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In Commissione la proposta di legge sull’eutanasia

In Commissione la proposta di legge sull’eutanasia
ProVita

«Eutanasia libera, ma per chi? Non per i medici: loro dovranno uccidere i pazienti che chiederanno l'eutanasia omissiva, pena il risarcimento del danno morale e materiale. Ci appelliamo a tutti coloro che possono intervenire: fermate questa proposta, obbligare qualcuno ad essere un assassino per legge è un abominio disumano»: così i presidenti di Pro Vita e Generazione Famiglia - associazioni tra le promotrici del Family Day - Toni Brandi e Jacopo Coghe, si scagliano duramente contro la proposta di legge di iniziativa popolare sulla liceità dell’eutanasia e il rifiuto dei trattamenti sanitari all'esame delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera e che solo in parte ricalca le norme sul testamento biologico del 2017.

«In un colpo solo, il Movimento 5 stelle e gli altri firmatari a favore dell’eutanasia legale, in nome della libertà di uno cancellano la libertà di molti e decidono di ignorare il problema di coscienza, ossia ciò che fa la differenza tra uno Stato di diritto e una dittatura. Per loro deve essere inaugurata una nuova follia: la ‘caccia a medici e infermieri’ che non se la sentono di troncare una vita, sia pure su richiesta del paziente. Siamo al furto della vita autorizzato, così che appaia meno vergognoso e violento» continuano Brandi e Coghe.

«Con la scusa che il provvedimento facilita la soluzione finale a chi sia affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi» - hanno ribadito Brandi e Coghe - «si vuole fingere una pietà che non c’è, nascondendo in realtà spietatezza e guadagno assicurato solo per i bilanci della sanità, che viene così agevolata nello “smaltimento” del paziente sofferente».

Concludono Brandi e Coghe: «Il Movimento 5 stelle sembra volere una strage di persone depresse. Perché, se basta una "malattia produttiva di gravi sofferenze" a fondare la richiesta di eutanasia attiva, una condizione così soggettiva sarà riscontrata da migliaia di persone depresse, le quali, in un momento di scoraggiamento, potranno farsi uccidere nonostante le alternative per la vita».

Uccise il vicino che l’attaccò in ruspa: assolto
Ansa
Niente carcere per Sandro Mugnai, l’uomo che nell’Epifania del 2023 reagì sparando all’aggressione di un conoscente albanese che tentava di buttargli giù la casa per delle banali ruggini. Fortunatamente, ogni tanto i magistrati scelgono il buon senso.

Nel gennaio 2023 fu costretto a sparare quattro colpi di fucile perché il vicino di casa albanese, Gezim Dodoli, dopo aver ammassato le auto dei suoi familiari in un angolo del piazzale, con la benna di una ruspa tentava di abbattere il casolare di campagna che aveva appena ristrutturato sui colli di Arezzo. Dopo i primi scossoni, mentre i muri cominciavano a sgretolarsi, temette di restare sotto le macerie con i suoi cari e tirò il grilletto, freddando l’aggressore.

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I «pacifisti» della Cgil picchiano i lavoratori
Maurizio Landini (Ansa)
Dietro l’imbarazzo tutti i problemi in Regione: la sigla è egemonizzata da estremisti. Tra i dirigenti volano i coltelli: insulti e attacchi in una chat della Filcams finiscono a carte bollate. E c’è pure chi si inventa attentati.

Botte e insulti (con condanne in Tribunale) tra sindacalisti. Succede anche a questo a Genova, in un periodo in cui la città fibrilla per il rischio chiusura dell’acciaieria ex Ilva di Cornigliano. Il segretario generale della Uilm Luigi Pinasco e tre colleghi, ieri, sono stati presi a calci e pugni da una ventina di persone con la felpa rosso-nera della Fiom. È successo a Genova, di mattina presto. Una scena che ricorda una delle tante cronache di giornata sui maranza o sugli ultrà. Non quelle che riguardano chi dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori. Due persone sono finite in ospedale. Perché? Per la mancata adesione della Uilm allo sciopero generale dei metalmeccanici genovesi sulla vertenza ex Ilva. I colpevoli sono i «militanti di Lotta comunista che vogliono avere l’egemonia all’interno della Fiom», accusa il segretario generale della Uil Liguria, Riccardo Serri, in una conferenza stampa nel pomeriggio.

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Non Sparate sul Pianista | Mattioli: «Alla Scala Una Lady Macbeth capace di far paura a Stalin»

Carlo Melato continua a dialogare con il critico musicale Alberto Mattioli, aspettando la Prima del 7 dicembre del teatro alla Scala di Milano. Tra i misteri più affascinanti del capolavoro di Shostakovich c’è sicuramente il motivo profondo per il quale il dittatore comunista fece sparire questo titolo dai cartelloni dell’Unione sovietica dopo due anni di incredibili successi.

Ai rapinatori uccisi danno un milione, ai morti per rapina soltanto spicci
Cullhaj Ergren, di origini albanesi, ritenuto tra i responsabili dell'omicidio di Pietro Raccagni, il macellaio di Pontoglio (Brescia) morto 11 giorni dopo (Ansa)

Ai famigliari di Pietro Raccagni, macellaio bresciano assassinato da una banda di rapinatori entrata di notte in casa sua, i giudici hanno concesso un risarcimento di 7.000 euro. Quelli di Giovanni Veronesi, gioielliere massacrato con 42 colpi di cacciavite da un malvivente, sono invece stati risarciti a spese dello Stato: 50.000 euro da dividersi fra il figlio e la sorella del povero commerciante.

Ai parenti dei rapinatori che assaltarono il negozio di Mario Roggero a Grinzane Cavour, minacciando moglie e figlia dell’orefice, invece è stato concesso un risarcimento di 480.000 euro, dieci volte di più di quello stabilito per gli eredi di Veronesi. Ma attenzione: oltre a essere stato condannato a 14 anni e 9 mesi di carcere per aver inseguito i malavitosi, sparando e uccidendone due, Roggero dovrà mettere mano ancor di più al portafoglio, per pagare le spese legali e per soddisfare le richieste che le famiglie dei banditi certamente presenteranno in sede civile. Nel processo che si è appena concluso avevano avanzato pretese per quasi tre milioni e c’è da giurare che una volta incassato l’assegno da quasi mezzo milione pretenderanno il resto. In pratica, per aver reagito all’assalto, il gioielliere di Grinzane Cavour finirà sul lastrico e con lui la sua famiglia. «Io sono la vera vittima», dice nelle interviste.

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