2020-08-02
Il piano per pubblicare il dossier sulla pm ex attivista di Forza Italia
Luca Palamara e Stefano Pizza, secondo la Cassazione, cercarono di passare il materiale sulla collega di simpatie azzurre prima al «Corriere fiorentino» e poi a «Repubblica». L'idea di inviare anche un esposto anonimo.Se volete capire che aria tiri nel mondo della magistratura vi conviene leggere la chat tra il pm romano Stefano Pizza e Luca Palamara, l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, il massimo organismo sindacale delle toghe. Esaminando i messaggi scambiati dalle due toghe tra il 27 ottobre 2017 e il 10 giugno 2018 si può assistere in tempo reale alla realizzazione di un dossier destinato ad azzoppare un terzo magistrato. Per motivi di lavoro, ma, forse, anche ideologici.Pizza, classe 1976, ha lavorato come pm a Grosseto, poi è stato cooptato per un periodo al ministero della Giustizia e, quindi, è rimasto nella Capitale con la funzione di sostituto procuratore. In Maremma è stato abbondantemente sotto i riflettori per aver rappresentato l'accusa contro Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia.Lui e Palamara – all'epoca consigliere del Csm – facevano parte della stessa corrente, quella di Unicost, ed entrambi, non dovevano avere in grande simpatia Silvio Berlusconi e Forza Italia. Di Palamara si ricordano gli epici scazzi con Berlusconi ai tempi in cui guidava l'Anm. Ma anche Pizza potrebbe non avere in particolare simpatia gli azzurri.Adesso la Procura generale della Cassazione li ha incolpati entrambi accusandoli di gravi scorrettezze per aver messo in atto «un'attività di intenso dossieraggio» ai danni della pm grossetana Alessandra Ciavattini, «colpevole» di essere stata in gioventù un'attivista di Forza Italia e di aver chiesto e ottenuto l'assoluzione di un politico dello stesso partito. Nell'atto di incolpazione si legge il riassunto della vicenda: «Pizza segnalava innanzitutto al dottor Palamara che la dottoressa Ciavattini gli era subentrata nella trattazione dibattimentale dei procedimenti a carico di Elismo Pesucci, sindaco e poi vicesindaco del comune di Campagnatico per il partito politico di Forza Italia, procedimenti iniziati dallo stesso Pizza che aveva chiesto e ottenuto nei confronti di Pesucci la misura cautelare carceraria».Ma andiamo alla chat. Il 27 ottobre 2017 Pizza lancia l'allarme: «Luca ho scoperto solo oggi che la collega di cui ti ho parlato e che ha sabotato i miei processi di pubblica amministrazione contro un leader politico locale era attivista iscritta a quello stesso partito prima di entrare in magistratura e idem la madre (Doretta Guidi, ndr)! E ora ne ha chiesto l'assoluzione! Cosa che giustifica prevenzione nei confronti mio lavoro di allora. Mi sembra abbastanza grave. Forse doveva astenersi. Il procuratore sono certo non lo abbia neppure mai saputo. Dimmi tu. Io vorrei tutelarmi. Ossequissimi». Nei messaggi successivi Pizza traccia un ritratto al vetriolo della Ciavattini: «I colleghi dicono sia matta come un cavallo» oppure «il bello è che pensavo fosse solo disturbata invece è pure in malafede quindi più pericolosa che mai» o ancora «litiga, maltratta, indaga alcuni della pg che hanno lavorato con me e offende me». Pizza informa Palamara di avere da parte qualche carta da giocare contro la collega: «Io ho già due relazioni di ufficiali di pg sui suoi comportamenti. Un terzo la farebbe senza problemi. In più ho tutto quello dettomi dai colleghi di Grosseto davanti al mio ufficiale di pg che conferma». Pizza sembra ossessionato: «La madre eletta in consiglio provinciale di Forza Italia, il mio imputato uno dei leader di Forza Italia in Provincia, lei attivista iscritta a Forza Italia e nel coordinamento giovani di Grosseto». Quindi aggiunge, forse rendendosi conto di stare esagerando: «Non ti rompo più ora. Giuro. Faccio altri approfondimenti e poi ti dirò». Palamara lo incoraggia: «Invece aggiornami su tutto». Pizza: «Lunedì ti mando materiale cartaceo. (…). Capisci pm di Forza Italia chiede assoluzione in tre processi per sindaco di Forza Italia dello stesso territorio. Con madre eletta per Forza Italia in Provincia proprio quando io l'ho fatto arrestare. Si conoscono di sicuro e lo ha nascosto a quella svampita della Capasso (procuratore di Grosseto, ndr)! Pazzesco! Da fare la giornalata. E diceva di me che ero a capo di una cricca e che facevo abusi». Da quel momento inizia la caccia a un giornalista per fare uscire la notizia.