2021-06-17
«Il ritorno a scuola dei nostri figli non può essere legato al vaccino»
La portavoce della rete nazionale che si batte contro la Dad: «Ha causato danni enormi, perché Patrizio Bianchi ne parla con così tanta leggerezza? Sui ragazzi si continuano a ignorare tutte le evidenze scientifiche».Maddalena Loy è portavoce della rete nazionale Scuola in presenza, e da mesi porta avanti un lavoro puntuale e lucidissimo e proprio per questo molto difficile e faticoso. Si batte contro la didattica a distanza e, dopo avere compulsato decine e decine di studi scientifici di livello internazionale, cerca di smontare bugie e luoghi comuni che circolano riguardo gli studenti in tempi di pandemia. «Abbiamo fatto una lotta senza quartiere contro la Dad», racconta Loy alla Verità. «Abbiamo parlato con tutti i politici, di ogni colore. Con i sottosegretari, con le Regioni… Siamo gli autori di tutti i procedimenti nei vari Tar contro la chiusura delle scuole. Abbiamo vinto quasi dappertutto, anche al Consiglio di Stato. E quando ci hanno dato ragione, i tribunali hanno detto che non ci sono evidenze scientifiche che motivino la chiusura delle scuole. Ma il concetto non riesce a passare. Abbiamo portato lo studio condotto da Sara Gandini e altri scienziati fino alla scrivania di Mario Draghi, ma mi sembra che pure quello studio sia stato recepito a metà». E perché? «Lo studio mostrava che tutta la popolazione scolastica avrebbe potuto far lezione in presenza. Invece la riapertura delle scuole ci è stata presentata dal ministro della Salute come “un tesoretto", quasi si trattasse di scegliere fra l'apertura dei ristoranti e quella delle scuole. È stata disattesa ogni evidenza scientifica, ogni studio che diceva che le scuole potevano aprire. Il diritto all'istruzione è stato degradato a interesse di parte». Le scuole però ad aprile hanno riaperto, no? «Si è detto che hanno riaperto, ma non è proprio così. Moltissime realtà hanno scelto di tenere chiuso. In via precauzionale, hanno detto. Da aprile all'8 giugno, cioè alla fine dell'anno scolastico, ci sono state tantissime scuole che avrebbero potuto aprire al 100% e lo hanno fatto al 50%. La discrezionalità legittimata dalle istituzioni a livello nazionale è stata replicata a livello locale: ognuno ha fatto come gli pareva senza curarsi delle evidenze scientifiche».Adesso è cambiato qualcosa? «No, semplicemente si continua ad alzare l'asticella». In che senso? «Prima ci hanno detto che la scuola era luogo di contagio, ma non era vero: si è dimostrato che era al massimo il quarto o quinto setting. Poi, in inverno, ci hanno detto che bisognava chiudere per la variante inglese. Ho sentito con le mie orecchie il ministro della Salute e quello dell'Istruzione dire da Fabio Fazio, senza contraddittorio, che la variante inglese colpiva di più i bambini. Di nuovo, non era vero: sono usciti studi a decine che lo hanno dimostrato. Ma nessuno ha mai chiesto scusa. Ora vengono a dirci che c'è la variante delta… Ma io dico: prima di compiere atti “precauzionali" sulla chiusura delle scuole volete ragionare bene, invece di scaricare sempre sui ragazzi?». Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, assicura che a settembre le scuole riapriranno. Ma dice che la Dad non deve fare paura. A lei fa paura? «La nostra sensazione è che non si rendano conto di che cosa sia la Dad. E non soltanto nel “Sud abbandonato" che si tira sempre in ballo. Anche in Lombardia, in Emilia Romagna… Ci sono ragazzi che sono vissuti confinati in casa perché lo Stato li ha usati come capro espiatorio. E forse una parte di responsabilità l'hanno avuta anche gli insegnanti che non si sono detti soddisfatti nemmeno dopo la vaccinazione a tappeto… Davvero non si rendono conto: basta chiedere al Bambin Gesù i dati sulle conseguenze delle chiusure». C'è stato il caso del povero Seid Visin. A riguardo si è parlato molto di razzismo, ma pochissimo di quel che ha detto la madre, e cioè dell'influsso negativo che la chiusura ha avuto su di lui. «Io vivo nel Lazio, siamo stati fortunati. Ma mi sono bastate poche settimane di Dad di mia figlia per rendermi conto dell'abbrutimento che provoca. Ci sono pure conseguenze che non toccano solo i ragazzi. Gli insegnanti forse non pensano che, con la Dad, i primi a perdere il lavoro potrebbero essere loro. La dad risolve i problemi di edilizia scolastica, elimina le classi pollaio e rende anche inutili i precari… Non si capisce perché Bianchi continui a parlarne con tanta disinvoltura». Appunto, perché?