2020-02-03
Quante bugie
sul morbo del razzismo
Ci mancava pure il coronavirus. Non bastavano le accuse di razzismo contro gli immigrati, solo perché la maggioranza degli italiani vorrebbe che fossero fermati gli sbarchi di presunti profughi e di spacciatori veri. Ora ci si è messa anche l'epidemia cinese a dare una mano per far sembrare il nostro Paese un posto abitato da gente xenofoba, che discrimina le persone in base alla provenienza o al colore della pelle. Sì, sono bastati un paio di episodi e all'improvviso l'Italia è diventata razzista anche nei confronti dei cinesi, solo perché c'è chi è preoccupato di beccarsi l'influenza e dunque cerca di prendere precauzioni. Una mamma per esempio ha mandato a scuola il proprio figlio con una mascherina, ma il ragazzino è stato ripreso dal professore che gli ha ingiunto di togliersi lo schermo antiinfluenza, perché mettersene uno davanti a naso e bocca poteva ritenersi altamente discriminatorio nei confronti degli studenti cinesi. Che i cinesi poi spesso girino con le mascherine, coprendosi naso e bocca da possibili contagi è naturalmente un dettaglio. Se un turista proveniente da Pechino o Shanghai si aggira per le nostre città con un filtro sulla faccia lo fa perché nel suo Paese è abituato a difendersi dallo smog e da virus tipo quello della Sars. Se invece la mascherina la mette un italiano, significa che è razzista. Così sono cominciate le prediche, e pure i tour con i cinesi al seguito per dimostrare quanto sono xenofobi gli italiani. Guardate il cartello affisso fuori dal bar che invita chi è stato in Cina a non entrare. Osservate come si scansa la gente quando vede un tipo con gli occhi a mandorla. Sentite i commenti di quelli che credono che i cinesi siano i nuovi untori. E poi sul web gira pure il messaggio di un tizio che dice di chiamarsi Gennaro e affitta cinesi con la tosse per non fare la fila alle poste o al supermercato: un ironico colpo di genio di un napoletano pronto a guadagnare anche sulla psicosi e sul pregiudizio. Sì, gli italiani sono razzisti, perché ce l'hanno sempre con il diverso. Immaginiamo che a questo punto la colpa sarà data a Matteo Salvini, reo di gridare «Prima gli italiani», di voler fermare l'invasione dall'Africa e ora pure di voler stoppare l'invasione del virus.Non si può aver paura di qualcuno solo perché si pensa che magari possa contagiare gli altri. A dirlo, naturalmente, sono le stesse persone che fino all'altroieri erano pronte a tener fuori dalla scuola i bambini che non si erano vaccinati, come il ministro Beatrice Lorenzin aveva ordinato. Senza il certificato in regola con il morbillo un ragazzino era costretto per legge a restare a casa, perché potenzialmente pericoloso per la salute degli altri. Così dei minori sono stati definiti ufficialmente probabili untori, ma questo non è razzismo e nemmeno allarmismo, ma solo prevenzione. Poi però arriva il coronavirus, e quelli che sentenziavano «vaccinatevi tutti», all'improvviso cambiano idea e non sono più per adottare misure precauzionali, ma spiegano quanto sia sciocco temere l'epidemia o disertare un ristorante cinese. E sono pronti a dispensare consigli e suggerimenti per evitare che qualcuno sfrutti la paura.Io non ce l'ho con i cinesi e non li guardo affatto come propalatori di virus: ne conosco alcuni e non ho smesso certo di frequentarli o di parlare con loro in questi giorni. Io ce l'ho con un regime comunista che ci ha nascosto fino a quando ha potuto le notizie sul contagio. E soprattutto ce l'ho con chi vorrebbe proibire per legge la paura e per farlo usa argomenti come il razzismo e le discriminazioni, questioni troppo importanti per essere lasciati nelle mani degli sciocchi o delle sardine.
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