2022-06-28
Il re degli occhiali che pure in Francia andò a dettar legge
Leonardo Del Vecchio (Ansa)
Scompare Leonardo Del Vecchio. Partì con 14 aiutanti, lascia un impero da 64 miliardi che ha tenuto testa anche alle mire di Parigi.Un uomo solo anche in Francia. Partito da Agordo, seduto su un gigante dell’occhialeria da 180.000 persone quotato alla Borsa di Parigi, Leonardo Del Vecchio è stato un perfezionista fino alla fine. Uno di quei geni senza pace non perché privo di radici, ma perché quando guardava un occhiale che riteneva più bello dei suoi (ed era un modello giapponese, di solito) chiedeva immediatamente ai suoi più stretti collaboratori come costruirlo al più presto e senza copiare. Difficile raccontare l’industriale dell’occhiale facendo lo slalom tra buoni sentimenti e frasi fatte, quando gli anni di formazione vengono passati in un orfanotrofio come il milanese Martinitt. In fondo, anche oggi, la sua fabbrica azzurra di Agordo, nel Bellunese, parla perfettamente di lui e del suo rigore, della precisione, dell’amore per il lavoro fatto bene. Con quel piccolo museo interno dei macchinari, mostrato nel marzo scorso con orgoglio ai giornalisti della stampa estera dagli operai di oggi. Moda o non moda, un occhiale sarà sempre fatto di lenti, anche correttive, e di astine più o meno flessibili. Sembrava questo il messaggio che usciva da quell’impianto lindo e silenzioso, proprio nei giorni in cui i manager della società erano impegnati ad assicurare «identico welfare aziendale» ai collaboratori del gruppo in Russia e in Ucraina. Che cos’è l’ex Luxottica oggi non lo dicono solo i freddi numeri di Borsa. Ieri i titoli di EssilorLuxottica hanno lasciato sul campo l’1,6% a 143,95 euro. La capitalizzazione di mercato del leader mondiale dell’occhiale è a quota 64,5 miliardi. La ricchezza personale di Del Vecchio, secondo Bloomberg, lo scorso primo giugno ammontava a 25,7 miliardi di dollari. Un patrimonio investito in gran parte proprio per detenere una quota del 32% in EssiLux, dopo la fusione del 2018 con il colosso delle lenti francese. La società ha in portafoglio accordi di produzione per Armani e Prada, ma possiede direttamente anche marchi del livello di Ray Ban e di fatto è anche un gigante delle tecnologie medicali, oltre che della distribuzione. Gran parte della stampa italiana, nel 2017, aveva presentato l’operazione, partorita negli uffici di Mediobanca, come assai rischiosa per l’indipendenza di un grande marchio italiano. Ogni nuova mossa avrebbe dovuto essere concordata con Essilor, in virtù della sua minoranza di blocco, e allora pesavano il carisma del leader del gruppo francese, Hubert Sagnières, che aveva 21 anni in meno di Del Vecchio e guidava da tempo un’azienda senza un’azionista di riferimento (il 90,4% era sul mercato). E se oggi il colosso ha messo a segno ricavi per 21,4 miliardi nel 2021 (anno di Covid), va detto che già alla fusione il fatturato si aggirava sopra i 15 miliardi.Di sicuro, qualcosa s’incrinò già nel primo biennio tra Luxottica, i francesi e la stessa Mediobanca. Lo scontro sulla governance, insomma sulle poltrone di comando, esplose a fine 2019 come naturale effetto di un Del Vecchio abituato a comandare con il 62% l’azienda da lui fondata e di un Sagnières che era più un manager da public company. Non solo, ma tra i motivi che avevano condotto nel 2014 al divorzio tra lo stesso Del Vecchio e il suo manager di fiducia, Andrea Guerra (poi stregato a Palazzo Chigi da Matteo Renzi), c’è stata proprio la prima trattativa con Essilor, nel corso della quale il fondatore aveva avuto il sospetto che anche Guerra volesse «comandare con i soldi degli azionisti», di tanti azionisti, per la precisione. Sotto certi aspetti, un’ossessione, che porterà lo stesso Del Vecchio a salire in Mediobanca e Generali per «contare di più», accusando il management attuale di volersi perpetuare, «scegliendosi gli azionisti» di fatto.Di sicuro, almeno all’inizio della propria vita, Leonardo Del Vecchio ha potuto scegliere poco. Fu spedito in orfanotrofio all’età di sette anni e iniziò a lavorare come apprendista a 14 anni in una piccola ditta che faceva stampi. Poi si trasferì ad Agordo nei primi anni Sessanta e cominciò la sua piccola attività di costruzione di occhiali, fondando Luxottica nel 1961, a 26 anni e con solo 14 dipendenti. Con una crescita costante, ha iniziato a comprare marchi sul mercato statunitense, con l’acquisizione simbolo dei Ray Ban per 650 milioni di dollari nel 1999. A un tipo così, non si poteva fare le scarpe tanto facilmente. Neppure in quella Francia dove le grandi aziende italiane, specie se di Stato, hanno preso una musata dopo l’altra. A marzo del 2019, dopo aver lasciato Sagnières vestire i galloni del capo di Essilux, uno stringato comunicato stampa della società lo mette in un angolo. In aggiunta, arriva un’intervista di Del Vecchio al Figaro che accusa l’ex socio di aver nominato quattro manager apicali senza consultarlo, allo scopo di «cercare di gestire EssilorLuxottica tutto da solo».Nel 2001, il fedelissimo Francesco Milleri prende in mano il colosso italofrancese, insieme allo stesso Del Vecchio. E ora che è il momento delle quote successorie, il mercato scommette che Milleri continuerà a guidare come amministratore delegato tanto la holding di famiglia quanto EssilorLuxottica.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)