questo che gli chiediamo di fare immediatamente chiarezza al fine di ristabilire la tranquillità senza creare disagi ulteriori ai danni dei nostri pensionati». Subito dopo è arrivata la strigliata di Forza Italia e pure del Pd, che in queste ore non dimentica la sponsorizzazione di Matteo Renzi. Una nota ufficiale firmata dal vice presidente della commissione bilancio, Dario Stefano, chiede chiarezza e garanzia di legge che il sistema della Cig funzioni e non ingolfi l'operatività e tanto meno le casse dell'Inps. A quel punto Tridico si è trovato in un angolo e ha fatto marcia indietro. Ha corretto il tiro assicurando che non ci sono problemi nel «pagamento delle prestazioni e che non ci saranno neanche a fronte delle numerose indennità messe in campo dal governo per fronteggiare l'emergenza Covid-19, come per esempio il bonus per gli autonomi». Però la toppa rischia di essere peggio del buco. Il ministro, Roberto Gualtieri, ha assicurato, su input dello stesso Tridico, che la Cig sarà pagata tutta in un mese. Ma la situazione è ballerina perché ad aprile dovranno essere versati pure gli assegni per il bonus baby sitter, i bonus bebè e quelli per gli autonomi. Inoltre c'è pure da mettere in campo la cassa in deroga. Da un lato si rassicura tutti i contribuenti, dall'altro si spiega che il bonus baby sitter sarà pagato secondo l'ordine cronologico di richiesta e a fondi esauriti gli ultimi resteranno a bocca asciutta. Per lo stesso motivo, il presidente aveva annunciato un clic day riservato agli autonomi, sapendo bene che al momento i fondi disponibili per gli autonomi lasciano scoperte quasi 2 milioni di partite Iva. La politica lo ha di nuovo zittito e improvvisamente i fondi sono stati ricalcolati, e ieri Tridico ha spiegato che basteranno per 5 milioni di autonomi. Una confusione che può avere tre ragioni. O il numero uno dell'Inps le spara grosse e quindi bisognerebbe riflettere sulla sua affidabilità. Oppure sia lui che Ruffini sono consapevoli che le casse dell'Erario sono a corto e se non si continua a spremere gli italiani con tasse e balzelli la baracca pubblica salta. Non c'è da escludere una terza via. Che sia tutto vero a metà, e in ore difficili come queste - oggi l'Italia si avvia a chiedere gli aiuti del Mes e quindi a ipotecare il nostro futuro - paventare un possibile default alle orecchie di pensionati e in generale dei contribuenti italiani potrebbe aiutare a spingere la supposta del Mes.Ciò che lascia perplessi è la mancanza di rispetto per chi produce e crea ricchezza. Due alti funzionari dello Stato, che gestiscono le nostre pensioni e le casse, invitano in modo diretto l'uno e indiretto l'altro a pagare lo stesso le tasse altrimenti non si va avanti è un po' come ammettere di aver abdicato alle responsabilità pubbliche. E lasciare tutto sulle spalle dei privati. I quali scopriranno che il decreto Cura Italia allunga i termini di accertamento in modo sensibile. L'Agenzia avrà due anni in più per fare i suoi accertamenti. Ruffini sostiene che sia a tutela dei contribuenti. Credergli è difficile.
Ansa
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Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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