2018-09-04
Il solito Macron gioca sporco contro di noi
Matteo Salvini svela ciò che tutti sanno: «Parigi mette a rischio il Nord Africa per i propri interessi». Tra gli agitatori spicca infatti Salah Badi, pedina di Nicolas Sarkozy durante la caduta di Mohammar Gheddafi. Il piano è chiaro: espellerci dal Paese per accaparrarsi il petrolio.Matteo Salvini ha detto quello che tutti sanno. Dietro l'attuale destabilizzazioni in libia c'è Parigi. «Sono convinto che dietro ci siamo qualcuno. La Francia mette a rischio il Nord Africa per i propri interessi». Anche se al ministro dell'Interno il tema di una eventuale guerra in Libia (si è detto contrario) non compete direttamente, in qualità di vicepremier ha la competenza per mettere il dito nella piaga. C'è un Paese europeo che per mire individuali mette a repentaglio la stabilità del Nord Africa, del Mediterraneo e dell'Europa. L'obiettivo di Emmanuel Macron è quello di portare avanti in maniera più scientifica ciò che nel 2011 ha iniziato Nicolas Sarkozy e nel 2013 proseguito il governo di François Hollande con le operazioni militari in Mali. La strategia prevede l'espulsione degli italiani dalla Libia. Per Parigi il futuro governo libico (tutti, sia francesi che americani o egiziani concordano ormai che il Paese debba riunificarsi) dovrà scegliere un solo interlocutore. Ovviamente non dovrà essere in alcun modo Roma. Il motivo è almeno duplice. Quando il Paese tornerà a esportare greggio a pieno ritmo, per Macron spetterà a Total gestire i nuovi rapporti economici. I ritorni miliardari saranno destinati alla ricostruzione. E le aziende che puntano agli appalti dovranno essere francesi. La logica è semplice. E non cambia se la vogliamo allargare al Magreb. Da qui la necessità ancor più radicata di espellere l'Italia. I primi sentori si sono avuti quando il governo di Niamey, in Niger, ha ripetutamente definito inopportuna la presenza dei 400 militari italiani. A maggio ad alzare la tensione è stata la Tunisia, la quale ha fatto sapere che l'invio di 60 uomini italiani, nell'ambito della missione Nato, non è né necessario né gradito. Il supporto italiano nella costituzione di un comando di brigata (richiesto inizialmente dal governo tunisino) e il rafforzamento delle capacità interforze nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo in Tunisia, è così venuto meno. Nonostante i 5 milioni di euro con cui la missione era già stata finanziata. Basta dunque unire i puntini per capire che l'Italia è stata costretta settimana dopo settimana a battere in ritirata. La strategia francese in atto è chiaramente sintetizzata in un documento reso pubblico prima dell'estate dall'Institut Montaigne a firma di Hakim El Karoui, consulente tecnico di Macron sui temi dell'islam. In sette pagine il filosofo economista (a lungo inquadrato in banca Rothschild) traccia la linea di crescita della Francia verso il Sud. La premessa spiega che negli ultimi anni Parigi ha perso smalto, influenza e di conseguenza lucidità nella propria strategia. Di conseguenza El Karoui suggerisce di attivare tre linee operative. La prima prevede lo sviluppo economico di territori come il Niger e il Mali, con i quali sarebbe bene chiudere un accordo simile a quello che l'Ue ha stipulato con la Turchia. Denaro in cambio di gestione dei migranti. In sostanza, la Francia in rappresentanza dell'Ue, dovrebbe fornire sostegno economico ai governi del Sahel per trattenere i flussi di immigrati. Il secondo pilastro è di lungo respiro e prettamente economico. Dopo aver smantellato l'Ufm, unione per il Mediterraneo, la Francia mira a creare organizzazioni bilaterali che stringano rapporti su singole tematiche industriali (turismo, automotive, aerospazio) fino a raggiungere l'ipotesi di unificare gli scambi commerciali con una valuta simile al franco Cfa. Infine c'è il tema della sicurezza. Il terzo pilastro è anche il primo obiettivo da raggiungere in un arco temporale che non dovrebbe superare - a detta del consigliere di Macron - il 2018. L'ex banchiere franco tunisino mette nero su bianco la necessità di rafforzare il rapporto tra intelligence francesi e magrebine e soprattutto ricostruire la struttura di quella di Tunisi che dopo la primavera araba è andata distruggendosi progressivamente. «L'Algeria deve essere convinta ad approcciare la cooperazione geografica e servono altri sforzi per unificare l'intelligence libica». Unificare l'intelligence libica significa in poche parole eliminare il governo di Serraj, l'unico che intrattiene scambi di intelligence con l'Italia. Non è sicuramente un caso se a soffiare benzina sul fuoco di Tripoli è un nome che riporta la memoria ai fatti del 2011. Salah Badi la scorsa settimana ha annunciato di voler prendere il controllo della capitale e di conseguenza detronizzare Serraj. Badi sostiene la cosiddetta Settima brigata e le milizia legate al Fronte Sumoud già note alle cronache del 2014 quando sferrarono un violento attacco al governo in carica a Tripoli. Ma soprattutto il nome di Badi riporta alla Francia di Sarkozy. Il militare ha avuto un ruolo di primo piano nell'abbattimento di Mohammar Gheddafi nel 2011. Dal 2013 al 2015 il leader che fa base a Misurata si sarebbe allontanato da Parigi per avvicinarsi, ma non abbiamo prove confermate, agli estremisti di Ansar Al Sharia. Nel 2014 quando organizzò l'attacco a Serraj, Badi trascorse un po' di tempo ad Ankara. Ora potrebbe essersi di nuovo avvicinato a Parigi. Tanto più che il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, rema nella stessa direzione. La Francia di Macron sta giocando sporco, contro di noi e contro gli equilibri europei. Purtroppo sta raggiungendo i suoi obiettivi.Il governo italiano, portando avanti la strategia di Marco Minniti, si è infilato in un vicolo cieco. Resta solo da capire che posizione prenderanno l'Egitto e gli Stati Uniti. Questi ultimi, l'altro ieri, hanno annunciato di voler riorganizzare tutte le forze speciali presenti in Magreb e dislocare in Niger un migliaio di uomini per gestire una base di droni in via di costruzione. Gli Usa voglio militarizzare l'area, vedremo se Donald Trump porterà i militari anche in Libia.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)
Il ministro degli Interni tedesco Alexander Dobrindt con il cancelliere Friedrich Merz (Ansa)
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