2021-09-14
In dirittura d’arrivo la riformina fiscale. Solo tagli del cuneo
Il governo lavora alla legge delega: sarà pronta entro fine mese A rischio la riduzione di Irpef e Irap. Timori per il catasto.Il taglio del cuneo fiscale sarà il perno su cui si baserà la nuova riforma del fisco. Se però ci si aspetta un abbassamento netto delle tasse si rimarrà delusi, perché si sarebbero messi a budget tra i 3 e i 5 miliardi di euro. Praticamente, noccioline. Eppure una vera riduzione della pressione fiscale sarebbe necessaria nel nostro Paese, dato che, stando ai dati Ocse, l'Italia registra un valore del cuneo pari al 48% contro una media del 36%. Il peso maggiore (31,2%) è legato ai contributi previdenziali mentre il restante (16,8%) sono le imposte personali sul reddito. E dunque sì un alleggerimento della pressione fiscale sarebbe auspicabile, ma viste le risorse stanziate dal governo non ci sarà sicuramente un capovolgimento della situazione attuale. Il quadro della riforma fiscale non migliora se si pensa che potrebbe anche slittare la rimodulazione dell'Irpef. Il motivo principale sono i fondi a copertura. Lo stesso ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha più volte ricordato come la riforma parta con il vincolo delle risorse che gli sono state destinate. Ricordando poi come Irpef e Irap siano gli interventi più urgenti: «Non appena saranno disponibili (le risorse, ndr), l'azione di semplificazione va avviata rapidamente e più in generale tutto quello che non ha un costo per le finanze pubbliche andrebbe portato avanti fin da subito». Aggiungendo in audizione: «Per l'alleggerimento del prelievo non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti in particolare in questa fase». Stando dunque alle parole del titolare del Mef, la precedenza sarà data a tutte quelle misure che hanno poco impatto a livello di finanza pubblica, per poi nel tempo proseguire con le più dispendiose, sperando, da una parte, di riuscire a reperire nuove risorse e, dall'altra, di mantenere una crescita economica forte e stabile. Viste le premesse la riforma dell'Irpef sarebbe dunque destinata agli anni futuri e di non di certo a questo o al 2022. Altro punto su cui tutte le forze politiche erano d'accordo era l'abolizione dell'Irap. Sembrerebbe però che anche su questo aspetto il governo stia cambiando le carte in tavola. Parrebbe infatti che stia lavorando non tanto per togliere questa imposta, quanto per trasformarla in un'addizionale Ires. Ma le iniziative governative potrebbero non essere finite. Nel documento Guida fiscale presentato questa estate dal Parlamento c'erano diverse iniziative di riforma, nulla però era stato scritto in merito al catasto. E non è certo un caso. Questo aspetto, nonostante la necessità di mettere un po' d'ordine ed equità all'interno del catasto italiano, era stato escluso dalla relazione finale perché si temeva un intervento che avrebbe potuto aumentare la pressione fiscale sul mattone. Il governo però parrebbe non disdegnare la revisione del catasto, spingendo anche sull'acceleratore. Ovviamente il tema è molto ampio e non lo si può ridurre al mero aumento fiscale sulla proprietà, ma di certo è uno spettro che ritorna molto facilmente alla mente quando si parla di riordino del sistema catastale italiano. Se ci sarà la rimodulazione dell'Irpef, in cosa consisterà il taglio del cuneo fiscale, quello dell'Irap e se effettivamente si metterà mano al catasto lo si scoprirà entro questo mese. Attraverso la legge delega a cui il governo sta lavorando si potrà infatti finalmente capire la direzione che si vorrà far prendere al sistema fiscale italiano. E se si tratterà di una vera riforma oppure di un flop. Questo documento sarebbe dovuto arrivare già a luglio, ma tutta la questione è slittata a settembre. Bisogna poi ricordare che la riforma sarà operativa solo quando verranno varati i suoi decreti attuativi. Le decisioni del governo non finisco però qua, perché dovrà pronunciarsi, entro questo mese, anche in merito al tema della riscossione. Il nodo centrale è il magazzino. Ci sono infatti debiti inesigibili, a cui però l'Agenzia delle entrate deve continuamente fare fronte. La soluzione proposta dall'amministrazione finanziaria vede due fasi. Nella prima si andrebbe a cancellare il magazzino, in una o al massimo tre parti, e successivamente si cercherebbe di non ricreare la stessa situazione in futuro. Come? Attraverso l'introduzione di un discarico automatico dopo cinque anni. Questo comporterebbe che se dopo cinque anni sono state fatte tutte le azioni possibili nei confronti del contribuenti per recuperare il debito e non ci si è riusciti, questo verrà cancellato. Il problema nella soluzione proposta è però di tipo numerico. Ogni anno vengono infatti iscritti 80 miliardi di nuovi debiti presso la ex Equitalia, che ne incassa 10. Questo trend ha come conseguenza il riproporsi del problema del magazzino fiscale a distanza di pochi anni. E dunque anche in questo caso il governo dovrà cercare di capire come risolvere il tema della riscossione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)