2022-05-23
Soldi alla sanità: pure il Pd sbugiarda Speranza
Roberto Speranza ((Imagoeconomica)
Mentre il ministro continua a parlare di rafforzamento del Ssn, l’assessore emiliano-romagnolo lo smentisce con una drammatica lettera alla Conferenza Stato-Regioni: «Nel 2022 mancano 4 miliardi: i servizi crollano».«La sfida dei prossimi mesi è questa, trasformare la più grande crisi come quella del Covid in un’opportunità di rilancio per il nostro Sistema sanitario nazionale», ha dichiarato Roberto Speranza nel suo videomessaggio al congresso nazionale della Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri. Che però fotografa una situazione allucinante: dopo l’emergenza Covid, il 91,7% dei nosocomi sconta una carenza di personale, il 70,8% di posti letto, il 75% difficoltà organizzative. Eppure, per l’occasione, il ministro della Salute ha sciorinato un repertorio di buoni propositi e zero sostanza che avrà esasperato i governatori, sempre più corto di finanze per la sanità regionale. dopo aver speso di tasca loro già 3,8 miliardi di euro. Se ne è fatto portavoce Raffaele Donini, l’assessore emiliano romagnolo che coordina la commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in una lettera indirizzata al presidente Massimiliano Fedriga e a Davide Caparini, coordinatore della commissione Affari finanziari. «Sono nuovamente a rappresentare l’unanime e condivisa preoccupazione degli assessori regionali», ha esordito «per le gravi problematiche che interessano il sistema sanitario». Mentre il ministro Speranza si limita ad assicurare che «investiremo sulla sanità del territorio, sulle nuove tecnologie, sulla sanità digitale e dobbiamo insistere sull’investimento più importante: quello sul personale che lavora nel Ssn», Donini, della rossa Emilia, sostiene che quanto stanziato non basta affatto. Serve «un finanziamento aggiuntivo di 4 miliardi di euro a incremento delle disponibilità finanziarie», scrive. «Il fabbisogno finanziario del Servizio sanitario nazionale appare significativamente sottodimensionato» puntualizza, e «desta particolare preoccupazione il quadro macroeconomico delineato da documento di economia e finanza 2022 in cui, per la sanità, lo scenario economico programmatico indica un percorso di normalizzazione nell’anno 2022 e un ridimensionamento della spesa sanitaria che proseguirà nel triennio successivo». Altro che impegno a destinare più fondi alla sanità, come raccontava due giorni fa il ministro della Salute. La realtà è ben diversa e «questo scenario non può non allarmare le Regioni e le Province autonome che non possono sottovalutare le implicazioni finanziarie sull’equilibrio dei sistemi sanitari regionali». Il coordinatore della Commissione salute, nonostante l’incremento di 2 miliardi di euro previsti dalla legge di bilancio per l’anno 2022 ma interamente finalizzati, fa presente che «per l’attuazione di specifiche misure, il livello di finanziamento del Ssn 2022 non è adeguato per consentire la sostenibilità della programmazione sanitaria» e questo per i «significativi oneri» dovuti al mantenimento delle misure di gestione dell’emergenza pandemica e per l’aumento dei costi emergenti, come quelli energetici o per l’attuazione delle misure previste dal Piano pandemico influenzale (Panflu). I governatori si stanno organizzando per distribuire la quarta dose del vaccino in autunno ed è già stato «quantificato in 4,6 miliardi di euro lo scostamento tra gli attuali finanziamenti emergenziali e il previsto volume dei costi correlati alla gestione emergenziale per l’anno 2022». Donini ricorda che i finanziamenti per l’emergenza anche lo scorso anno sono stati «nettamente inferiori» alle spese sostenute dalle Regioni (3,8 miliardi di euro) per misure di contrasto all’epidemia e per attuare la campagna vaccinale. Alcuni governatori sono stati costretti, così, a finanziare «i costi Covid anche attraverso l’impiego di risorse regionali e di risorse straordinarie che non saranno ripetibili negli esercizi successivi, ma soprattutto che erano destinate ad altre attività a garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)». Avete capito che cosa si è tagliato, per prolungare a oltranza lo stato emergenziale voluto da Speranza? Mentre il ministro recitava il sermoncino davanti ai medici internisti ospedalieri, spiegando che «questi anni così difficili ci consegnano una lezione, ovvero che le risorse messe sulla salute non sono semplice spesa pubblica ma sono il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone», erano proprio i presidenti di Regione a tirarlo per le orecchie su quanto non è stato fatto. E nemmeno è previsto. «Anche il quadro finanziario degli anni successivi non pare adeguato allo scopo di consentire la graduale attuazione del regolamento recante i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Ssn Dm71 e del Piano nazionale di ripresa e di Resilienza (Pnrr)», osserva il referente per la Salute di Stefano Bonaccini. Nel documento, che evidenzia le briciole destinate alla sanità, l’assessore Donini ribadisce che «l’indisponibilità di un numero adeguato di operatori sanitari, a partire dai medici e dagli infermieri, rappresenta una criticità che richiede interventi immediati e che presuppone, in prospettiva, una vera e propria riforma del settore». Chiede che il governo, attraverso il ministro della Salute, intervenga per «superare gli attuali vincoli legislativi relativi alla spesa del personale» e per «valorizzare il capitale umano che opera nel settore sanitario anche attraverso il riconoscimento di indennità ed incentivi». Azioni concrete, servono. Speranza, invece, si limita a dire che bisogna «proseguire nell’investimento sulle borse di specializzazione per immettere più medici nella nostra sanità».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)