«Già a marzo diceva che la Dad sarebbe rimasta anche dopo la pandemia. Le possibilità sono due. O pensa che Dad voglia dire interattività, Internet, e cioè che bisogna essere al passo con i tempi, e allora sta fraintendendo ma possiamo anche essere d'accordo». Oppure?«Oppure Bianchi ha capito benissimo. E se quando parla della Dad si riferisce appunto al rimanere a casa da scuola, non ci siamo proprio. Con la Dad si fa al massimo formazione, non istruzione. È una specie di tutorial. Continuare a proporla significa sottovalutare enormemente i problemi a lungo termine». In questi giorni si parla anche di vaccino per i ragazzi. «La vaccinazione non può essere obbligatoria, e mi pare che per ora al ministero non pensino di renderla tale. Ma a far danni basterebbe già una circolare di Speranza in cui si dicesse che la vaccinazione è raccomandata». Per quale motivo? «Avremmo dei paria nelle scuole. Se ci sono genitori che non se la sentono di vaccinare i figli, questi ultimi dovranno fare lezione a distanza e chi invece si vaccina andrà in presenza? Siamo matti?». A questo punto scatta sempre la stessa domanda, ormai divenuta sostanzialmente obbligatoria: lei è no vax? «È la prima domanda che ci fanno ogni volta. Io ho fatto fare ai miei figli tutte le vaccinazioni. Ma dico: la piantiamo di ghettizzare chiunque mostri di avere un mimino di senso critico e non abbia una voce perfettamente allineata, relegandolo nel recinto dei no vax? Io sui vaccini sono serenissima. Ma un conto sono vaccini in uso da 50 anni, testati sulla popolazione pediatrica. Un altro conto sono vaccini testati per due mesi su 1.100 soggetti, del quale non sono stati valutati i rischi né medi né gravi per una certa fascia di età». A questo proposito, sorge un altro problema. Abbiamo vaccinato gli insegnanti, dando loro la precedenza rispetto ad altre categorie, anche fragili. Che senso avrebbe legare il rientro a scuola alla vaccinazione degli studenti? «È quello che diciamo noi. Il punto è: perché vaccinare qualcuno che non ne ha bisogno? Il rischio Covid per la fascia 0-19 anni è dello 0,0003%. In base a questo dato io dovrei andare a vaccinare qualcuno per proteggere qualcun altro già vaccinato? Ma dove sta la logica?». L'obiezione che si fa sempre in questi casi è: ma perché non farlo, perché non vaccinare comunque per sicurezza? «Ripeto. Non siamo no vax. Siamo persone normali e riteniamo che i trattamenti vadano somministrati a chi ne ha bisogno. E questa idea la prendiamo dal Koch Institute tedesco, dal Consiglio nazionale di bioetica francese, il Comitato inglese sulla vaccinazione…. Il Koch institute dice letteralmente che il vaccino non è una caramella». La sensazione è che il vaccino sia utilizzato come una sorta di copertura per altre mancanze, sulle cure o semplicemente su una migliore organizzazione di trasporti, rientri in classe…«Tutto il nostro lavoro, da dicembre a maggio, si è concentrato appunto sui protocolli, perché anche lì è stata fatta una grande confusione. In alcune scuole è bastato un positivo per chiudere un intero istituto. Abbiamo mandato una Pec a Speranza, e sappiamo che l'ha letta, chiedendo di fare tracciamenti come all'estero, dove per altro le quarantene sono di 5 o 7 giorni. Ma niente. Qui non si recepisce che gli studenti contagiano e si contagiano di meno». Cosa che in parte ricade anche sui trasporti. «Per gli studenti parliamo di un'incidenza del contagio minore del 50%. Non sono i ragazzi che contagiano gli adulti, semmai il contrario. E allora tutta l'insistenza sui trasporti mi sembra in parte un falso problema. I rischi sui trasporti ci sono soprattutto per i lavoratori, che però ogni giorno vengono fatti ammassare. Guardi, sarò sincera: lo so che il vaccino è più comodo, per tutti. Anche per i dirigenti scolastici. Col vaccino ci si toglie un peso. Ma perché c'è sempre tanta attenzione sui minori salvo quando si tratta di somministrare un vaccino sperimentale? Perché gli studenti non votano? A chi la pensa così dico: loro non votano, ma votano 16 milioni di genitori. I quali sapranno fare le loro scelte al momento opportuno».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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