2019-10-22
Incendio nella Cavallerizza occupata
Il monumento di Torino, patrimonio Unesco, è in mano ai collettivi, che minimizzano («Fiamme in zone non vincolate») e si inventano complotti della Digos per discolparsi.I centri sociali occupano un edificio con la scusa di restituirlo alla collettività. Il Comune li lascia fare. E cinque anni dopo il monumento, tutelato dall'Unesco, prende fuoco. È questa la storia della Cavallerizza reale, complesso di oltre 41.000 metri quadrati per metà di un fondo della città di Torino e per metà di Cdp, abbandonato dal 2013. Ieri mattina verso le 7.20 un incendio ha distrutto 400 metri quadrati del tetto dell'edificio, a pochi passi dalla Mole e dagli studi Rai. Il complesso era già stato coinvolto in un rogo doloso che cancellò i magazzini del Circolo dei beni demaniali nel 2014. Ieri le fiamme hanno coinvolto le ex stalle, dette le Pagliere, dove veniva accatasto materiale di risulta. L'area è occupata da tempo da esponenti dei centri sociali, in particolare dal collettivo Cavallerizza irreale, che era già presente quando si verificò il primo rogo. Le cause dell'incendio, che è stato domato dai Vigli del fuoco dopo circa due ore di lotta, sono ancora sconosciute. Non ci sono stati feriti e l'area bruciata è stata messa sotto sequestro. «L'incendio poteva generare molti più danni», ha dichiarato il sindaco di Torino, la pentastellata Chiara Appendino, travolta dalle polemiche per aver lasciato l'edificio in mano agli antagonisti. Le critiche sono arrivate pure dai (presunti) alleati di Italia viva: la renziana Silvia Fregolent, deputato e in passato consigliere provinciale a Torino, ha scritto su Twitter: «La Cavallerizza che brucia è l'ennesimo sfregio alla città della sindaca Appendino», concludendo il suo messaggio con: «Mai con questi cialtroni». Mentre Fdi ha annunciato un esposto per danni erariali. Ma se l'Appendino ancora sostiene che «il tema non è l'occupazione», la soprintendente ai beni culturali Luisa Papotti è stata sferzante: «Un rogo che si poteva evitare, sono arrivati tanti segnali di allarme, la soprintendenza ha richiamato la proprietà ad avere maggiore attenzione sullo stato del bene. C'è una situazione di assenza di controllo». Il collettivo Cavallerizza irreale si è impegnato subito a minimizzare, ma soprattutto a cercare qualcuno su cui scaricare la colpa, difendendo l'occupazione. La prima «comunicazione d'emergenza» dopo il rogo specificava che l'incendio era scoppiato in una sezione «non vincolata al patrimonio Unesco». Poi, quasi per schivare responsabilità e gettare nuove ombre: «Sembrerebbe che la matrice sia dolosa. Non è la prima volta».Poco dopo sempre su Facebook il gruppo ha fatto illazioni e agitato gravi sospetti di sabotaggio: «Venerdì una squadra dell'Enel scortata da agenti Digos ha tagliato i cavi e tolto così facendo la corrente a tutta l'area interessata dall'incendio o limitrofa. Il 30 ottobre conferenza stampa della sindaca in cui rilascerà dichiarazioni in merito al piano unitario di valorizzazione (Puv) per la Cavallerizza, che vede come firmatari dell'accordo di intesa la Cassa depositi e prestiti e la società di cartolarizzazione Città di Torino ( Cct). Oggi un incendio di matrice dolosa. Cosa ne pensate?». C'è chi risponde «che era tutto organizzato a tavolino», chi parla di «sabotaggi», chi accusa il sindaco e chi si scaglia contro un utente che propone come «restauro serio» di mandare «via gli occupanti abusivi». Infine, ieri sera, il collettivo ha parlato, sempre su Facebook, di uno « stranissimo roga (rogo, ndr)» e di «un percorso di autogestione del #Benecomune messo immediatamente in discussione».Tra le voci raccolte ieri c'è quella di Simone Fantin, uno degli occupanti, che alla Stampa ha detto: «I locali erano appena stati rimessi a posto, volevamo creare una rampa per skate al chiuso». Per poi aggiungere: «Venerdì mattina sono venuti a togliere i cavi elettrici alle Pagliere. Un'operazione per mettere in sicurezza la struttura. Invece chissà quali guai hanno combinato».