2019-03-26
        In soli tre mesi di fattura elettronica sono sparite 2 milioni di partite Iva
    
 
Su oltre 4 milioni di autonomi tenuti ai movimenti digitali, il 40% non ha fatto alcun pagamento da gennaio (o ha lavorato in nero). Le Entrate: «Bloccati 3,2 miliardi fittizi». Ma il nuovo sistema non c’entra nulla...Mancano quasi due milioni di partite Iva all’appello della fattura elettronica. Gli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia delle entrate mostrano infatti come al 18 marzo ci siano 2,7 milioni di partite Iva che fatturano elettronicamente. A pieno regime però le partite Iva che emettono efatture dovrebbero essere più di quattro milioni. Ci sono dunque quasi due milioni di soggetti, dopo tre mesi dall’avvio, che non hanno ancora emesso una fattura digitale. Questo significa che o stanno operando in nero o hanno seri problemi ad usare la efattura. Il dato risulta però essere significativo perché la fatturazione elettronica è stata introdotta, nel sistema produttivo italiano, con l’obiettivo preciso di sconfiggere l’evasione Iva. Se dunque il trend dei quasi due milioni si dovesse confermare anche a fine anno, la missione della fattura elettronica si potrebbe dire fallita. Inoltre, la possibilità che l’introduzione della efattura, nel sistema produttivo italiano non ancora pronto ad accoglierla, avrebbe potuto peggiore l’evasione Iva, era già stata sottolineata nel 2018 da diversi professionisti, che avevano infatti chiesto il rinvio dell’entrata in vigore della fatturazione digitale. Appello mai ascoltato dal governo. Partendo da questa evidenza risultano essere ancora più strani i dati pubblicati dall’Agenzia delle entrate sulla efattura, nei primi tre mesi. L’amministrazione fiscale sostiene infatti che al 18 marzo siano stati intercettati 3,2 miliardi di acquisti fittizi e bloccati 688 milioni di falsi crediti Iva. Ci sono però delle incongruenze tra quanto dichiarato dall’Agenzia delle entrate e quanto messo nero su bianco dal governo. Per i prossimi tre anni (2019-2021) sono infatti stati messi a bilancio quattro miliardi di euro, per quanto riguarda l’extra gettito derivanti dalla fattura elettronica. Per il solo 2019 sono stati invece previsti incassi per 1,97 miliardi di euro. Somma che, stando alle prime cifre pubblicate dall’Agenzia delle entrate, sono già state superate nel caso del 2019, ed entro fine anno, mantenendo lo stesso trend, dovrebbero superare anche le previsioni per il 2021. Risultato impressionate tenendo conto che mancano quasi due milioni di partite Iva all’appello. Ci sono poi i 688 milioni di falsi crediti Iva bloccati. In questo caso i dati annunciati dall’Agenzia delle entrate non sono da imputare alla e-fattura bensì ad un’altra norma. La possibilità di bloccare i crediti Iva in F 24 si riferisce infatti alla legge di bilancio 2018, e al successivo provvedimento dell’Agenzia delle entrate pubblicato verso fine agosto 2018. Con questo l’Agenzia dell’entrate ha la possibilità di bloccare tutti i crediti Iva in F24 che presentano profili di rischio. Il dato è dunque da attribuire alla norma del 2018 che nulla ha a che vedere con la fatturazione elettronica. Inoltre, i 688 milioni di euro non sono ancora un dato definitivo dato che se il credito dovesse risultare essere stato usato correttamente o sono passati 30 giorni dalla presentazione del modello stesso, il pagamento è automaticamente eseguito e le relative compensazioni sono considerate effettuate. E dunque dovranno essere sottratte dalla somma dei 688 milioni di euro. C’è inoltre un altro dettaglio che rende ancora più strani i dati pubblicati dall’Agenzia delle entrate il 18 marzo. Questo data era infatti l’ultima possibile per emettere le fatture del mese di febbraio. Risulta dunque un po’ difficile pensare che l’Agenzia delle entrate abbia potuto avere i dati di tutto febbraio ed aver analizzati per il 18 marzo. Questo fa sì che i risultati resi pubblici dall’Amministrazione fiscale si riferiscono con certezza a tutto gennaio e ai primi giorni di febbraio, rendendo ancora più assurdi le evidenze pubblicate. A sottolineare queste incongruenze è stato anche Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale dei commercialisti, dichiarando come l’Agenzia ha «dato un’informazione non trasparente», avendo attribuito alla fatturazione elettronica (entrata in vigore il primo gennaio 2019) risultati appartenenti ad altre norme (blocco crediti Iva 2018). Inoltre, l’Associazione nazionale dei commercialisti ha sottolineato anche come la efattura «nulla può far emergere rispetto a quanto non emergesse già con il precedente sistema cartaceo e con l’analisi dello spesometro evoluto». I risultati presentati dall’Agenzia delle entrate non possono dunque essere letti in modo così positivo, soprattutto visto che quasi due milioni di partite Iva, a tre mesi dall’entrata in vigore della fatturazione elettronica, non stanno emettendo elettronicamente, nulla.
        Alberto Stefani (Imagoeconomica)
    
        
    (Arma dei Carabinieri)
    
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina. 
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi.  Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo. 
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