2024-05-28
Il gip smonta la bufala dei fondi illeciti versati da Spinelli a Toti
Giovanni Toti e Aldo Spinelli (Ansa)
La verifica dell’audio ha dato ragione al figlio dell’imprenditore, che contestava la trascrizione del suo interrogatorio, durante il quale davvero aveva detto «leciti».Per giorni i media hanno parlato di «giallo» ma, in realtà, visto come è finita la storia, il giallo era solo nelle cronache dei giornali. Dall’inizio noi abbiamo parlato di «polpettone avvelenato» e non ci siamo sbagliati. Ieri per le agenzie di stampa il qui pro quo sui finanziamenti «leciti» o «illeciti» era ancora il «giallo» del verbale di Roberto Spinelli, imprenditore figlio dello sciù Aldo (ieri il gip ha respinto l’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dai suoi difensori), coinvolto nell’inchiesta per corruzione che ha portato agli arresti domiciliari il 7 maggio il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. La questione sembrava già chiara dopo la rettifica inviata in Procura dai difensori di Spinelli jr. E ieri mattina, nell’ufficio del gip Paola Faggioni, gli avvocati Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza insieme con i pm Luca Monteverde e Federico Manotti, hanno riascoltato la registrazione dell’interrogatorio. E si è certificato che Spinelli jr nel corso del suo interrogatorio ha detto davvero che «Toti chiedeva finanziamenti leciti».Era stato uno stenotipista della cooperativa Verbatim che collabora con il Tribunale di Genova a mettere in bocca a Spinelli jr la frase errata. D’altra parte, la parola incriminata non compariva nella forma riassuntiva del verbale e difficilmente giudice e pm si sarebbero lasciati sfuggire un’affermazione così forte. I giornali progressisti, però, nella foga di avvalorare la «confessione» di Spinelli jr hanno interpretato gli avvenimenti. Sul Secolo XIX, per esempio, il giorno dopo l’interrogatorio e la conseguente rettifica, è stato scritto che il pm Monteverde, «evidentemente soddisfatto» per le parole contenute nella frase equivocata, aveva risposto: «Va bene, basta». E proprio la risposta del pm, stando alla cronaca del Secolo, «renderebbe più chiaro, nelle trascrizioni, il concetto di illiceità dei finanziamenti». La Repubblica, in modo ancora più furbesco, titola addirittura sul «giallo». Sul Fatto quotidiano, invece, viene inserita una ulteriore considerazione sulla presunta ritardata smentita che sembra avvalorare la tesi dell’illiceità: «Va rilevato che la trascrizione del verbale, fino a quel momento (cioè quando a disposizione c’era solo il verbale riassuntivo che, peraltro, riportava la parola esatta, ndr), non era stata contestata dagli altri presenti, il pm Monteverde, la giudice per le indagini preliminari Faggioni e il cancelliere». Se un giallo c’è in questa storia è legato a chi abbia commesso l’errore nella trascrizione e perché. Un caso di negligenza o qualcosa di peggio? Il dipendente della coop, anche se ascoltando l’audio diffuso ieri dai siti d’informazione sembra arduo sbagliarsi, ha confuso la parola «leciti» con «illeciti»? Dal primo istante, però, era complicato pensare che si fosse sbagliato proprio Spinelli, visto che difficilmente, come detto, i magistrati avrebbero sorvolato su una simile confessione, non inserendola nel verbale riassuntivo. E infatti la trascrizione è esattamente la seguente. Spinelli: «Io non ho mai dato in cambio per chiedere o favori per niente». Il gip chiede: «Non ho mai dato?». E Spinelli completa la frase: «Non ho mai dato finanziamenti illeciti, non ho mai promesso...». Ed è a quel punto che il giudice lo ferma: «Va bene». Ieri è toccato all’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini (l’unico ristretto in carcere), a varcare la soglia della Procura. Il suo interrogatorio davanti ai pm Monteverde e Manotti e all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, ieri, è durato per circa tre ore (il manager è arrivato in Procura alle 13.30 ed è uscito poco prima delle 16). Signorini è accusato di avere ricevuto dallo sciù Aldo soldi e regali, ma anche alloggi in alberghi di lusso a Monte Carlo e fiche per tentare la fortuna al Casinò. In cambio, secondo l’accusa, avrebbe agevolato le pratiche del terminalista per la gestione delle banchine in porto e dei terminal. Signorini «ha riconosciuto la sostanziale inappropriatezza di una frequentazione di quello che ha sempre ritenuto e che ritiene tuttora un amico. Col senno di poi ha capito che non era un comportamento adeguato, ma tutto il suo operato è stato fatto nell’interesse del porto e degli operatori portuali», hanno spiegato gli avvocati Enrico e Mario Scopesi al termine dell’interrogatorio. I due avvocati si sono detti «moderatamente soddisfatti». Signorini ha risposto a tutte le domande (una dozzina) e poi ha rilasciato spontanee dichiarazioni (sulla correttezza delle pratiche amministrative), respingendo le accuse, comprese quelle di corruzione e di aver svenduto la funzione a interessi privati. «I 15.000 euro», hanno spiegato i legali, «li ha presi da un’amica, non da Spinelli, e glieli ha restituiti con le vincite al Casinò. Inoltre, ha operato per il mantenimento dell’equilibrio degli operatori portuali». Ma, secondo le agenzie di stampa, l’interrogatorio, chiesto dallo stesso Signorini, non avrebbe convinto la Procura. Proprio quei 15.000 euro, però, sarebbero stati citati dal gip per respingere la revoca dei domiciliari per lo sciù Aldo. Per il gip «permangono i gravi indizi di colpevolezza e un concreto e attuale pericolo di inquinamento probatorio». L’anziano potrebbe mettersi in contatto «con altre persone coinvolte nelle vicende criminose per concordare una diversa versione dei fatti» vista «la particolare capacità e intraprendenza elusiva manifestata dall’indagato a discapito dell’età nel corso delle indagini come il caso dei soldi da dare a Signorini, con la falsa versione del regalo di nozze». Tra l’altro, il gip sottolinea come l’anziano potrebbe corrompere ancora visto che «le condotte per cui si procede sono tutt’altro che risalenti visto che le ultime sono dell’agosto 2023». Oggi i pubblici ministeri e il procuratore capo Nicola Piacente verranno ascoltati in commissione parlamentare Antimafia. Mentre nel corso della settimana potrebbero toccare al sindaco Marco Bucci e all’armatore Gianluigi Aponte mettere piede in Procura come persone informate sui fatti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.