2022-06-09
In Italia la maggioranza si spacca. «Il Pd distruggerà tutta la filiera»
Carlo Calenda attacca Enrico Letta. Giorgia Meloni: «Si danneggiano sia l’economia sia la natura».Come facilmente prevedibile, l’esito del voto dell’Europarlamento sul sistema Ets, sulle auto a combustione e sulle emissioni di CO2 ha scatenato la polemica tra i leader di casa nostra. D’altra parte, l’appuntamento di ieri a Strasburgo era stato caricato di un significato ideologico e citato più volte anche nella campagna elettorale delle amministrative dai principali esponenti del centrosinistra italiano. In particolare, il segretario del Pd Enrico Letta aveva insistito con uno schema manicheo in base al quale si trovavano a fronteggiarsi da una parte i paladini del Green deal e dall’altra i fautori del libero inquinamento, negazionisti del cambiamento climatico, ovviamente incarnati dai politici del centrodestra nostrano. Normale, allora, che di fronte allo sgretolarsi della grosse koalition che sostiene Ursula von der Leyen, con i Socialisti e democratici europei che hanno detto no a una serie di modifiche proposte dai loro alleati Popolari che volevano salvaguardare il settore automotive, evitare il bando totale sule auto a combustione dal 2035 e favorire una transizione graduale, le critiche maggiori si siano riversate proprio contro Letta e soci, oggetto di biasimo anche da parte di chi non può certo essere definito un avversario, come ad esempio Carlo Calenda. Uno dei punti qualificanti della mediazione del Ppe riguardava infatti la parte sulla produzione delle auto non elettriche: l’emendamento del Ppe avrebbe consentito ancora un 10% di produzione di auto che emettono CO2. Prima dei voti Calenda ha preso di mira l’approccio «populista» dell’ex premier, che porterà alla perdita di migliaia di posti di lavoro, e dopo la bocciatura della versione soft dello stop ai veicoli non elettrici ha parlato di una «scelta folle». Calenda ha poi aggiunto: «Se domani (ieri per chi legge, ndr) il Pd network voterà a favore del full electric e contro la neutralità tecnologica, non considerando biocarburanti e impatto su catena di fornitura (dipendenza da batterie cinesi); distruggerà la filiera automotive/veicoli commerciali». Una critica di segno simile è arrivata anche da Antonio Tajani, che nelle vesti di vicepresidente del Ppe aveva favorito la mediazione: «Il gruppo dei S&D», ha dichiarato Tajani, «ha bloccato la riforma del sistema Ets perché non ha ottenuto quello che voleva, ovvero una riforma ideologizzata che penalizza i lavoratori. Oggi abbiamo scoperto che la sinistra è il partito contro i lavoratori. Si è dimenticata dei lavoratori o non è stata ascoltata, perché tra i Socialisti regna la confusione». Le parole più dure, però, sono arrivate dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, stuzzicata più volte nei giorni dallo stesso Letta sull’argomento (il leader Pd aveva tra le altre cose detto che «al Parlamento europeo di Strasburgo noi votiamo per un futuro green e le destre italiane scelgono il nero fossile»). La Meloni ha parlato di «figuraccia» di Letta, aggiungendo che «l’approccio ideologico della sinistra finisce per danneggiare non solo l’economia ma anche la difesa stessa dell’ambiente». Di eguale tenore il commento degli esponenti leghisti, che hanno insistito sul «fallimento politico della maggiora Ursula». L’afflato ideologico con cui ieri il gruppo socialista si è presentato in Aula ha comportato il rinvio in commissione della riforma dell’Ets (Emissions trading system), il sistema Ue per lo scambio di emissioni climalteranti. Con il risultato che sono state rinviate altre votazioni sensibili, come quella relativa alla carbon tax, mentre è arrivato l’ok degli eurodeputati al mandato negoziale nei confronti del Consiglio Ue sulle riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas serra per gli Stati membri.