Utilizzano gli aiuti di Stato ammessi dalla Commissione sin dallo scorso ottobre. Contributo pari al 70% dei costi fissi non coperti nel periodo 1 marzo 2020-31 dicembre 2021. Il 90% per piccole e microaziende.
Utilizzano gli aiuti di Stato ammessi dalla Commissione sin dallo scorso ottobre. Contributo pari al 70% dei costi fissi non coperti nel periodo 1 marzo 2020-31 dicembre 2021. Il 90% per piccole e microaziende.Entro questa settimana, con ogni probabilità, Il governo del presidente Mario Draghi approverà il decreto Sostegni bis che, stando alle bozze circolate finora, dovrebbe replicare i contributi a fondo perduto già erogati col decreto Sostegni di marzo a favore delle imprese.Da tali bozze emerge che il meccanismo di calcolo di quei contributi è identico a quello del decreto di marzo, con l'unica differenza consistente nella facoltà di spostamento del periodo di riferimento. Sarà rilevante, ove conduca a un maggior contributo a favore del contribuente, la perdita media mensile del fatturato registrata confrontando il periodo 1 aprile 2020-31 marzo 2021 ed il periodo 1 aprile 2019-31 marzo 2020. In questo modo si potrebbe consentire a chi è stato particolarmente danneggiato nel primo trimestre 2021 di percepire un contributo più alto, che graverà sulle casse statali per ulteriori tre miliardi.Sempre meglio dei «ristori» dell'ex ministro dell'economia Roberto Gualtieri, con l'aggravante che quelli giunsero dopo quasi due mesi di chiusura quasi totale, a conferma della totale incomprensione della gravità della situazione. Ma a Draghi ed al suo ministro dell'economia Daniele Franco non riesce ancora di compiere lo scatto di reni che serve per evitare la procedura fallimentare e la chiusura di migliaia di imprese.Si chiama contributo alla copertura dei costi fissi ed è già ammesso dalla Commissione come aiuto di Stato sin dallo scorso ottobre, quando fu aggiunto il paragrafo 3.12 al Quadro temporaneo del marzo 2020 che disciplina in modo sistematico tutti gli aiuti ammissibili ritenuti non lesivi della concorrenza.Da allora è stata una corsa tra gli Stati per aiutare le imprese seguendo questo schema. Come al solito la prima è stata la Germania che già il 20 novembre aveva stanziato la rilevante cifra di 30 miliardi. Seguita a ruota da Austria, Danimarca, Spagna, Francia, Svezia, Slovenia, Slovacchia, Lussemburgo e, da ultimo, la settimana scorsa la Repubblica Ceca è stata autorizzata (Sa.62477) ad erogare aiuti con un plafond di 2 miliardi che, in rapporto al Pil, è come se l'Italia avesse stanziato 16 miliardi.Lo schema seguito dai cechi è sempre lo stesso. Contributo pari al 70% dei costi fissi non coperti nel periodo 1 marzo 2020-31 dicembre 2021. Il 90% per le piccole e micro imprese. La soglia massima di aiuto ammesso sale fino a 10 milioni per impresa (rispetto a 1,8 milioni di altri tipi di sussidi) e, nel caso, il contributo ecceda 190.000 euro, c'è l'obbligo di far asseverare da un revisore contabile indipendente il conto economico che espone la perdita di cui si richiede il risarcimento.La differenza rispetto agli aiuti erogati finora in Italia? Notevole.Si prenda ad esempio un albergo di Praga che nel 2020 ha visto dimezzato il suo fatturato a 3 milioni, rispetto ai 6 del 2019.Come illustrato in tabella, nel 2019 il margine al lordo dei costi fissi era stato pari a 2,4 milioni (40% è margine di contribuzione medio, ma la ripartizione tra costi fissi e variabili dipende molto da scelte organizzative di ciascun albergo) e al netto dei costi fissi scendeva a 600.000 euro. Nel 2020, continuando a sostenere gli stessi costi fissi (1,8 milioni, ma anche ipotizzando una loro riduzione i calcoli reggerebbero ugualmente), quell'albergo ha subito una perdita pari ai costi fissi non coperti e cioè 600.000 euro. A questo punto il governo ceco si è impegnato a intervenire erogando un contributo pari al 70/90% di 600.000 euro, cioè tra 420.000 e 540.000 euro. Una somma sicuramente capace di incidere sull'equilibrio economico e finanziario di tale albergo.Ora trasferiamoci in Italia. Lo stesso albergo di Roma o Firenze ha ricevuto 50.000 euro a marzo e dovrebbe riceverne altri 50.000 euro con il decreto in gestazione.I dati sopra esposti, pur provenienti da un caso reale, sono solo un esempio che non ha pretesa di esaurire i casi possibili. Tale esempio, pur con tutte le approssimazioni derivanti dall'ampiezza delle casistiche riscontrabili, offre la misura della differenza tra le due tipologie di aiuto.Ci rimettiamo alla valutazione del lettore per apprezzare la differenza tra 540.000 e 100.000 euro e concludere che la prima somma consentirà all'albergo di Praga di restare in vita e la seconda non impedirà all'albergo di Roma di chiudere definitivamente.Chi dal Mef parla di insormontabili difficoltà tecniche che caratterizzano questo tipo di aiuti, dovrebbe andarsi a leggere il complesso algoritmo messo a punto dal governo olandese per erogare lo stesso tipo di aiuti. Una formula che provoca il mal di testa alla sola visione e che risparmiamo ai nostri lettori. Eppure è passato anche al vaglio della Dg Comp di Margrethe Vestager.Quando si parla di cambio di passo, si dovrebbe partire da qui. Gli esempi all'estero non mancano, basta solo copiare per superare gli ostacoli tecnici che nessuno disconosce. Sarebbe pure giunto il momento di imitare i nostri partner europei con riferimento a scelte che farebbero il bene del nostro Paese. Che di scelte che ci hanno danneggiato ne abbiamo già imitate fin troppe.
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore leghista torna sulle riserve auree custodite presso Bankitalia: «L’istituto detiene e gestisce il metallo prezioso in nome dei cittadini, ma non ne è il proprietario. Se Fdi riformula l’emendamento...»
«Mentre nessuno solleva il problema che le riserve auree della Bundesbank siano di proprietà dei cittadini tedeschi, e quindi dello Stato, come quelle della Banca di Francia siano di proprietà dei cittadini d’Oltralpe, non si capisce perché la Banca d’Italia rivendichi il possesso del nostro oro. L’obiettivo dell’emendamento presentato in Senato da Fratelli d’Italia, e che si ricollega a una mia proposta di legge del 2018, punta esclusivamente a stabilire il principio che anche Bankitalia, al pari delle altre Banche centrali, detiene e gestisce le riserve in oro ma non ne è la proprietaria». Continua il dibattito su misure ed emendamenti della legge di Bilancio e in particolare su quello che riguarda le riserve in oro.






