2022-05-25
In America ed Europa 130 casi di vaiolo, ma sta già ripartendo la giostra dei vaccini
Vaccini antivaiolo (Ansa)
In Italia 6 infetti, rassicurazioni da Oms e Berlino. A Big Pharma però arrivano i primi ordini per le fiale. E Usa e Uk le iniettano.Come con il Covid. Solo che nel bollettino quotidiano, stavolta, ci finiscono i casi di vaiolo delle scimmie. Per fortuna, senza la stessa enfasi, senza la stessa morbosità mediatica dei macabri resoconti quotidiani di marzo 2020. I contagi registrati al di fuori dell’Africa, dove la malattia era endemica, secondo l’Oms, sono a quota 131. Ieri, in Italia, ne sono stati acclarati altri tre: uno in Toscana, un trentaduenne rientrato dalle Canarie; uno in Lombardia, correlato ai focolai emersi in Europa; e uno tornato dalla Germania, preso in carico dallo Spallanzani di Roma. Nel Lazio ci sono 16 persone in isolamento, per aver avuto contatti a rischio. Tutti i pazienti stanno bene. Maria Van Kerkhove, capo dell’unità di ricerca sulle malattie emergenti all’Organizzazione mondiale della sanità, ci ha tenuto a sottolineare che il monkeypox non è una patologia «omosessuale». Stesso copione dal redivivo Massimo Galli, secondo cui «è casuale» che il morbo si sia diffuso prevalentemente tra i gay. L’Oms ha ricordato che, con identificazione precoce e isolamento dei casi, è possibile contenerne la circolazione nelle nazioni occidentali. Se il virus sia mutato, non è ancora chiaro; sono in corso le analisi delle sequenze genetiche. Lo Spallanzani, comunque, ha completato la prima fase dell’esame e ha riscontrato piena compatibilità con il ceppo dell’Africa Occidentale e con i virus isolati in Olanda e in Portogallo.Viste le cifre contenute dei contagi e il minor grado di trasmissibilità del virus rispetto al Sars-Cov-2, a nessuno dovrebbero venire in mente i lockdown, nemmeno localizzati. Ci si è spinti, al massimo, alle quarantene di 21 giorni per gli infettati: il Belgio le ha introdotte un paio di giorni fa, la Germania ieri, la Gran Bretagna si è limitata a consigliarle, mentre Joe Biden le esclude. Ma anche se il ministro tedesco della Salute, Karl Lauterbach e il presidente del Robert Koch institut, in conferenza stampa, hanno assicurato che «non siamo all’inizio di una nuova pandemia», gli Stati stanno iniziando a rispolverare l’altro grande mantra dell’era Covid: i vaccini.Lunedì, le autorità europee hanno suggerito ai membri dell’Unione di preparare dei piani per le inoculazioni. Nessuno scandalo, eh: estote parati è sempre una buona norma di condotta. In particolare, da Bruxelles è partito l’ordine di «revisionare la disponibilità di vaccini per il vaiolo, di antivirali e di equipaggiamento protettivo per i professionisti della salute». Materiale di cui, alla comparsa del Covid, nel Vecchio continente ci eravamo all’improvviso scoperti drammaticamente privi.Chi, fino ai primi anni Ottanta, ha ricevuto la puntura antivaiolosa, quella che lasciava la famigerata cicatrice sul braccio, dovrebbe già godere di un certo grado di protezione dal patogeno derivato dai primati. La campagna di somministrazioni, da noi, si interruppe nel 1981, perché il vaiolo umano era stato eradicato. Dunque, la popolazione più giovane è scoperta, ma la malattia tende a risolversi spontaneamente, tranne che nei pazienti già fragili. Nell’Ue, nel 2013, era stato autorizzato un vaccino di terza generazione, Imvanex. Non è un farmaco specifico, ma è congegnato per agire pure sul vaiolo delle scimmie. L’Italia ha a disposizione 5 milioni di dosi, mentre la Svizzera, che ne è priva, sta pensando di procurarsene uno stock. Ed ecco il primo colpo di scena: la società che lo produce, la danese Bavarian Nordic, ha fatto sapere di essersi assicurata un contratto di fornitura con un non meglio specificato Paese europeo, per non si sa quanti milioni di euro. La nota dell’azienda era vaga, ma gli affari di sicuro promettono bene.È vero, infatti, che tra gli esperti, al momento, prevale una certa prudenza sul ricorso sistematico alle siringhe. Lunedì, Richard Pebody, dell’Oms, s’è detto scettico sull’ipotesi di una vaccinazione di massa. Dalla tragedia del coronavirus, però, abbiamo imparato come funziona l’escalation medica: si parte con il freno a mano tirato, si finisce con l’acceleratore a tavoletta. E c’è già chi, quel meccanismo, l’ha messo in moto. Mentre la Scozia sta accantonando fiale di Imvanex, nel Regno Unito, come ha riferito l’Agenzia Uk per la sicurezza sanitaria, «è in corso la vaccinazione dei contatti ad alto rischio». Una misura di profilassi sulle persone che potrebbero essere state contagiate dai pazienti individuati finora, che nel Paese sono ormai quasi 60. Anche i Cdc americani si starebbero orientando per una campagna focalizzata sui soggetti potenzialmente esposti al virus. La dottoressa Jennifer McQuiston, a capo del team che si occupa di malattie emergenti, ha confermato che «c’è stata una richiesta per il rilascio del vaccino Jynneos», il nome del preparato di Bavarian Nordic negli Usa, «dalla Riserva strategica nazionale, per alcuni dei contatti ad alto rischio dei primi pazienti». Washington ha in magazzino anche 100 milioni di dosi di un farmaco più datato, collegato a un maggior numero di effetti collaterali. È qui che casca l’asino: il calcolo del rapporto rischi/benefici. Eppure, una volta avviata la giostra, il carosello poi va avanti da sé. Per dire: col Covid, in Italia, viaggiamo verso la quarta dose, benché i dati dell’Iss dimostrino che, persino negli anziani, neppure la terza conferisce più vantaggi aggiuntivi rispetto al ciclo primario. La priorità, ad oggi, rimane questa: preparare i richiami contro il Sars-Cov-2, in vista del prossimo autunno, possibilmente con il vaccino aggiornato. A bordo campo, la Bavarian Nordic si sta ancora scaldando. Chissà se sogna di diventare la prossima Pfizer.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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