2021-10-08
Imprese nel panico: «Temiamo la paralisi»
L'appello di Assindustria Venetocentro: «Ci serve un rinvio per adeguarci al foglio verde: i costi potrebbero essere pesantissimi». I trasportatori scrivono a Mario Draghi ed Enrico Giovannini: «Si applichino i protocolli pure agli stranieri, o subiremo la loro concorrenza sleale».Gli industriali italiani hanno sempre voluto il green pass, ma ora si accorgono che a livello pratico è inapplicabile. Seguirne le regole volute dal governo è impossibile o quasi e, come se non bastasse, il certificato verde si è dimostrato un ostacolo per il fatturato. L'appello arriva dalle società aderenti ad Assindustria Venetocentro e da diverse associazioni di categoria: o il governo procederà in una settimana a una deroga per alcune categorie o il rischio è la paralisi del sistema. Sulle pagine del Gazzettino, Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro, è molto chiaro: «il green pass», dice, è la migliore opportunità per non vanificare i sacrifici fatti, accelerare il ritorno alla normalità e incentivare chi non si è vaccinato. Il vaccino è la soluzione. Il principio non è quindi in discussione, ma così rischiamo costi pesantissimi», continua Destro. «Le aziende sono pronte, è il sistema nel suo complesso che rischia di andare in tilt. Serve una riflessione supplementare su tempi e modalità di applicazione dell'obbligo del green pass». Il numero uno di Assindustria non ha dubbi. Andrebbe valutato «anche un rinvio, se fosse necessario per trovare soluzioni alternative. Se tutti volessero adempiere all'obbligo non ci sono le condizioni materiali per riuscire nell'impresa».Il grido degli industriali veneti fa eco a quello delle associazioni di categoria del mondo dei trasporti e della logistica. Ieri Unatras, l'unione delle principali associazioni dell'autotrasporto italiane (Fai-Conftrasporto, Confartigianato Trasporti, Cna-Fita, Assotir, Unitai e Fiap) presieduta da Amedeo Genedani, ha inviato una lettera (tra i firmatari, anche la Fai Conftrasporto-Confcommercio) al premier Mario Draghi, al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e al capo di gabinetto del Mims, Alberto Stancanelli, per trovare una soluzione prima che scatti l'obbligo, previsto per il 15 ottobre. «Ci preme sottolineare la necessità di garantire l'omogena applicazione della norma su tutto il territorio nazionale a chiunque assicurandone il rispetto agli operatori nazionali e a quelli stranieri», scrivono le associazioni nella missiva indirizzata al governo. «Condizione necessaria, questa, per scongiurare fenomeni di dumping (la pratica di offrire prezzi più bassi di quelli praticati sul mercato interno, ndr) e alterazione del mercato che favorirebbero i vettori esteri. I quali, in caso di corretta applicazione della legge, sarebbero di fatto esentati dall'obbligo», si legge nella nota. «Siamo convinti che debba continuare il confronto avviato in tema di aggiornamento del Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid -19 nel settore del trasporto e della logistica, e riteniamo opportuno coniugare le disposizioni del decreto del 21 settembre con le linee guida, promuovendone un aggiornamento».L'auspicio delle associazioni, insomma, è che si possano chiarire anche i dubbi sull'applicazione del decreto per arrivare a un risultato definitivo che possa garantire sicurezza per la salute nei luoghi di lavoro, ma anche procedure compatibili con i diversi modelli organizzativi dell'attività lavorativa dell'autotrasporto. «Come associazione abbiamo sempre chiesto che gli autotrasportatori fossero tra i primi a essere vaccinati su scala nazione ed europea», spiega alla Verità Paolo Uggè, presidente di Fai-Conftrasporto, confederazione dei trasporti e della logistica in seno a Confcommercio. «Però poi ci siamo accorti che a livello europeo il tema del green pass non è poi stato così tanto condiviso. Non vorremo finire per essere cornuti e mazziati con i nostri che vengono sottoposti a verifica ed eventualmente non fatti entrare nelle aziende, mentre gli operatori esteri vengono fatti accedere anche se senza green pass perché la norma non è chiara. Al momento stiamo lavorando con il ministero dei Trasporti su dei protocolli, ma deve essere il governo a legiferare e a pronunciarsi. Questo problema si aggiunge a quello della mancanza degli autisti che sarà ancora più grave a partire da metà ottobre». C'è poi un problema di privacy. Unatras chiede anche un intervento sulla normativa, che a oggi limita in maniera determinante la possibilità per i datori di lavoro dell'autotrasporto di adempiere correttamente e nei tempi previsti agli obblighi di verifica. Il problema è che al momento non è possibile pianificare se il tragitto delle merci andrà a buon fine o meno. Se un autotrasportatore non ha il certificato valido lo si può sapere solo al momento del controllo, dando pochissimo tempo al datore di lavoro per trovare una soluzione. «Riteniamo», dice Unatras, «che l'impresa debba poter conoscere la validità del green pass dei suoi dipendenti, in modo da agevolare la programmazione di lavori, sostituzioni, trasferte, e poter individuare più agevolmente le modalità operative per l'organizzazione delle verifiche». Che, stando al Cdm di ieri, il datore potrà anticipare rispetto all'inizio del turno di lavoro, proprio per «esigenze organizzative».