2024-01-27
I commissari Ilva bussano a Mittal per evitare lo stop degli altoforni
Stabilimento ex Ilva di Taranto (Imagoeconomica)
Chiesti «aggiornamenti urgenti» sugli impianti per garantire la continuità aziendale.La cronologia degli eventi che hanno caratterizzato l’ennesima giornata di passione per Acciaierie d’Italia aiuta a capire quello che da qui a poco potrebbe succedere a Taranto. Si comincia con le prime dichiarazioni del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha sollecitato i commissari di Ilva, la società che è già in amministrazione straordinaria, e il socio pubblico Invitalia «a esperire le dovute interlocuzioni con Acciaierie d’Italia e tutte le azioni necessarie al fine di garantire la continuità produttiva degli impianti siderurgici di Taranto». Cosa volesse davvero dire il ministro lo si è capito qualche minuto dopo, quando gli stessi commissari hanno chiesto ad Acciaierie d’Italia «aggiornamenti urgenti» sullo stato di funzionamento degli impianti degli stabilimenti, sulle iniziative in corso di svolgimento e sulla «necessità di una loro visita ispettiva». Tradotto, vuol dire che il pericolo, a questo punto neanche tanto remoto, è che il socio di maggioranza, il colosso indiano ArcelorMittal che ha una partita in corso con Invitalia che è ancora in minoranza, stia spingendo, o meglio, resti inoperoso, di fronte al lento spegnimento degli impianti. A oggi la situazione è già a scartamento ridotto - c'è stato lo stop all’altoforno 2 e si prepara la fermata delle batterie coke, mentre ad agosto si era fermato l’Afo 1 dell’acciaieria 1, dell’agglomerato e di molti altri impianti. Tutto questo porta a due conseguenze. La prima è lo stato d’allarme. Che è bene descritto dalle parti sociali. «Da alcuni giorni», sottolinea il segretario generale Uilm Rocco Palombella, «stiamo registrando uno spostamento illecito di personale da un impianto all’altro senza un’adeguata conoscenza del lavoro e dei rischi che corre». «Sta accadendo» gli fa eco Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, «esattamente quello che da mesi denunciamo. Tutti gli stabilimenti ex Ilva, da Taranto a Genova, fino a Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Legnaro, sono di fatto fermi con le lavoratrici e i lavoratori in cassa integrazione».La seconda riguarda invece i rapporti tra i due azionisti: un possibile riavvicinamento non è praticabile. Se la condizione minima richiesta dal governo per riaprire i ponti con gli indiani, che comunque andrebbero in minoranza, è che partecipino ai prossimi investimenti, si fa davvero fatica a capire come ci si possa «fidare» di un’azionista che si disinteressa della produzione e non fa nulla per evitare lo spegnimento di ciò che resta degli impianti. Va ricordato infatti che il socio pubblico Invitalia ha inviato una lettera ad Acciaierie d’Italia per chiedere la verifica dei presupposti per avviare le procedure per l’amministrazione straordinaria che contestualmente viene supportata da un prestito pubblico a condizioni di mercato da 320 milioni per garantire l’ordinaria amministrazione. Il decreto varato dal governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale infatti prevede l’avvio dell’amministrazione se l’ad dell’azienda (Lucia Morselli) non ne fa richiesta entro 15 giorni dalla missiva. Durante la scorsa settimana si era molto parlato di una lettera di Mittal al governo per riaprire il dialogo in extremis, ma alla luce della giornata di ieri, come detto, si può ripartire da una certezza: l’accordo lo possiamo escludere dal novero delle possibilità.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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