2024-05-16
La Salis ai domiciliari: così l’Ungheria spegne il megafono di Fratoianni & C.
Il tribunale magiaro ha accolto il ricorso presentato dai legali dell’insegnante: sarà libera su cauzione e indosserà un braccialetto elettronico. E si studia anche un «seggio mobile» per farla votare a giugno.Tanto rumore per nulla, Ilaria Salis esce di prigione. Ieri il tribunale ungherese di seconda istanza le ha concesso i domiciliari a Budapest, quindi l’attivista italiana di estrema sinistra sta per riacquistare una quota fisiologica di libertà dopo un anno e tre mesi di carcere preventivo, con l’accusa di violenza e lesioni nei confronti di alcuni manifestanti durante un corteo pacifico nella capitale magiara. Il processo è in corso e la militante monzese dei centri sociali, che rischia 11 anni, potrà seguirlo da imputata in semilibertà. Condizione raggiungibile quando avrà pagato la cauzione di 40.000 euro; unica restrizione, il braccialetto elettronico che dovrà portare per consentire alla polizia di verificare che non violi la legge.Si avvia verso una soluzione civile uno dei casi politici più chiassosi degli ultimi mesi, cominciato quando la detenuta fu trascinata in aula di giustizia per due volte con gli schiavettoni in primo piano e una sorta di guinzaglio, suscitando l’indignazione collettiva. Per sfruttare politicamente il clamore mediatico, in un primo tempo fu Elly Schlein a decidere di candidarla alle Europee, ma una sorda ribellione dei colonnelli all’interno del partito (le avevano mostrato la fedina penale della maestra, con 4 condanne e 29 segnalazioni ai commissariati) costrinse la segretaria dem alla retromarcia.Così Salis è stata invitata a salire sul carro dell’Alleanza Verdi Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che l’hanno messa in lista - capolista al Nordovest e seconda nelle Isole - sperando di trasformarla in martire della «democratura fascista» di Viktor Orbán. Lei, eroina antifa perseguitata dalle destre. Lei, vessata solo per avere aggredito tre reprobi neonazisti (dettaglio che sempre depenalizza a sinistra ogni potenziale reato). Lei, Carola Rackete brianzola dei diritti universali contro l’ombra nera che percorre l’Europa. Narrazione così deliziosamente radical. Ma con il provvedimento di ieri i geniali giudici ungheresi del Riesame, digiuni di melodrammi italiani, hanno ottenuto due risultati con una sola mossa: hanno mandato Ilaria a casetta sul Danubio e la campagna elettorale della sinistra gruppettara a farsi benedire.«Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare», ha detto all’agenzia Ansa il padre, Roberto Salis. «Non è ancora fuori dal pozzo ma sarà sicuramente molto bello riabbracciarla dopo 15 mesi, anche se, finché è in Ungheria, io non mi sento del tutto tranquillo». Sulle modalità, ecco l’avvocato Gyorgy Magyar: «La Corte d’appello ha accettato il nostro ricorso, lei ha garantito che non scapperà e porterà il braccialetto elettronico. Il tribunale aspetta soltanto il saldo della cauzione; a questo punto invito i famigliari a pagarla velocemente».L’obiettivo finale è quello di agevolare il suo trasferimento in Italia. La Farnesina avrebbe già chiesto all’omologo ufficio ungherese di entrare in possesso della documentazione per poter applicare in casa le misure in atto, secondo una norma del Consiglio europeo del 2009 che regola il «reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare». Esiste, però, un vulnus da superare: Salis non sta scontando la pena dopo una condanna definitiva e la giurisprudenza in materia non sarebbe univoca.Secondo una legge non scritta in vigore nel nostro Paese, è subito partito il rimpallo dei meriti. Da tempo il ministero degli Esteri e l’ambasciata lavoravano in silenzio per ottenere il risultato, ma proprio Fratoianni e Bonelli, ieri, hanno dichiarato che «questo obiettivo si deve innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia Salis». Il successo governativo è accolto con malcelato fastidio a sinistra, quindi giustamente evidenziato dal vicepremier Antonio Tajani: «Bene, i domiciliari erano ciò che volevamo dall’inizio. Il merito è dell’azione sinergica di Farnesina e ambasciata a Budapest, che hanno lavorato intensamente senza fare propaganda e senza rulli di tamburi. Io sono garantista, speriamo che Ilaria Salis possa essere assolta e tornare prima possibile in Italia. Ora potrà votare tranquillamente».La frase si riferisce all’ultima tempesta in un bicchier d’acqua, quella relativa al diritto di voto della pasionaria. Il tema era stato sollevato dal papà Roberto: «Mia figlia è candidata ma non può votare, ecco un altro diritto negato», aveva tuonato irritando non poco (a proposito di ruoli proattivi) le autorità di Budapest. Il portavoce del governo, Zoltan Kovacs, aveva precisato: «Basta strumentalizzazioni. La norma stabilisce che ai detenuti sia data l’opportunità di esercitare questo fondamentale diritto democratico».L’ipotesi più probabile è quella dell’uso di un seggio mobile; un addetto del consolato è pronto a recarsi all’abitazione dove Salis sconterà i domiciliari per farla votare. Servirà, comunque, una deroga perché la legge per il voto all’estero prevede che la richiesta sia pervenuta almeno 80 giorni prima dell’apertura dei seggi. Poi tutto dipenderà dal responso delle urne il 9 giugno. Se sarà eletta, la maestra che detesta il sistema al quale chiede di essere tutelata (un classico dei rivoluzionari 2.0), otterrà l’immunità parlamentare. E recupererà i 40.000 euro in un amen.
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Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)