2025-03-15
Impennata di arrivi, ma solo in Italia: pesa l’accordo tra Libia e Bangladesh
Sbarchi saliti del 48% a gennaio e febbraio rispetto al 2024: i bengalesi entrano nel Paese nordafricano grazie ai permessi di lavoro per poi partire verso le nostre coste. Intanto, Berlino gode del declino della rotta balcanica.Secondo qualche malpensante, l’Unione europea non sarebbe altro che la proiezione degli interessi tedeschi sul Vecchio continente. E le ragioni in tal senso non mancano: la storia recente mostra come le regole, applicate rigorosamente con i deboli, vengano poi facilmente sospese quando conviene ai forti. È accaduto più volte con i vincoli di bilancio: nei primi anni Duemila, quando la Germania ha riformato il suo mercato del lavoro per renderlo più flessibile; durante la pandemia, quando la sospensione del patto di stabilità è stata accolta favorevolmente anche da Berlino, visto il pericolo gravante anche sulle aziende tedesche; e ancora una volta oggi, con la crisi dell’industria teutonica, tanto che ieri Cdu, Spd e Verdi hanno trovato un accordo per rimuovere il tetto al debito dalla Costituzione, aprendo la strada a 500 miliardi di investimenti per riconvertire l’automotive in produzione bellica. L’economia, però, è soltanto uno degli ambiti in cui si manifesta la natura germanocentrica del progetto europeo. Un esempio recente arriva dagli ultimi dati sull’immigrazione forniti da Frontex, l’agenzia Ue che vigila sui confini del Vecchio continente. Tutte le rotte migratorie europee registrano un netto calo di ingressi, tranne quella del Mediterraneo centrale, la via diretta verso l’Italia. Nei primi due mesi del 2025, infatti, gli attraversamenti irregolari delle frontiere Ue sono scesi del 25% rispetto all’anno precedente, fermandosi a circa 25.000 individui. Il primato spetta alla rotta balcanica, cruciale per la Germania, con un vistoso calo del 64%. Seguono il corridoio dell’Africa occidentale, sull’Atlantico, in discesa del 40%, e il Mediterraneo orientale - spesso prodromico al raggiungimento dei Balcani e della Germania - con una riduzione degli ingressi del 35%. Bene anche il dato riguardante la Manica (-28%), mentre più contenuta è la diminuzione sulla rotta del Mediterraneo occidentale, tra Spagna e Marocco, con un -2%.Soltanto due rotte hanno segno positivo: quella terrestre dell’Europa orientale, cui contribuiscono le note vicende belliche, e quella del Mediterraneo centrale, cioè gli immigrati che partono dal Nord Africa per arrivare sulle coste italiane. In valori assoluti la situazione per noi non migliora: al primo posto, nonostante il forte calo, rimane la rotta dell’Africa occidentale, con circa 7.200 ingressi sul suolo europeo tra gennaio e febbraio del 2025; subito sotto, però, troviamo il corridoio italiano, con quasi 6.900 sbarchi. A seguire, il Mediterraneo orientale con 6.500, la Manica con 4.400, il Mediterraneo occidentale con 2.100, la rotta balcanica con 1.400 e la frontiera terrestre dell’Europa orientale con 962. Dati piuttosto interessanti, se messi a confronto con il 2024. L’anno scorso, infatti, la rotta italiana aveva registrato un incoraggiante calo del 59%, mentre quella balcanica addirittura del 78%. Le altre, invece, avevano visto tutte incrementare i flussi: +9% la Manica, +18% l’Africa occidentale, +1% il Mediterraneo occidentale, +14% il Mediterraneo orientale e +192% la via terrestre nell’Est Europa. Nei primi due mesi del nuovo anno, però, mentre la rotta balcanica mantiene significative riduzioni negli ingressi - e parallelamente anche l’altra via di primario interesse tedesco, quella del Mediterraneo orientale, ha cambiato nettamente segno e ora si riduce drasticamente -, l’unico Paese a registrare un forte incremento è l’Italia. Insomma, forse i toni un po’ duceschi con cui Olaf Scholz ha affrontato la questione lo scorso settembre - ricordiamo tutti il video al Bundenstag in cui ha fieramente rivendicato il diritto della Germania di decidere chi entra nel suo territorio - sono serviti qualcosa. Oppure, forse, ha pesato il timore che Afd trionfasse alle elezioni dello scorso febbraio. Sta di fatto che, anche sul fronte immigrazione, gli interessi tedeschi sembrano sempre ben tutelati.La rotta del Mediterraneo centrale, dunque, è diventata la seconda più attiva verso l’Ue. Il principale punto di partenza è la Libia, dove - nota Frontex - i trafficanti ricorrono a potenti motoscafi per sfuggire ai controlli. Il costo di una traversata in mare, spiega l’agenzia Ue, varia tra i 5.000 e gli 8.000 euro a persona. I più rappresentati nel corridoio italiano rimangono i cittadini del Bangladesh, i quali spesso sfruttano «accordi formali tra la Libia» e il loro Paese «per entrare legalmente per lavoro» e poi affidarsi agli scafisti. Il quadro, pertanto, è piuttosto fosco: la Libia sfrutta il business dell’immigrazione clandestina attraverso «accordi di lavoro» coi bangladesi, disponibili poi a versare migliaia di euro nelle casse degli scafisti. Contemporaneamente, i giudici italiani bloccano i respingimenti e affossano il Piano Albania (che ambisce proprio a essere un deterrente al traffico di esseri umani) emettendo sentenze che, classificando il Bangladesh - insieme con l’Egitto - come Paese non sicuro, non convalidano i trattenimenti. Intanto, lungo queste rotte le persone continuano a morire: l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) stima 248 vittime in mare tra gennaio e febbraio, dopo le 2.300 del 2024. Quando si giudica l’operato del governo sull’immigrazione - da cui, legittimamente, ci si aspettava di più - bisogna allora tenere a mente il contesto in cui si muove, tra un’Europa germanocentrica che cura gli interessi di Berlino, una rotta piuttosto trafficata e lucrosa per gli scafisti, e una magistratura che ostacola qualunque tentativo di contenimento.
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma (Imagoeconomica)
Il corteo contro lo sgombero del Leoncavallo a Milano (Ansa)
Antonio Decaro (Imagoeconomica)