2020-09-13
Inchiesta Lega, le toghe chiariscono: «Non abbiamo intercettato Salvini»
Pm al lavoro sui commercialisti: possibili incroci con le indagini di Bergamo e Genova. Una nota della Procura di Milano irrompe nell'inchiesta sull'immobile di Cormano che ha portato all'arresto di tre commercialisti vicini alla Lega di Matteo Salvini. «In relazione ad alcuni articoli apparsi sui quotidiani riguardanti un incontro cui avrebbero preso parte anche Parlamentari», scrive il capo Francesco Greco, «la Procura della Repubblica di Milano precisa che, nel corso di quell'incontro, non era attivo alcun captatore informatico». La presa di posizione di Greco è rilevante, perché prende le distanze, per evitare equivoci, sull'uso del trojan alla luce di quanto avvenuto negli ultimi due anni, soprattutto alla procura di Perugia nell'inchiesta sull'ex leader dell'Anm Luca Palamara. Proprio in quell'indagine alcuni deputati, tra cui Luca Lotti e Cosimo Ferri, furono intercettati senza autorizzazione grazie al captatore inserito nel cellulare di Palamara, scatenando non poche polemiche. La nota della Procura milanese si ferisce a quanto riportato da alcuni quotidiani, Repubblica e Fatto quotidiano, su una cena di fine maggio a cui avrebbe partecipato uno degli arrestati, Andrea Manzoni, insieme con il leader della Lega Matteo Salvini, Roberto Calderoli e Stefano Borghesi. Secondo le ricostruzioni, a quella cena, il cellulare di Manzoni avrebbe permesso di captare tutti i dialoghi. Non sarebbe andata così, anche perché, secondo quanto ricostruito dalla Verità, l'unico degli arrestati a cui era stato inserito un captatore (trojan) nel telefono, è Michele Scilieri, il terzo commercialista, come infatti viene riportato nell'ordinanza di custodia cautelare. La cena con Salvini non viene nemmeno citata nelle 60 pagine firmate dal gip Giulio Fanales che hanno portato all'arresto giovedì scorso dei revisori contabili della Lega. Fa parte con tutta probabilità del lavoro di indagine su Manzoni, all'epoca già iscritto nel registro degli indagati. A lato delle precisazioni, quindi, il lavoro dei pm Eugenio Fusco e Stefano Civardi si focalizza soprattutto su chi fine abbiano fatto gli 800.000 euro che gli arrestati (accusati di peculato e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte) avrebbero ricevuto da Lombardia Film Commission per il cineporto di Cormano nel 2018. Stando alle indagini, in particolare a quanto sostenuto da Sostegni in un'intercettazione, gli accordi sulla spartizione del denaro sarebbero a un certo punto saltati, nel malcontento generale. «Ne faremo altre mille. La prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70», diceva Scilieri, intercettato. Tutto ruota intorno a un conto in Svizzera intestato alla fiduciaria Fidirev, con sede a Milano. Su questo Fusco e Civardi hanno chiesto una rogatoria. Secondo gli inquirenti da quel conto svizzero sarebbero partiti dei pagamenti per salvare dei debiti di una società a Panama, sempre collegata ai commercialisti della Lega. Su questo punto si incrocerebbe il lavoro delle altre procure italiane, Genova e Bergamo, sui presunti 49 milioni scomparsi della Lega. Nell'ordinanza di custodia cautelare sono registrati diverse operazioni di Luca Sostegni, il prestanome a San Vittore da luglio, verso la Fidirev. Proprio Sostegni, che ha già ribadito di non essere a conoscenza di spostamenti di denaro verso il partito, «tra il 14 marzo ed il 18 maggio 2018, a fronte delle somme ricevute sui propri conti correnti (bancario e postale), disponeva plurimi bonifici in favore della Fidirev Società Fiduciaria Srl, per un totale di 250.000 euro», si legge nell'ordinanza. Il presidente della fiduciaria, Roberto Tradati, è già stato sentito a luglio e non risulta indagato. A luglio Alberto Di Rubba e Manzoni avevano spiegato che «i fondi della fondazione non hanno nulla a che vedere con la Lega e le notizie che creano collegamenti tra le due realtà sono evidentemente capziose e fuorvianti». Giancarlo Giorgetti, numero due del partito, ieri ha spiegato che «conoscendo i tre commercialisti io ho fiducia in loro e quindi ho fiducia nella giustizia». Salvini ha già ripetuto che «l'inchiesta si risolverà in nulla».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)