2021-11-21
Piano francese per prendere Tim tv e calcio
Arnaud de Puyfontaine (Ansa)
Vivendi riprova la spallata a Luigi Gubitosi: tra gli obiettivi la conquista della piattaforma di streaming e i diritti sulla Serie A. Sul Trattato del Quirinale, per evitare le trappole è necessario un passaggio in Parlamento Per Tim è di nuovo cda straordinario. Il prossimo venerdì il consiglio si riunirà sollecitato da numerosi membri e dal collegio sindacale. A darne per prima la notizia è stata Repubblica citando una lettera di sfiducia nei confronti dell'ad Luigi Gubitosi firmata da ben 11 consiglieri con l'intento di chiedere a distanza di poco più di una settimana dal precedente cda una nuova revisione del piano, delle strategie e degli obiettivi anche in riferimento a numeri e risultati. La situazione in realtà appare un po' diversa. Le lettere erano più di una. Disgiunte. E a quanto risulta alla Verità senza la richiesta di sfiducia. Il che conferma l'intento dell'azionista francese, Vivendi, di proseguire nel tentativo di dare la spallata. Infatti a rendere necessario il consiglio straordinario sarebbe stata la missiva del collegio sindacale che, come abbiamo avuto già modo di spiegare, vede in prima fila Angelo Bonissoni, benedetto nel ruolo proprio da Andrea Pezzi, che dallo scorso anno riveste anche il ruolo di consigliere di Arnaud de Puyfontaine che di Vivendi è capo del consiglio di gestione. Detto questo appare chiaro quanto la situazione sia tesa e delicata per il colosso delle telecomunicazioni italiano. Ieri si è svegliata la politica e anche il mondo sindacale. «Ad appena una settimana dall'ultimo cda di Tim stanno emergendo azioni confusionarie dei consiglieri di amministrazione, sotto la regia degli azionisti che puntano a ribaltare la governance aziendale, anziché lavorare ad un piano industriale di sviluppo», ha spiegato Vito Vitale, il segretario generale della Fistel Cis che nella nota tira in ballo pesantemente Giancarlo Giorgetti e pure Vittorio Colao. A ruota interventi di Leu ma anche di Goffredo Bettini del Pd, che parla sempre di tutto, ma mai a caso. A generare l'allarme è certamente il futuro delle rete, adesso che con l'ok della commissione Ue sul passaggio di proprietà di Open fiber si annuncia la stagione delle scelte strategiche (post rete unica) e delle decisioni operative. Ma in ballo c'è anche un altro asset strategico per il Paese. Una delle mire su cui l'azionista francese si starebbe concentrando è Tim Vision, con l'importante correlato del calcio e del relativo mondo dei diritti tv.Va segnalato che, a seguito di un contratto da circa 6 milioni che risale a quasi un anno e mezzo fa, a breve inizierà la migrazione della piattaforma di Tim Vision su quella di MyCanal, aggregatore Pay e Ott di proprietà di Canal + controllato a sua volta da Vivendi. Le certificazioni avverranno a dicembre e successivamente il salto sui diversi device. Cambierà la user experience e anche l'intera customer service. L'idea nasce dalla necessità di stare al passo con i tempi digitali e quindi, per una azienda come Tim, che non si occupa nel suo core business di questa attività, di trovare un partner evoluto. Fin qui niente di strano né eccezionale. A far alzare le antenne sono invece i passaggi successivi (non previsti da alcun contratto) che i francesi potrebbero concretizzare con una governance a gestione diretta. MyCanal ha una lunga lista di offerte proprietarie e spazia dai film allo sport. Maggiore a quella di Tim Vision, la quale però vanta l'importante collaborazione con Dazn e quindi con il mondo dei diritti tv del calcio, tolti a Sky per 800 milioni di euro fino al 2024. La volontà di Vivendi di crescere nel mondo della Pay tv, e archiviato il tentativo di penetrare il mercato italiano tramite Mediaset, spiegherebbe l'intenzione di avviare già nel 2022 la Fase 2 dell'operazione Tim Vision. Cioè organizzare uno spin off dell'ex Cubo Vision e, sfruttando la maggiore marginalità che nascerebbe dall'accoppiare attività e contenuti di MyCanal, metterla in vendita. Non sarebbe poi difficile per Vivendi proporsi come effettivo titolare. A quel punto per i francesi si aprirebbe la porta principale di un enorme mercato e al tempo stesso del vero valore delle tlc del futuro. Veicolo digitale evoluto assieme ai diritti del calcio significherebbe avere in Italia un potere immenso. Non solo in termini di iscritti e di pubblicità digitale (tema caro a Vivendi ma anche ai consiglieri italiani dell'azienda), ma anche in relazione a possibili pressioni sul mondo del calcio con ciò che ne deriva sul piano politico e sociale. Il progetto non può essere archiviato come fantaeconomia, perché queste giornate passeranno allo storia come il momento più delicato nei rapporti tra Parigi e Roma. Come più volte abbiamo scritto ci avviciniamo alla firma del Trattato del Quirinale. L'accordo permetterà relazioni fortissime tra le due nazioni e inevitabilmente ci espone a scambi di asset economici. Il rischio è che a fare la parte del leone siano i francesi e ciò che è certo è che l'intellighenzia francese sta approfittando della campagna elettorale per la successione al Colle. I cugini d'Oltralpe sanno che i gangli vitali della politica e dell'economia nostrana sono indeboliti dalla successione e di conseguenza ne approfittano. Non è da escludere che su un piano più basso stia facendo la stessa cosa Vivendi. Logico e comprensibile da parte loro. È importante ora più che mai che il governo faccia al più presto la sintesi. Decida quale debba essere la strategia digitale e delle tlc del Paese. Da qui ai prossimi dieci anni. Perché se restano buchi, qualcun altro li riempirà.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)