2023-06-18
«Il terrorista di Annecy è islamico. La conversione cristiana è falsa»
Gli inquietanti retroscena sull’attacco all’arma bianca in cui sono rimasti feriti anche quattro bambini. Forse in Italia un presunto jihadista scappato dalla Svizzera dopo l’attentato nel Sud della Francia.Arrivato in Svizzera, al confine con l’Italia, aveva presentato richiesta di asilo. Shady A.M., 37 anni, siriano, però, inspiegabilmente ha fatto perdere le sue tracce. Ai controlli delle autorità svizzere è risultato portarsi dietro una segnalazione per attività terroristiche dalla Francia e una ricerca per terrorismo dalla Grecia. Ora è uccel di bosco e non è da escludere che si sia rifugiato in Italia, dove è arrivato l’alert. La coincidenza: Shady, entrato in Svizzera il 7 giugno, è sparito dopo l’attentato di Annecy, città alpina della Francia sudorientale. Lì l’8 giugno un trentunenne, anche lui siriano, identificato prima come Abdalmasih H., e poi come Abd El-Messih Hanoun, ha accoltellato due adulti e quattro bambini all’interno di un parco. Le vittime sono un fratello e una sorella di due e tre anni, un bambino olandese di 22 mesi e una bambina inglese di tre anni. Dei due adulti feriti, entrambi uomini, uno avrebbe 78 anni ed è ricoverato in gravi condizioni. Quest’ultimo è stato ferito casualmente dal fuoco aperto dai poliziotti per immobilizzare l’attentatore.Si tratta di un uomo che appare nelle immagini dell’attacco con uno zaino sulle spalle e che insegue Abdalmasih H. per i quattro minuti dell’azione e della fuga, fino all’arrivo degli agenti che lo hanno immobilizzato. Le cronache hanno riportato che, mentre accoltellava i bambini e si aggirava nel parco alla ricerca di vittime, avrebbe gridato «In nome di Gesù», mostrando una medaglia che aveva appesa al collo, forse il crocifisso, che gli è stato poi trovato al momento dell’arresto.Allarme inascoltatoL’uomo, prima di chiudersi nel silenzio, ha detto di essere «un cristiano di Siria» e ha raccontato di venire da al-Hasakah, città che ha una comunità cristiana importante, e che era riuscito a passare il confine per raggiungere la Turchia, dove ha conosciuto la sua futura moglie, anche lei siriana, con la quale è poi andato in Svezia. Al Mail on Sunday, la donna, che oggi ha la nazionalità svedese, ha detto di aver avvertito mesi prima dell’attacco le autorità francesi e svizzere (Paesi nei quali aveva chiesto asilo politico) della pericolosità del marito, ma è stata ignorata. I due hanno divorziato dopo che il marito, otto mesi fa, ha improvvisamente lasciato la casa di famiglia. È stato un amico della coppia, che vive vicino a Göteborg, in Svezia, a rivelare quando l’attentatore aveva lasciato la moglie e la figlia di tre anni, aggiungendo di sapere che era stato subito dopo che gli era stata rifiutata la cittadinanza svedese. Ma come mai gli svedesi, che sono da sempre molto generosi nel rilasciare permessi di soggiorno e accogliere rifugiati e migranti di ogni tipo, ai quali concedono poi la nazionalità, si sono rifiutati di aiutare Abd El-Messih Hanoun? Gli uffici preposti al rilascio della cittadinanza svedese, dopo una serie di approfondimenti sui documenti presentati dal trentunenne, hanno ritenuto che sulla sua identità non vi fossero certezze. E da qui il diniego da parte delle autorità che, mentre era in corso l’esame della domanda di naturalizzazione, lo hanno anche denunciato per truffa: avrebbe cercato di accumulare sussidi e ne aveva chiesti troppi contemporaneamente. In realtà un buon colpo gli era riuscito. E infatti la circostanza appare come davvero strana. Con gli stessi documenti gli era stato concesso un permesso di soggiorno nel 2013, mentre dal 2017 ha cercato di ottenere la nazionalità che lo avrebbe aiutato a trovare un lavoro stabile, magari come infermiere, visto che insieme alla ex moglie aveva frequentato un corso di scienze infermieristiche. E si arriva alla domanda di asilo in Svizzera, poi ritirata senza dare spiegazioni. E a quella in Francia, che non è stata presa in considerazione, visto che la Svezia gli aveva già concesso l’asilo. la presunta folliaSua madre dice che il figlio è impazzito e che soffriva di una grave depressione: «Mia nuora mi diceva che non stava mai bene, sempre depresso, con pensieri cupi, non voleva uscire di casa, non voleva lavorare». Lei ha un’idea differente sul mancato accoglimento della domanda per la nazionalità: «Non gliela diedero per via del suo lavoro di prima, nell’esercito siriano. È