2021-07-24
Il rischio pasticci frena tutto. Scuola, lavoro e trasporti restano nella «zona grigia»
Nulla di certo sull’obbligo vaccinale di fatto per docenti e passeggeri dei mezzi a meno di due mesi dalla campanella. Sindacati ancora contro l’idea di ConfindustriaCi sono tre nodi lasciati scoperti dal nuovo decreto approvato giovedì sera dal Consiglio dei ministri. E sono la scuola, i trasporti e il lavoro. Su questi temi, «che richiedono misure e provvedimenti specifici complessi, decideremo la prossima settimana o forse l’altra», ha detto giovedì in conferenza stampa Mario Draghi. Sottolineando che comunque «l’obiettivo è quello di avere tutti a scuola in presenza dall’inizio della scuola, tutto quello che deve essere fatto sarà fatto». E partiamo proprio da qui, ovvero da quello che si preannuncia come il vero campo di battaglia di settembre con sugli spalti due fazioni di tifosi che potrebbero a un certo punto anche scambiarsi la maglia: i supporters della didattica a distanza e quelli dell’obbligo vaccinale per i docenti (lasciando magari a fare lezione da casa i non vaccinati, di qui lo scambio delle maglie). Negli ultimi giorni le pressioni per arrivare a questo punto di caduta finale - dopo i medici l’obbligo anche per gli insegnanti - sono ormai diventate trasversali. Il governo ha preso tempo, Draghi dovrà prima confrontarsi con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che ieri, a margine della festa della Uil Emilia-Romagna (quindi ospite del sindacato che avrà un ruolo decisivo nelle trattative per settembre) si è limitato a ribadire quanto detto dal premier. Aggiungendo solo che per la didattica in presenza a partire dal 13 settembre «stiamo lavorando sulla messa in ruolo degli insegnanti, anticipata di 40 giorni, e sugli spazi insieme ai comuni e alle province». Quanto all’obbligo della somministrazione del vaccini ai docenti, «ne parleremo la settimana prossima», ha svicolato Bianchi. Senza esprimere giudizi. Come invece ha fatto ieri in tv la ministra per le Politiche Giovanili, Fabiana Dadone, dichiarandosi contraria alla obbligatorietà della vaccinazione per il personale scolastico. «Credo sia più importante spingere le persone a vaccinarsi con delle campagne forti, con iniziative di sensibilizzazione forte. L’obbligatorietà non credo sia la soluzione risolutiva», ha spiegato ai microfoni di Rai3. Sulle promesse per riportare i ragazzi a scuola in presenza aleggiano intanto le parole del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: «È difficile ricominciare in presenza a settembre, sarà un processo graduale. Il green pass per i docenti non credo che si farà, per ora andiamo avanti con la vaccinazione», ha detto a Radio Capital sottolineando che si tratta di una grande sfida, «bisogna capire quanti italiani saranno vaccinati per quel periodo. I contagi comunque non avvengono a scuola, ma sui mezzi pubblici». Non sembra pensarla allo stesso modo il sindaco di Milano, Beppe Sala. Il quale ieri su Sky TG24 si è lasciato andare a dichiarazioni quasi surreali: ha detto di aver parlato con il direttore generale di Atm (l’azienda di trasporti milanesi) che presentava dati dell’Ats (l’ex Asl) secondo cui «non ci sono correlazioni fra infezioni degli studenti e l’utilizzo del trasporto pubblico». E in ogni caso, sull’utilizzo del green pass sui mezzi Sala attenderà le decisioni del Cts. Quella di estendere il green pass al settore dei trasporti pubblici è una valutazione che verrà fatta a Roma ma il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, esprime preoccupazione «per chi possa poi effettuare i controlli e chi possa poi imporre l’ingresso o il non ingresso. È un problema al quale il governo dovrà dare una risposta perché altrimenti rischia di essere una cosa abbastanza inutile» ha aggiunto. Dal governo ieri il sottosegretario alla Salute Andrea Costa a Radio 1 ha detto che «l’introduzione del green pass potrebbe aumentare la capienza per i mezzi impegnati sulle lunghe tratte». Anche il tema dei trasporti verrà comunque affrontato la prossima settimana ma forse solo per le tratte di lunga percorrenza. Riassumendo: su cosa succederà per scuola e trasporti pubblici (soprattutto su quelli locali), temi strettamente legati, resta un grande boh. Poco chiaro anche l’uso del green pass per il mondo del lavoro, specie per chi fa servizio al pubblico. Al ministero della Salute non hanno ancora il dato preciso del problema a livello numerico di chi non si vuol vaccinare. E le dichiarazioni sono tutte ispirate dal «valuteremo nelle prossime settimane». Di certo, il ruolo del sindacato sarà decisivo nelle trattative che non si preannunciano brevi né agevoli. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha già definito «una forzatura» la lettera interna del direttore generale di Confindustria che chiedeva al governo di rendere obbligatorio il pass per i dipendenti delle aziende (sospendendo o spostando di ruolo chi non ce l’ha). E per la Cisl «porre dei vincoli di accesso ai luoghi di lavoro mediante il green pass è una modalità discriminatoria di controllo che non può essere imposta con una circolare alle aziende». Giovedì scorso lo stesso Draghi ha ammesso in conferenza stampa che «è una questione complessa da discutere anche con i sindacati». Sullo sfondo ci sono i dati pubblicati dall’Inail sui contagi sul lavoro da Covid-19 (il report conferma, infatti, il trend decrescente iniziato a febbraio di quest’anno, che ha visto a giugno il numero più basso registrato da un anno e mezzo a questa parte). E ancora più sullo sfondo ci sono le elezioni di ottobre.
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