2022-06-09
George Pell: «In Vaticano non c’è più corruzione. Ma si rischia un crac finanziario»
Il cardinale che fu incarcerato per una falsa accusa di abusi: «Io bersaglio dei secolaristi, ora ho perdonato i miei persecutori. Però Becciu non ha chiarito perché, durante il processo, Roma inviò denaro in Australia».Pubblichiamo, in una versione sintetizzata e adattata per la stampa, ampi stralci del dialogo con il cardinale George Pell, che abbiamo incontrato al santuario di San Francesco di Paola, su invito dell’omonima fondazione, per la presentazione del suo libro, Diario di prigionia, Volume 1 (Cantagalli, 448 pagine). Il porporato australiano è stato vittima di una clamorosa persecuzione giudiziaria: fu arrestato e detenuto per 400 giorni nel suo Paese, tra il 2019 e il 2020, sulla base di false accuse di abusi sessuali su minori, fino all’assoluzione e alla riabilitazione definitive, sentenziate dalla Corte Suprema australiana, il 7 aprile 2020.Cardinale, durante il suo calvario giudiziario, ha mai avuto la sensazione, come Gesù sulla croce, che Dio l’avesse abbandonata?«La mia fede non è stata intaccata. In tante occasioni, capita che noi non capiamo cosa sta facendo Dio; ma io sono sempre stato certo che Dio esiste, che ci ama e che la Provvidenza mi avrebbe aiutato».Il carcere è solo un luogo di disperazione?«C’è anche la possibilità della redenzione. Io sono stato per nove mesi in isolamento completo, per la mia sicurezza, perché gli altri prigionieri aggrediscono i pedofili. In quel braccio eravamo una ventina di persone, alcune profondamente danneggiate dall’uso di droghe. E, a volte, si sentivano i detenuti gridare per l’ansia, l’angoscia, o la rabbia. Ma ho incontrato tanta bontà in prigione e sono sicuro che alcuni dei detenuti fossero sinceramente pentiti. Purtroppo, la percentuale di quelli che segue le messe cattoliche è molto diminuita. E questa è una grande perdita».Anche perché Cristo è venuto per i malati, non per i sani.«Esatto. E anche perché la fede è un grande aiuto nella difficoltà. I giudici possono decidere in qualunque modo; poi, per il cattolico, ciò che conta davvero è il giudizio finale, davanti a Cristo».È così che è riuscito a sopportare tanta umiliazione?«A volte ci piacerebbe trovarci in un’altra situazione, più facile: senza un figlio drogato, senza un collega fastidioso… Ma noi siamo dove siamo. La vita cristiana consiste nell’affrontare le difficoltà quotidiane. Se ci abituiamo a fronteggiare quelle, quando le sfide diventano più grandi, troviamo la forza di sostenerle».Quanto conforto le ha dato pregare il rosario?«L’aspetto più importante del rosario è che è un metodo facile di pregare: ripetizione, gesti da compiere con le mani… Qualcosa che di per sé porta tranquillità. Io sono un grande ammiratore del cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuán, vietnamita, che ha patito il carcere duro sotto i comunisti. Lui ammise che qualche volta non riusciva a pregare. Ma ha anche precisato che, quando non riusciva a pregare, allora recitava il rosario».Ha perdonato i suoi accusatori?«Sì. Ho deciso di perdonarli. I sentimenti, normalmente, seguono la decisione, anche se quello di perdonare è il comandamento più difficile».Lei ha sostenuto di essere stato preso di mira per le sue posizioni teologiche tradizionaliste.«È certo che questo sia stato un fattore. Nel mondo anglofono si parla di guerre culturali. In passato, la tensione era tra protestanti e cattolici».Oggi?«Oggi i Wasp, i bianchi anglosassoni protestanti, sono diventati Wass, bianchi anglosassoni secolaristi. La tensione più profonda è fra i secolaristi e coloro che abbracciano una visione della vita giudeocristiana. E su vita, matrimonio, sessualità, io ho sempre cercato di seguire la linea della Chiesa, di Cristo, di San Paolo».Trova che la vicenda degli abusi venga strumentalizzata dai nemici della Chiesa, per minarne la credibilità?«Senza dubbio. Purtroppo, accadevano troppi incidenti, alcuni gravissimi e a volte i vescovi li coprivano. Troppi scandali. Per questo, in Australia fu istituita una commissione d’inchiesta, appoggiata dal governo federale. Ma credo che le autorità ecclesiastiche abbiano commesso uno sbaglio».Quale?«Non hanno insistito abbastanza sul fatto che, a partire dagli anni Novanta, c’era stato un cambiamento radicale. Persino i membri della commissione reale avevano riconosciuto che il numero dei delitti era diminuito drasticamente, da quel momento in poi».Lei stesso s’impegnò per far approvare un primo programma di risarcimenti a beneficio delle vittime, no?«Esattamente. Varammo un piano gratuito di sostegno psicologico e, con l’approvazione del governo e delle forze dell’ordine, adeguammo i risarcimenti ai livelli previsti dalla legge civile. Anche se adesso si sono messi a dire che era troppo poco. Il fatto è che alla stampa piacciono gli scandali e i nemici della Chiesa li sfruttano. Un vescovo polacco, di recente, ha detto che l’utilizzo che si fa di questi episodi per screditare la Chiesa è un abuso dell’abuso».Il nuovo capo della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, ha promesso, entro novembre, la pubblicazione di un rapporto sui casi di pedofilia e violenza sessuale, che però non indagherà sugli episodi più antichi. Che ne pensa?