2022-10-01
Il sostegno di Bruxelles al turismo: riempire gli hotel di profughi ucraini
Assurda risposta di Thierry Breton alla richiesta di aiuti al comparto italiano, fiaccato dall’assenza di visitatori russi. Per il commissario infatti, per recuperare le perdite, agli alberghi basta accogliere chi scappa dalla guerra.«Ma come? Uno sogna sodo una vita per sentirsi dire questo?». È ciò che ho pensato leggendo la surreale risposta a un’interrogazione rivolta al commissario europeo per il Mercato interno e i servizi Ue, il francese Thierry Breton. Si parla di turismo, di guerra e di Russia e la sintesi della risposta è: perderete turisti? Sì, ma tranquilli: guadagnerete profughi. Il sogno - invece - è quello europeo: l’Europa «è un sogno» e come al solito ogni volta che c’è una crisi, quindi praticamente sempre, «l’Europa si trova di fronte ad un bivio», come scriveva Mario Giordano mesi fa. Sempre ad un bivio: praticamente un labirinto. Il virgolettato iniziale è invece un mio ricordo di infanzia: un vecchio numero di Topolino (quanto darei per riaverlo!). Così si scagliava il mastodontico consigliere comunale di Paperopoli contro il povero tesoriere che annunciava con mestizia come le casse comunali fossero vuote anche per i loro stipendi: «Ma come? Uno parla sodo una vita per sentirsi dire questo?». La cronaca è questa. L’europarlamentare leghista Rosanna Conte, in forza dell’articolo 138 del regolamento del Parlamento europeo, prende carta e penna e scrive a Breton, che sarebbe commissario europeo per il Mercato interno e dei servizi. Conte (Rosanna, non Giuseppi: sottolineiamolo ancora per scrupolo) rileva giustamente come «le sanzioni avranno ricadute importanti sul settore del turismo, già fortemente indebolito dalla pandemia. Da almeno 30 anni i russi sono tra i maggiori visitatori dell’Italia con una capacità di spesa molto più alta degli altri turisti». Le cifre sciorinate dall’eurodeputata sono impressionanti. «Dal 2009 al 2014 il numero dei soggiorni di turisti russi in Italia è passato da 3,5 milioni a 8 milioni, mentre la spesa è aumentata da 600 milioni a circa 1,3 miliardi di euro». Tutte statistiche che trovano conforto nei numeri e nelle cronache degli ultimi anni. Questa una nota Agi del 2013, prima del vertice fra l’allora premier Enrico Letta e il cattivissimo Putin: «Il vertice intergovernativo italo-russo del prossimo 26 novembre a Trieste, il primo dal 2010, si svolge nell’anno che vedrà l’interscambio tra i due Paesi raggiungere i massimi storici, confermando l’Italia secondo partner commerciale della Russia in Europa. Stando ai dati Istat, nei primi sei mesi del 2013 l’interscambio tra Italia e Russia è cresciuto del 15,9%, più che con qualsiasi altro Paese Brics». Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata. Prima la «rivoluzione arancione» che destituisce il neoeletto premier ucraino filorusso Janukovich. Quindi l’annessione della Crimea alla Russia. L’interscambio Russia-Italia scende dai 28 miliardi di allora ai circa 16 del 2020: quasi dimezzato, prima di risalire a 21 miliardi nel 2021. Ma è solo un’illusione ottica dovuta all’esplosione del prezzo del gas verificatasi già a partire nella seconda metà dell’anno scorso.Rosanna Conte chiede dunque se la Commissione «…intende destinare una linea specifica dell’attuale bilancio a sostegno degli operatori turistici colpiti dalle suddette sanzioni e quali altre misure, incluse agevolazioni fiscali e deroghe per favorire la ripresa economica del settore». Semplice, no? Uno normale si aspetterebbe la classica risposta di circostanza: «Vedremo, valuteremo, ci riuniremo, ci penseremo, faremo uno studio di fattibilità bla bla». Sì, insomma, le solite risposte di cortesia che non si negano a nessuno; neppure ai più fieri avversari. Come appunto l’eurodeputata leghista. E invece no. La risposta è stupefacente come una sostanza venduta sottobanco da un pusher qualsiasi: «Le sanzioni sono tra le risposte più visibili, dirette e potenti (sic, ndr) dell’Ue all’attacco brutale e non provocato della Russia all’Ucraina», scrive Breton nella sua lettera. Per poi confermare come «non esista una linea di bilancio specifica per il turismo»: cosa di cui non avevamo dubbi, sia chiaro. Quindi il commissario sottolinea come siano stati «stanziati 184 milioni di euro per programmi dedicati». Sì, tutto apprezzabile. Ma sono finanziamenti, ovvero debito che per definizione deve essere restituito. Qui si sta parlando di ricavi che sono venuti meno, e che non possono ovviamente essere sostituiti da debito. Comunque, ben vengano. Così a occhio sembrerebbero cifre inadeguate già solo per un’economia come quella italiana. Figuriamoci per l’intera Europa. Ma la perla arriva di lì a breve. Anzi, più che una perla, un diamante incastonato in un gioiello di risposta. Vale la pena riportarla testualmente: «Inoltre l’azione di coesione per i rifugiati in Europa viene utilizzata per sostenere gli alberghi che offrono un alloggio a lungo termine ai rifugiati ucraini». Avete capito bene? Non avrete più turisti, ma rifugiati. Parrebbe di capire che dovremmo intrupparci in ogni tipo di guerra pur di avere rifugiati con cui riempire stanze vuote perché i turisti non arriveranno più. Questa, in sintesi, la risposta di Breton. Il sogno europeo si rivela per ciò che è e che è sempre stato: un incubo.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».