questo, probabilmente, che lo ha fatto impazzire». E quindi si scopre che Hanoun non era un semplice cittadino siriano, come hanno raccontato le cronache. Era un militare, che nel 2012, secondo un suo amico che ha parlato alla stampa francese, «riuscì a sopravvivere a un attacco jihadista: Hanoun e la sua unità sono stati attaccati da un gruppo jihadista ed è l’unico sopravvissuto della sua squadra. Poco dopo è fuggito in Turchia ed è rimasto in un campo profughi prima di raggiungere la Svezia». Il resto della sua storia la conosciamo.L’uomo che dice di chiamarsi Abd El-Messih Hanoun ora, però, rischia l’ergastolo. E nonostante la grave accusa non parla con gli inquirenti. È stato trasferito dal centro carcerario di Aiton (Savoia) all’unità ospedaliera appositamente attrezzata di Vinatier a Bron, vicino a Lione. Chi invece ha parlato con le autorità francesi sono alcuni rifugiati siriani in Germania e in Svezia, non collegati tra loro, che dicono che l’uomo che accoltella i bambini nel video diventato virale non si chiama Abd El-Messih Hanoun, ma è un rifugiato siriano di nome Selwan Majd di al-Hasakah che, secondo i loro racconti, «si era recato in Turchia con documenti falsi, dove aveva incontrato una donna alla quale aveva fatto credere di essere un musulmano convertitosi al cristianesimo».Uno stratagemma previsto dalla religione islamica, denominato taqiyya, che, nella tradizione islamica (a partire da quella sciita), permette di occultare o, perfino, rinnegare in pubblico la propria fede, non praticando i riti obbligatori previsti, per poter dissimulare l’adesione a un altro gruppo religioso. Al momento quindi, fino in fondo, non è ancora possibile sapere chi sia davvero quest’uomo che ha commesso il crimine indossando una croce e affermando di essere un cristiano. Così come non si sa se davvero era nell’esercito di Bashar al-Assad o in qualche milizia jihadista. Tuttavia, quello che sappiamo e che abbiamo scritto più volte è che, purtroppo, le autorità europee hanno acquisito molte informazioni false registrate sia dagli stessi rifugiati che dalle autorità turche. E così migliaia di persone si sono infiltrate nei Paesi europei e sono diventate cellule dormienti pronte a preparare attentati. Di certo il livello di allerta deve essersi innalzato in tutta Europa. Allarme rossoLe azioni dimostrative si sono moltiplicate. E dietro a quelle che vengono etichettate e liquidate, forse troppo velocemente, come le azioni di folli, potrebbe nascondersi qualcosa di più inquietante. All’inizio di questa settimana, a Nottingham, nel cuore della città, tre persone (due erano studenti universitari) sono state uccise a coltellate e lasciate per strada in pozze di sangue. Con una classica tecnica jihadista, usata peraltro in innumerevoli attentati nei quali la pista terroristica è stata accertata. E a far ricondurre subito l’azione di Nottingham a una matrice terroristica è anche la seconda fase dell’operazione. L’uomo, dopo l’attacco all’arma bianca, è salito su un furgone e ha investito tre passanti, che sono rimasti feriti. Una testimone, Lynn Haggitt, ha raccontato ai giornalisti di aver visto tutta la scena, da quando il furgone bianco si è fermato accanto a lei alle 5.30 del mattino. Poi ha visto il conducente guardare nello specchietto e scorgere un’auto della polizia che si avvicinava lentamente da dietro a luci spente. Il furgone a quel punto è partito a tutto gas e ha investito un uomo e una donna all’angolo della stessa strada: «È andato dritto contro di loro, non si è nemmeno preoccupato di girare», ha riferito Haggitt, «e la signora è finita sul marciapiede». Poi il furgone ha fatto retromarcia e si è diretto a tutta velocità verso un’altra strada con le auto della polizia che lo inseguivano. Finché la caccia all’uomo non è finita.Le autorità britanniche l’hanno fermato e identificato: Valdo Amissao Mendes Calocane, ex studente di ingegneria meccanica a Nottingham originario della Guinea Bissau. Ma non l’hanno incriminato per le violazioni della legislazione sul terrorismo. Le indagini, sebbene condotte dalla Nottinghamshire police in tandem con l’antiterrorismo nazionale britannico, sembrano puntare a raptus di follia. Dalle indagini sono emerse rivelazioni su turbe psichiche delle quali in passato avrebbe sofferto Calocane. Anche se la metodologia usata durante l’azione lascia ancora molti dubbi sulla piega che ha preso l’inchiesta inglese.
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