2022-01-23
Il virus si è diffuso in tutto il mondo a causa dei ritardi del governo Conte
La Cina tenne colpevolmente nascosti i primi contagi, ma li arginò subito. In Italia, invece, la proposta di chiudere le frontiere fu tacciata di razzismo. E il lockdown fu imposto solo dal 10 marzo, con già 630 morti.All'interno infografiche.Voi credete che responsabile della diffusione della pandemia nel mondo sia stata la Cina. Ricredetevi, perché siete vittime di una leggenda metropolitana. Responsabile della diffusione della pandemia nel mondo è stata l’Italia. Nel seguito misurerò la gravità della situazione dai decessi o dai decessi per milione d’abitanti a seconda che si sia all’inizio della pandemia, quando il danno era localizzato o a epidemia avanzata, quando il danno era spalmato sul mondo. Considerare i casi anziché i decessi non va bene per vari motivi, tra i quali: i casi dipendono dal numero di test (se non si fanno test non ci sono casi); la presenza degli asintomatici non testati complica l’analisi; inoltre, il vero danno è la morte, l’unica circostanza senza rimedio.Intanto non devono esserci equivoci sulla pesante responsabilità cinese, non tanto perché è lì che nacque, in un modo o nell’altro, il virus, ma soprattutto perché i cinesi, da bravi comunisti, tennero nascosta la cosa. Mi rammenta a questo proposito il comportamento dei comunisti sovietici quando tennero nascosto per settimane il disastro di Chernobyl, che fu un disastro comunista prima che nucleare. I cinesi si accorsero del primo caso all’inizio di dicembre 2019 e, col senno di poi, si sa che ce n’era stato uno già a metà novembre. Se la prima scintilla fu in Cina, va però detto che lì seppero spegnere l’incendio in poche settimane. Al 29 febbraio 2020 v’erano nel mondo 3.000 morti, di cui 2.900 in Cina: fino ad allora, quindi, la questione era quasi esclusivamente cinese. Ma la Cina seppe affrontarla rapidamente. Intanto, già dal 23 gennaio - quando aveva cumulato «solo» 17 morti - imponeva un ferreo lockdown nella regione colpita. Agirono tempestivamente, tant’è che in meno di tre mesi azzerarono i decessi. Condizione necessaria affinché un lockdown abbia speranza di successo è la tempestività dell’azione: pochi giorni di ritardo possono essere fatali.!function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");Senza discutere i dettagli perché non abbiamo spazio, possiamo riassumere dicendo che gli altri Paesi asiatici agirono in modo simile, come si vede dai risultati a oggi: con una media mondiale di decessi per milione d’abitanti pari a 700, quelli in Asia sono 100, ma in America sono 2.800 (Sud) e 2.100 (Nord), come 2.100 sono in Europa (ma oltre 2.300 in Italia). Per farla breve, durante tutto il suo corso, la pandemia è stata una questione, di fatto, principalmente americana ed europea. Massimamente italiana. Al 19 marzo 2020 i morti nel mondo erano saliti a 10.000, di cui 3.300 in Cina e 3.400 in Italia: la piccola Italia superava l’enorme Cina e, al netto della Cina, sull’Italia pesava un danno pari a quello di tutto il resto del mondo. Abbiamo già dimostrato che il nostro lockdown non ha salvato neanche una vita. Dal confronto con la Svezia che, senza imporre restrizioni, cumulò gli stessi danni di quei Paesi che invece le imposero, deducevamo la cosa fin dall’aprile 2020. E fin da allora ipotizzavamo che le nostre restrizioni furono prese con almeno due settimane di ritardo. Per comprendere il ruolo cruciale che ha avuto l’Italia nella diffusione della pandemia, dobbiamo tornare all’11 marzo 2020, quando il governo giallorosso di Giuseppe Conte pubblicava il decreto «Io resto a casa». Al 10 marzo 2020 v’erano stati in Europa 720 morti, ma di questi 630 erano solo in Italia. Se l’Italia si fosse comportata tempestivamente come la Cina e gli altri Paesi asiatici, forte dell’esperienza cinese, avrebbe dovuto imporre quelle severe restrizioni già dal 20 febbraio, quando i casi confermati erano già 20, e comunque non oltre il 25 febbraio, quando i morti confermati erano già 10 (e in Europa erano tutti nostri). Non è, questo, senno di poi: è quel che altri (cioè i Paesi asiatici) fecero e noi per insipienza del governo di allora non abbiamo fatto. Non dobbiamo dimenticare l’atmosfera «scientifica» di allora: mentre i Paesi asiatici chiudevano tutto già in gennaio, il sindaco di Firenze lanciava l’hashtag #io abbraccio-un cinese, quella di Roma lasciava decidere agli stessi cinesi che alla fine delle vacanze di fine anno tornavano dal loro Paese se andare o no a scuola, quello di Milano dichiarava che sarebbe andato nel quartiere cinese Sarpi a consumare le proprie colazioni. E Matteo Salvini, che invocava la chiusura dell’Italia ad ogni ingresso, veniva chiamato «speculatore» da Maurizio Martina, «sciacallo» da Davide Faraone, e «poveraccio» da Andrea Orlando. !function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");E gli altri Paesi europei e l’America? Anch’essi brancolavano nel buio, ma il loro più grave errore fu imitare l’Italia. Quando questa entrava in lockdown, negli altri Paesi i morti si contavano sulle punta delle dita a fronte dei 1.000 in Italia: il problema era ancora solo italiano. E ha continuato a essere tale per le prime tre settimane di marzo. Insomma, prima l’Italia e poi, a imitare l’Italia, Europa e Americhe, chiusero la porta della stalla quando ormai le vacche erano scappate. E, ancora oggi, la questione è essenzialmente americana, europea, massimamente italiana. La pandemia nel mondo ha un nome: governo giallorosso di Conte e Speranza.