2021-01-27
L’Ue sblocca gli aiuti. Uno su due ai tedeschi
Margrethe Vestager (Ansa)
Rilevante intervento che tiene conto delle difficoltà che stanno fronteggiando numerose attività: raddoppiato il tetto dei sussidi, aumentato quello per la copertura dei costi fissi. Berlino si muove con tempestività e risorse, l'Italia si balocca con i decreti attuativi.Abbiamo le prove che l'Unione europea ha fatto anche cose buone. Infatti oggi possiamo annunciare a tutte le imprese italiane (soprattutto le micro e piccole) che siamo venuti in possesso, da fonti qualificate di Bruxelles, della bozza della quinta modifica del Quadro temporaneo (Temporary framework) che prevede le seguenti importanti novità:1 Raddoppio del tetto dei sussidi da 800.000 euro a 1.600.000 euro per azienda, relativo a sussidi di varia natura (diretti, crediti d'imposta, tassi agevolati, ecc…);2 Aumento del tetto per aiuti alla copertura dei costi fissi, da 3 milioni di euro a 5/10 milioni per azienda (il livello definitivo non è ancora noto).3 Estensione del periodo entro cui concedere gli aiuti dal 30 giugno al 31 dicembre 2021;4 Facoltà per gli Stati membri di convertire prestiti in contributi a fondo perduto entro il 31 dicembre 2022.Si tratta di un rilevante intervento che tiene conto delle difficoltà che stanno fronteggiando numerose attività commerciali, culturali e ricreative, bar, ristoranti, alberghi, almeno dalla fine di ottobre, senza essersi mai riprese dai danni subiti durante la prima ondata del Covid. Ci sia consentito anche un pizzico di soddisfazione nel rilevare che la Commissione sembra aver accolto tutti i rilievi che avevamo formulato - come al solito vox clamantis in deserto - su queste colonne dal 10 novembre scorso e per tre giorni consecutivi.Subito dopo, un questionario inviato agli Stati membri aveva messo a nudo tutti i limiti da noi evidenziati: quei tetti di spesa erano dei veri e propri freni all'efficacia di molte misure varate dai governi nazionali e molte imprese erano prossime al loro superamento.Ora la Commissione scioglie gli indugi e consente agli Stati membri di potenziare le misure già adottate o introdurne altre, invitandoli a notificare a Bruxelles una lista dei provvedimenti di aiuto che intendono incrementare. Il tutto senza incorrere nella violazione del divieto di aiuti di Stato.E qui sorgono i problemi per l'Italia. Nei vari decreti legge che si sono succeduti da marzo fino a novembre scorso (dal Cura Italia alla sequenza dei quattro Ristori), il governo del presidente dimissionario Giuseppe Conte ha disseminato una miriade di provvedimenti di modesta entità e pure non immediatamente operativi, necessitando di decreti attuativi. Un esempio, tra tanti: solo martedì scorso, dopo 8 mesi dal decreto Rilancio che lo istituiva, è stato emanato un decreto interministeriale per un rilevante esonero contributivo a favore delle aziende del settore agroalimentare e, a oggi, non è ancora possibile presentare le domande. L'unico strumento di rapida ed efficace attuazione - non a caso i fondi sono stati rapidamente esauriti - è stato il contributo a fondo perduto previsto dal Rilancio che erogava a favore delle imprese dal 10% al 20% (a seconda dei livelli di fatturato) della differenza tra il fatturato di aprile 2020 ed aprile 2019. In media, poche migliaia di euro ad azienda. In autunno, con i decreti Ristori si è riproposto lo stesso meccanismo, moltiplicando gli importi fino al 400% per alcuni settori. Ma la decisione di parametrare anche questi aiuti a un dato (aprile 2020) ormai vecchio e disancorato dalla realtà ha prodotto lo stesso modesto risultato. Di fatto, ad oggi, le leggi fin qui emanate dal governo italiano non hanno sfruttato il maggior margine di manovra offerto dalla Commissione già ad ottobre, quando il ministro Roberto Gualtieri ha ancora fatto ricorso a strumenti ormai datati ed inefficaci.Il confronto con la Germania, che da sola assorbe più della metà degli aiuti di Stato autorizzati dalla Direzione guidata da Margrethe Vestager, è impietoso. Non solo sotto il profilo delle risorse stanziate ma anche della tempestività e della capacità di muoversi all'interno delle intricate norme della Ue. L'aiuto da 12 miliardi autorizzato il 21 gennaio (fino a 4 milioni per azienda) è infatti stato concesso ai sensi dell'articolo 107 (2b) del Trattato (Tfeu), anziché ai sensi dell'articolo 107 (3b). Cosa cambia? Il primo consente aiuti per «eventi eccezionali o calamità naturali» il secondo per «grave turbamento dell'economia» causale, quest'ultima, che governa tutto il Quadro temporaneo. Solo pochi Paesi, tra cui la Germania in questo recentissimo provvedimento, sono stati capaci di cimentarsi nell'impresa di dimostrare il «nesso causale diretto» tra misure di contenimento e conseguenze sulle attività economiche coinvolte. La differenza non è banale, in quanto questa causale di aiuti non è soggetta a tetti di spesa come quelli sopra descritti ed ora aumentati.La Germania ha avuto la caparbietà di dimostrare che le chiusure di novembre e dicembre sono equiparabili a un evento eccezionale per bar, ristoranti, alberghi, fiere, eventi sportivi e quindi meritevoli di un contributo a fondo perduto pari al minore tra il 100% dei danni subiti ed il 75% del fatturato di novembre/dicembre 2019.Numeri che noi possiamo soltanto sognare. Ma, in fondo, non c'è da biasimare tanto Gualtieri: perché impegnarsi a chiedere autorizzazioni per spendere, se da Bruxelles ti «suggeriscono» di tenerti pronto a ridurre il debito e quindi procedi con il freno a mano tirato?