«Il processo in Italia sarà difficile, ma è necessario fare i conti con la verità, per dare giustizia alle vittime. Certo, questo significa anche che arriveranno false accuse».Come quelle piovute su di lei. Oltre alle sue posizioni teologiche, nel tentativo di colpirla ha giocato un ruolo il suo lavoro all’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, l’Apsa?«C’è questa possibilità. Ed è certo che dal Vaticano sono state inviate in Australia somme di denaro». Sospetta che siano state usate per convincere qualcuno ad accusarla?«Abbiamo chiesto spiegazioni, ci hanno dato varie versioni».L’ultima è quella del cardinale Angelo Becciu: quei soldi, stanziati nel 2015, sarebbero serviti per pagare una società, Neustar, per il dominio Internet «.catholic».«Becciu ha detto che io avevo firmato per autorizzare questo pagamento, ma non ha specificato da chi fosse stato inviato: dal Consiglio delle comunicazioni sociali o dalla Segreteria di Stato?».Cosa cambia?«Io non ho mai firmato alcunché che arrivasse dalla Segreteria di Stato. Ho approvato, invece, alcune spese del Consiglio, che era bendisposto a seguire le nuove regole finanziarie. E poi le quattro somme, per un totale di più di 2 milioni di dollari, furono erogate negli anni 2017 e 2018».Quindi, non nel 2015?«No».Ma quando dal Vaticano parte un pagamento, non si sa dove arriva?«Certo. I soldi sono stati mandati a questa Neustar, che aveva riservato quel dominio Internet per il Consiglio delle comunicazioni, ma in passato. Non è tutto chiaro. Ad esempio, monsignor Alberto Perlasca ha testimoniato che i soldi erano stati usati per pagare le mie spese legali». I suoi avvocati sarebbero costati più di 2 milioni?«Sì. Ovviamente è falso. Perlasca ha anche detto che quel denaro era servito per costruire il nuovo cancello alla Nunziatura. Sbagliato anche questo. La situazione è molto ingarbugliata…».Da quando lei ha cominciato a fare pulizia nelle finanze vaticane, è cambiato qualcosa?«Certo. Abbiamo compiuto progressi sostanziali, a cominciare dallo Ior, dove sono stati cancellati 3-4.000 conti. Da quanto ne so, non c’è più traccia di riciclaggio. Sono stati introdotti tutti i metodi moderni per garantire la trasparenza. Rubare, adesso, è diventato molto difficile; speriamo di aver finalmente eliminato la corruzione».Tutto a posto, quindi?«Il Vaticano continua ad avere ogni anno un deficit. Durante il Covid, è arrivato a 50 milioni, per quasi dieci anni era stato di 20-25 milioni l’anno».E questo cosa può comportare?«Entro dieci anni, potrebbe scoppiare una crisi nel fondo pensione. Alcuni esperti hanno ipotizzato che il disavanzo potrebbe arrivare a 800 milioni. Questo significa che siamo in una situazione seria e che bisogna fare qualcosa. Io dico sempre che non sappiamo quante persone vanno in cielo e quante all’inferno, ma sappiamo bene quanto denaro stiamo perdendo». E il mantra della «Chiesa povera»? Una Chiesa povera non è anche una Chiesa incapace di aiutare i bisognosi?«La penso così anche io. Ovviamente, i vescovi e i preti non devono vivere da ricchi. Ma una Chiesa povera non può aiutare materialmente nessuno. Fu Margaret Thatcher a dire che “nessuno ricorderebbe il buon samaritano soltanto per le sue intenzioni. Aveva anche i soldi”. Ovviamente io parlo del denaro del Vaticano, non di quello della Cei».Che differenza c’è?«Quello della Cei arriva dall’8 per mille dei cittadini italiani e io non ho informazioni sulla gestione delle finanze della Conferenza episcopale. Su quella delle finanze del Vaticano, rilevo che in passato era stata piuttosto primitiva».In che senso?«Ad esempio, avevamo trovato 1 miliardo e 300 milioni, sparsi nei diversi dipartimenti, che però non risultavano nei documenti ufficiali».E a cosa servivano?«Ho sentito di un grande industriale secondo cui certe imprese mettono da parte una specie di fondo per i tempi difficili…».Anche una liturgia «povera» è inadeguata?«Mi riferiscono di chiese in Paesi come Belgio o Olanda in cui nemmeno si usano più le preghiere eucaristiche. La sfida, per chi celebra, è far capire alle persone che si trovano nel mezzo di un atto di adorazione. Per me è stata una grande sorpresa, ma in Francia, la metà dei seminaristi è tradizionalista».Come mai?«Credo che un elemento importante sia costituito dal rito tridentino, che è più aperto al trascendente e alla dimensione dell’adorazione. Se, quando fui ordinato sacerdote, nel 1966, qualcuno mi avesse detto che i giovani del 2022 si sarebbero entusiasmati per la messa tridentina, avrei risposto che era impossibile». Eminenza, nella guerra in Ucraina è possibile, come sta provando a fare il Papa, promuovere le vie del negoziato?«Negli anni ci ho riflettuto e ho deciso che non sono un pacifista. Credo nella possibilità di una guerra giusta. E questo attacco della Russia all’Ucraina è un esempio perfetto di ingiustizia. Tra l’altro, i russi non stanno colpendo solo le infrastrutture militari, ma stanno distruggendo città intere. Ho scritto al patriarca greco-cattolico ucraino e gli ho offerto il mio appoggio».Quindi, il Papa sta sbagliando?«No, non dico questo…».