2024-06-13
Il soccorso ecologista alla Von der Leyen mette il veto sull’Ecr Il Ppe prende tempo
I Verdi: «Pronti a sostenerla». La presidente: «Serve una larga coalizione». Intanto i Conservatori raggiungono quota 77.Nell’Europa che è andata inequivocabilmente a destra, le trattative tra i partiti che dovranno portare alla scelta del nuovo leader della Commissione potrebbero offrire il più grande dei paradossi. E cioè che dopo un pronunciamento netto dei cittadini dell’Unione contro le politiche ideologiche del Green deal, dalle quale la stessa Ursula von der Leyen ha preso le distanze nell’ultima fase della legislatura, possano aumentare le chance di vedere i Verdi dentro la maggioranza. Per ora, come in tutte la trattative politiche in fase di avvio, prevalgono le strategie di posizionamento e i veti incrociati. Resta il fatto, però, che nella giornata di ieri a proporsi apertamente come puntello della maggioranza uscente sia stata proprio la presidente dei Verdi, Terry Reintke, seguita dallo spitzenkandidat Bas Eickhout, che si è detto «pronto ad assumersi questa responsabilità e ad aprire le trattative». Quest’ultima ha infatti avuto un faccia a faccia di circa mezz’ora con il leader del Ppe, Manfred Weber, al termine del quale ha dichiarato di essere disposta a mettere i 53 voti da lei controllati a disposizione della Von der Leyen, aggiungendo però che tale possibilità dovrà essere subordinata a un preciso impegno da parte della presidente per la prosecuzione delle politiche green e all’esclusione di qualsiasi componente riconducibile a Ecr dalla maggioranza.Una condizione che la presidente uscente difficilmente potrebbe accettare, impegnata com’è nel tentativo di allargare il perimetro delle forze che la sosterranno nel voto all’Europarlamento di luglio, ben sapendo che il margine su cui può contare attualmente (400 voti) non la garantisce dall’attacco dei franchi tiratori. Non a caso, incontrando ieri mattina i deputati del Ppe a porte chiuse, Ursula ha ribadito che il risultato delle elezioni ha sancito la vittoria dei Popolari, che quindi hanno ricevuto nuovamente un mandato per governare e incarnare la guida dell’Unione. Allo stesso tempo, la presidente ha detto che è necessario costruire una maggioranza più ampia possibile partendo dalle forze già collaudate, quindi da Pse e Renew Europe. Ma è sulle forze da aggiungere che manca la concordia nello stesso Ppe, sopratutto nella Cdu tedesca, dove pare che siano ai ferri corti la componente che guarda ai Verdi (minoritaria), con quella che vorrebbe coinvolgere una parte dei Conservatori nel governo dell’Unione. Nel libro dei sogni di Weber, in un’ipotetica maggioranza potrebbero convivere gli eco-estremisti e Giorgia Meloni, ma si tratta evidentemente di un modo per temporeggiare in questa fase. «Abbiamo vinto», ha detto con tono trionfale ai suoi Weber, «le urne ci hanno dato il mandato per guidare l’Ue». Detto questo, agli atti resta quanto affermato da Reintke: «I Verdi dimostreranno di essere affidabili diventando parte di una maggioranza. Nella scorsa legislatura», ha aggiunto, «non facevamo parte della maggioranza Von der Leyen. E ora siamo pronti a far parte di questa maggioranza perché vediamo il pericolo che la maggioranza si sposti a destra. Siamo pronti per ciò, siamo pronti a scendere a compromessi, siamo politici pragmatici, governiamo in diversi Stati membri e ciò dovrebbe essere sufficiente a creare fiducia per trovare poi un accordo tra i gruppi che si stanno formando».L’ipotesi non è certo ben vista, tra gli altri, dagli italiani: ha parlato chiaramente il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, che lunedì parteciperà all’importante riunione del Ppe. Il ministro degli Esteri ha auspicato senza esitazioni una maggioranza di centrodestra formata dai Popolari, liberali e Conservatori, obiettivo additato anche dal leader ungherese Viktor Orbán ma reso arduo, oltre che dalle divisioni tedesche, anche dalla riottosità dei macroniani appena sconfitti a fare un’alleanza con partiti di destra, a maggior ragione in periodo elettorale. «Stiamo cercando di cambiare anche il Ppe», ha affermato il portavoce di Fi, Raffaele Nevi, «per evitare che ci sia “un occhiolino” alla sinistra, perché noi preferiremmo ci sia una maggioranza di popolari, conservatori e liberali, che è quella che storicamente ha portato Tajani a diventare presidente del Parlamento europeo». Intanto, la delegazione Ecr, guidata da Giorgia Meloni, sta diventando sempre più attrattiva e plurale. Dalla Croazia, Stjepo Bartulica del Movimento per la Patria; da Cipro, Geadi Geadis del Fronte popolare nazionale e dalla Lettonia Reinis Poznaks della Lista unita. Inoltre, con Fernand Kartheiser del Partito riformatore democratico alternativo, l’Ecr avrà per la prima volta anche un delegato del Lussemburgo. Mentre dalla Finlandia è stato accolto Sebastian Tynkkynen del Partito dei finlandesi (Perussuomalaiset). Al momento l’Ecr ha 77 seggi. Tuttavia, si prevede che altre delegazioni si uniranno nelle prossime tornate. Ancora in stand by, invece, l’adesione di Fidesz, evento che cambierebbe e di molto le carte in tavola, favorendo anche l’ipotesi della federazione con Id. Di tutto questo sono ben consapevoli i nostri dem, come testimoniano le parole del capodelegazione a Bruxelles, Brando Benifei, per il quale «è fondamentale l’inclusione dei Verdi per rilanciare e rafforzare il fronte progressista e nessun accordo con Ecr. Se Ursula von der Leyen non chiarisce in modo inequivocabile questo punto», ha aggiunto, «per noi sarà impossibile sostenerla come presidente della Commissione europea».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.