Il presidente degli imprenditori italiani ha un’impresa gravata da troppi debiti

Il 2014 non deve essere stato un anno facile per le Arti Grafiche Boccia, azienda salernitana attiva da quasi 50 anni nel settore della stampa editoriale e commerciale, di proprietà di Vincenzo Boccia, attuale presidente della Confindustria e dei suoi familiari, che fornisce lavoro a oltre 150 dipendenti e opera sia in Italia che all'estero. Ricavi in calo, indebitamento alle stelle e clienti che pagano con ritardo o non pagano affatto; disponibilità liquide in continua riduzione e prossime all'azzeramento. D'altronde che il settore attraversi da anni un deciso periodo di crisi è noto.

Le Arti Grafiche Boccia sembrano però aver reagito, negli anni, con minor efficacia rispetto a molti concorrenti incrementando eccessivamente l'indebitamento totale dell'impresa fino a raggiungere livelli non più sostenibili per il volume d'affari. Si tratta di 39,7 milioni di euro a fine 2014, contro i 24,7 milioni di debiti verso banche a cui vanno aggiunti 23,2 milioni di contratti in leasing.

Ricavi e finanza

I numeri sopra sono di fatto quanto emerge dall'analisi dei bilanci relativi al periodo 2008-2014 dell'impresa; analisi realizzata da Leanus, azienda specializzata nell'analisi e nella valutazione dei dati contabili, con l'obiettivo di effettuarne una valutazione dello stato di salute. L'analisi, che è interamente basata sui soli dati pubblici, dovrà presto essere aggiornata quando saranno disponibili al pubblico anche i bilanci 2015.

Uno scenario purtroppo frequente quello che caratterizza le Arti Grafiche Boccia e comune a molte imprese oggi in crisi: cresce il livello di debito complessivo grazie alla concessione di nuove linee di credito senza che ci siano le condizioni per giustificare l'effettiva capacità di rimborso. Il profilo dell'impresa progressivamente si deteriora fino a raggiungere la situazione di tensione finanziaria prima, e di incapacità di far fronte ai propri impegni poi.

La quotidianità

Tornando alla valutazione della Arti Grafiche Boccia, l'analisi rileva che il profilo di rischio rimane elevato anche se il buon livello di patrimonializzazione sembra poter garantire l'assorbimento di ulteriori perdite ordinarie (perdita di clienti, riduzione margini) o straordinarie che si potrebbero registrare nell'anno in corso o nei prossimi anni (dovute, ad esempio, ad ulteriori svalutazioni di crediti inesigibili). Per il futuro è improbabile pensare a una ripresa senza ricorso ad interventi straordinari quali dismissione di asset, ristrutturazione del debito, iniezioni significative di liquidità da parte della proprietà a copertura di eventuali crescita dell'attuale volume d'affari.

L'attuale capacità di generare cassa, infatti, è insufficiente per ripagare i debiti contratti verso il sistema bancario in un tempo inferiore ad almeno 20 anni, sempreché le condizioni al contorno rimangano invariate e non peggiorino ulteriormente.

A proposito di nuove iniezioni di liquidità va ricordato che è solo di qualche mese fa (giugno 2016) la quotazione all'ExtraMot Pro di un milione di euro di cambiali finanziarie.

L'Operazione conferma il fabbisogno di iniezioni di liquidità e lo stato di tensione finanziaria rilevato dall'analisi dei dati 2014. Cosa c'è da aspettarsi per il futuro? La valutazione dei dati disponibili lascia poco spazio ad interpretazioni.

I bond

Nel breve termine, sarà molto improbabile, se non con interventi straordinari, il ritorno ad uno stato di normalità e l'uscita dalla situazione di tensione finanziaria.

I debiti sono eccessivi rispetto alla dimensione dell'azienda e una crescita significativa dei ricavi (probabilmente auspicata dal management e dalla proprietà) avrebbe come effetto un'ulteriore significativo aumento del fabbisogno finanziario nel breve termine (circa un milione di euro ogni 3 milioni di ricavi aggiuntivi), fabbisogno a cui l'impresa potrebbe non essere in grado di far fronte senza ulteriore ricorso a ulteriori nuove fonti di finanziamento. Va ricordato che l'ottimo livello di patrimonializzazione e tutto ciò che non emerge o emerge con difficoltà dalla sola analisi dei dati contabili (basti pensare alla qualità del portafoglio clienti che include nomi quali Carrefour, Auchan, Euronics, Expert, Panini, Valtur, gruppo L'Espresso, Mondadori, Rcs Mediagroup, Il Sole 24 Ore, Tecniche Nuove, Adnkronos Lete, Ferrarelle, La Doria, Acqua Fiuggi, Del Monte, Conad, Cirio ed altri gruppi della grande distribuzione) consentono di guardare con speranza alla possibilità di una effettiva ripresa dell'azienda, ripresa che sarà possibile solo intervenendo in maniera radicale e non con azioni di poco conto che esaurirebbero il proprio effetto nel breve.

Un 4 in pagella, quindi, ma con buone possibilità di ripresa a condizione che si inverta la rotta in maniera diversa da come mostrato in passato.

«Forza Italia non fa favori a Mediolanum»
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.


Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».

«Oggi nell’Ue non ci sono le condizioni per togliere l’unanimità in Consiglio»
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».


Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».

La sinistra si batte per dare gli appartamenti popolari agli stranieri senza lavoro
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.


In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.

Henry Winkler racconta le follie del passato in «Una storia pericolosa»
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.

Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.

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