2020-03-20
Il Viminale ha un piano: spargere immigrati
Il virus non risparmia i centri di accoglienza, che diventano vere e proprie bombe batteriologiche. Il ministro dell'Interno svela a «Repubblica» il suo disegno per alleggerire la pressione, ovvero sparpagliare gli extracomunitari nei piccoli paesi.Per fortuna che c'è Luciana Lamorgese. Lei non sbraita come Matteo Salvini, lei non fa polemiche, non alza i toni. Nel silenzio interrotto soltanto dal macinare delle meningi che si spremono, Luciana Lamorgese elabora soluzioni ai grandi problemi che affliggono la nazione. Prendiamo il caso dei migranti. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, a Milano e in provincia di Monza e Brianza sono stati riscontrati i primi casi di contagio da coronavirus all'interno di centri di accoglienza. Sia varie associazioni che si occupano della gestione degli aspiranti profughi sia - addirittura - esponenti politici di sinistra hanno fatto presente che servirebbe un piano immediato per mettere in sicurezza le varie strutture. Come ricordava ieri Il Manifesto, «sono 85.324 i migranti inseriti nel circuito italiano: 254 negli hotspot, 62.650 nei Cas, 22.420 nei centri Siproimi (ex Sprar). La cifra più alta è nell'epicentro del Covid-19, la Lombardia: 9.898 nei Cas e solo 1.998 nei Siproimi». Immaginatevi che cosa accadrebbe se il contagio si diffondesse anche solo in alcuni dei principali centri. Sempre Il Manifesto riportava la testimonianza del consigliere comunale bolognese Emily Clancy: «Ci risulta», ha detto, «che al Cas di via Mattei non sia ancora stata fatta la sanificazione, non siano disponibili le mascherine per i migranti che mangiano ancora nella mensa comune e dormono in camere da dieci letti». La situazione è analoga - se non peggiore - in varie altre realtà sparse per l'Italia. Per altro, come molti sui social notano già da giorni, gli immigrati certo non restano parcheggiati nei centri. Anche perché, non trovandosi in prigione, non sono obbligati a farlo. Molti di loro - a Roma e Milano soprattutto - lavorano come rider, nella grande maggioranza dei casi privi di qualunque dispositivo di sicurezza. A denunciarlo è persino la Cgil: «Questi lavoratori, collegati a diverse piattaforme, stanno operando quotidianamente sprovvisti di dispositivi di sicurezza individuale, senza cioè guanti, mascherine filtranti e soluzioni idroalcoliche idonee alla disinfezione», ha scritto Laura Tosetti del sindacato rosso. «Eppure sono quotidianamente esposti al contagio, visto che sono chiamati a rapportarsi con persone di cui non conoscono le condizioni di salute. A loro volta, inoltre, potrebbero involontariamente costituire una fonte di diffusione del contagio per i clienti». Poi, ovviamente, ci sono i migranti che non lavorano e che se ne vanno bellamente a zonzo per le città, ignorando i divieti. Infine, c'è l'ultimo problema, niente affatto secondario: i nuovi arrivi di irregolari. Come ha raccontato Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia, al nostro giornale, al confine tra Italia e Slovenia sono stati posizionati 1.000 militari per controllare il confine. Ma a Sud non ci sono barriere. A Lampedusa nell'arco di una settimana sono arrivate circa 150 persone. Ong come Mediterranea hanno bloccato le operazioni, ma altre (ad esempio Open Arms) scalpitano per ripartire. E, in ogni caso, gli arrivi in autonomia tramite barchini non si fermano. Ora, di fronte a tutto questo, in considerazione della devastante emergenza che stiamo vivendo, dal ministero dell'Interno ci saremmo aspettati una pronta reazione. Invece Luciana Lamorgese è rimasta in silenzio. Però si è spremuta le meningi e, con settimane di ritardo, ha condiviso con Repubblica qualche pensiero. Il quotidiano progressista - dopo approfondito colloquio con il Viminale - ci ha informato che «c'è un altro nodo spinoso sul quale il ministero dell'Interno non intende lasciarsi cogliere impreparato, ed è quello dei centri di accoglienza per migranti». Beh, forse per non farsi cogliere impreparati è un po' tardi, ora non resta che sperare in Dio e augurarsi che il contagio non si diffonda. Ma aspettate che non è finita. «Proprio per evitare che eventuali contagi possano rendere queste strutture bombe epidemiologiche», dice Repubblica, «il Viminale sta studiando un piano di alleggerimento dei centri individuando, con i prefetti, altre strutture dai piccoli numeri in cui poter trasferire parte dei migranti». Cioè, con clamorosa lentezza, ormai nel pieno dell'emergenza, il progetto della Lamorgese è quello di spargere gli stranieri in giro per i Comuni italiani? Se non fosse un dramma, sembrerebbe uno scherzo. Sono gli stessi operatori a far presente che è difficile controllare gli stranieri nelle strutture, e il Viminale pensa bene di mandarli qua e là, magari in paesi dove possano girare tranquilli senza controlli? Quanto agli sbarchi, a quanto pare il ministero non ha nulla da dire: lasciamo tutto al buon cuore delle Ong. Se vorranno fermarsi, bene, altrimenti avanti con il servizio taxi. Così potranno entrare altri stranieri pronti per essere mandati su e giù per l'Italia, nei «piccoli centri». Grande, grandissima idea. Ah, per fortuna che c'è la Lamorgese. Poche parole, ma quanti fatti...