2024-11-26
In Libano è cessate il fuoco (ma non troppo)
Netanyahu annuncia la tregua, preceduta dagli ultimi raid su Beirut: «La durata dipenderà da quello che succederà, se Hezbollah si attiva li colpiremo». I prossimi passi: «Isolare Hamas, riarmarsi e concentrarsi sull’Iran». Decisiva la mediazione americana.Ieri sera Benjamin Netanyahu si è rivolto alla Nazione annunciando la sua intenzione di sottoporre al voto il piano di cessate il fuoco proposto per il Libano. «Stasera, presenterò al Governo un piano di cessate il fuoco e quanto durerà dipenderà da cosa accadrà in Libano», ha detto Netanyahu. Poi il premier israeliano si è rivolto agli abitanti del nord di Israele, evacuati dalle loro case negli ultimi 14 mesi, e ha affermato: «Sono totalmente impegnato nella vostra sicurezza, nella ricostruzione delle vostre comunità e nel vostro futuro». Netanyahu ha anche detto che «Israele ha ottenuto enormi successi su sette fronti nella guerra in corso e ha fatto regredire Hezbollah di decenni». Poi il premier ha proseguito: «Con la tregua ci concentriamo sull’Iran, rinnoviamo le forze e isoliamo Hamas. Se Hezbollah viola l’accordo e tenterà di armarsi, colpiremo. Se tenterà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, colpiremo. Se lancerà razzi, se scaverà tunnel, se porterà un camion con missili, colpiremo». Ma perché fare una tregua adesso? Netanyahu ha spiegato che ci sono tre motivi: «Concentrarsi sulla minaccia iraniana; rinnovamento delle forze e rifornimento completo (e, vi dico apertamente, ci sono stati grossi ritardi nella fornitura di armi e munizioni); terzo motivo, separare i fronti e isolare Hamas». In precedenza, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in conferenza stampa a conclusione del G7 Esteri ha affermato: «Con la tregua in Libano credo che abbiamo la possibilità di ottenere ora qualcosa che non era avvenuto, ovvero l’effettiva attuazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sfortunatamente, la Risoluzione 1701 non è mai stata implementata in modo efficace e il risultato è stato che Hezbollah è rimasto in una posizione in cui poteva attaccare Israele». Tutte cose che abbiamo scritto più volte sulle nostre pagine. Mentre il giornale va in stampa a Beirut è in corso un violentissimo bombardamento che ha colpito per la prima volta il centro della città dopo due mesi. Secondo i media locali, i bombardamenti hanno colpito il quartiere di Nweiri con tre attacchi, il primo dei quali ha provocato sette vittime e 37 feriti. Prima degli attacchi è stato diffuso l’avviso di evacuazione per 20 edifici nella periferia meridionale della capitale tutti distrutti tutti in soli due minuti.Tra questi, sette edifici erano utilizzati da Hezbollah per gestire e conservare fondi, inclusi la sede centrale, i caveaux e le filiali dell’associazione al-Qard al-Hasan, la banca informale di Hezbollah. Le Forze di difesa israeliane hanno reso noto che ieri in totale l’aviazione ha colpito oltre 180 obiettivi di Hezbollah in tutto il Libano. L’agenzia di stampa statale siriana Sana riporta attacchi aerei israeliani anche contro due villaggi nella parte settentrionale e occidentale del governatorato di Homs: segno che Israele prima della tregua, sta distruggendo tutte le strutture più importanti di Hezbollah. I jihadisti sciiti libanesi hanno risposto lanciando decine di missili e droni kamikaze contro lo Stato ebraico. Per tutta la giornata si sono rincorse voci che affermavano che gli israeliani si opponevano alla presenza della Francia nel ruolo di garante insieme agli Stati Uniti e questo è dovuto alle continue e incaute dichiarazioni di Emmanuel Macron sulla creazione dello Stato di Israele, sul divieto di fornire armi a Israele e anche sulla linea assunta dall’Eliseo sulla questione dell’arresto chiesto dalla Corte penale internazionale contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Ieri il primo ministro francese Michel Barnier ha ribadito che la Francia applicherà rigorosamente gli obblighi riguardo al mandato d’arresto emesso dalla Corte penale. «La Francia applicherà rigorosamente, come ha sempre fatto, gli obblighi che le derivano dal diritto internazionale», un concetto quello espresso che ha rischiato di far saltare tutto. Ma cosa c’è in questa ipotesi di accordo? Innanzitutto si prevede che l’esercito di Beirut entri nel Sud del Libano per un periodo di 60 giorni, mentre l’Esercito israeliano si ritira. Il coordinamento con la parte libanese avverrà attraverso l’ufficio del capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Michael E. Kurilla. L’organo di coordinamento includerà la Francia, il cui coinvolgimento è stato voluto da Washington e Beirut. Secondo le fonti, Israele si sarebbe convinto ieri pomeriggio ad accettare il coordinamento di Parigi solo dopo che la Francia ha indicato di non voler procedere all’applicazione della sentenza della Corte penale internazionale sull’arresto di Netanyahu anche se poi sono arrivate le parole di Michel Barnier. Le Forze di difesa israeliane avranno comunque le mani libere in caso di attacchi ma anche contro i tentativi di Hezbollah di accrescere la propria potenza militare quindi se le armi iraniane arriveranno agli Hezbollah dalla Siria, l’aeronautica israeliana tornerà a bombardare e l’esercito irromperà di nuovo nel sud del Libano.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)