«Sentito amico del Corriere fiorentino» annuncia Pizza. «Dice notizia assolutamente d'interesse e che la pubblica. Da giovedì aspetta indicazioni per pubblicare. Prima ne parliamo noi ovviamente».Il pm romano continua a scavare nel passato politico della Ciavattini («ex responsabile provinciale per l'immagine del partito»), arrivando a queste conclusioni: «Penso che ce ne sia abbastanza per iniziare. Poi verranno sicuramente fuori altre cose. Ed io vorrei comunque fare il mio esposto. Seguo comunque consiglio di procedere dopo che esce la cosa sulla stampa».Ma dopo il rifiuto del Corriere di pubblicare la storia, Pizza chiede nuovamente aiuto a Palamara: «Mi dicono i miei referenti che non fanno uscire la notizia. Posso fare un ultimo tentativo. Altrimenti che consigli di fare? O puoi tu fare diversamente?».Secondo la Procura generale, Pizza «consegnava l'intero dossier raccolto in danno della dottoressa Ciavattini a Palamara affinché questi, a sua volta, lo consegnasse ad amici giornalisti, al fine di pubblicare articoli di discredito nei confronti della predetta». Grazie ai messaggi di Pizza intuiamo quale fosse il secondo quotidiano individuato per veicolare lo «scoop»: «Ok. Dai Repubblica! Non mi abbandonare». Il giorno dopo il pm incolpato insiste: «Ho fatto cartellina […]. Ma Repubblica che dice?». Va detto che, nonostante i tentativi, l'articolo non trova spazio sui giornali, anche se, a giudizio degli inquirenti, ci sarebbero stata «la consegna» del materiale «da parte del Palamara a giornalisti amici non identificati».A questo punto Pizza domanda al suo referente: «Non andrebbe pure informato Marcello Viola per valutare di fare appello?». Per la Cassazione aveva intenzione di sollecitare il procuratore generale di Firenze per fare appello contro l'assoluzione di Pesucci, «nel timore che questi potesse agire per l'ingiusta detenzione subita».Palamara condivide questa strada, anche se Pizza non lavora più in Toscana: «Si vacci a parlare chiamalo e fissa appuntamento».Secondo l'accusa l'attività di dossieraggio non si sarebbe fermata: «Ottenuta l'informazione circa la data e la seduta nella quale la dottoressa Ciavattini sarebbe stata valutata ai fini della progressione di professionalità dal Consiglio giudiziario di Firenze (Pizza, ndr) progettava un intervento affinché la predetta non avesse una valutazione positiva». Pizza pare aggiornatissimo sugli avanzamenti di carriera della collega e il 13 aprile 2018 spedisce questo messaggio: «La seconda valutazione di professionalità della tizia si delibera giovedì al cg e sarà positiva visti i pareri... Ma io ti farei avere tutto alla Prima commissione lunedì. Gli articoli di giornali in particolare. E potrei depositare al Consiglio giudiziario di Firenze il mio esposto». Pizza, però, non vuole metterci la faccia e sceglie la strada della denuncia anonima. Come annotano gli inquirenti del Palazzaccio: «Infine predisponeva in accordo con Palamara, che veniva successivamente sollecitato a fornirgli notizie, un esposto anonimo contro la dottoressa Ciavattini, che provvedeva a spedire come sopra preannunciato alla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura e al consiglio giudiziario di Firenze al fine di promuovere accertamenti e valutazioni […] tutti tesi a screditare e danneggiare il predetto magistrato». Il pubblico ministero del caso Concordia illustra così il suo progetto: «Preliminarmente arriverà alla prima commissione un collage di articoli sul caso. Poi vediamo se io faccio qualcosa di mio […] Tanto quale che sia la provenienza potete aprire una pratica d'ufficio... così risultato eguale […] E se contestuale esce articolo giornale locale ancora meglio ». Ma il 17 maggio il piano non si è ancora realizzato e Pizza esterna la sua ansia: «Lucaaaaaa non mi vuoi più beneeeee». Palamara: «Sempre!!!! Ciccio ti voglio bene». Pizza: «Noooo...non mi fai sapere gnente!». Poi insiste: «Luca ciao quindi in prima non è successo nulla? Siete in chiusura di mandato? Mi fai sapere stato dell'arte in proposito? Se è stato avviato qualcosa? Grazie».Palamara, nel suo perfetto stile, spedisce la palla in tribuna, senza, però, negarsi: «Ciccio eccomi domani ti ragguaglio su tutto in settimana però passi a trovarmi? Un abbraccio». È il 10 giugno 2018. Da allora e sino alla fine della consiliatura del Csm l'argomento non viene più toccato. A tirare fuori la brutta storia dalla naftalina ci hanno pensato gli ermellini della Cassazione.