2022-09-04
Il piano del G7 nasconde i lockdown del gas
Ursula von der Leyen (Ansa)
Cambio di passo Ue alla riunione dei big: si è passati dall’embargo totale all’idea del tetto ai prezzi. Una retromarcia ispirata dagli Usa. In inverno si riproporrà lo schema collaudato col Covid. Bruxelles, per gestire la crisi, imporrà sacrifici e chiusure.Breve sintesi delle recentissime decisioni prese in occasione del G7. Tetto al prezzo del petrolio russo. E poi tetto al gas russo, o meglio tetto agli acquisti europei di gas. Nel primo caso, si tratterebbe di imporre ai russi un valore (non più di mercato) e quindi a tutti gli altri acquirenti di greggio moscovita l’obbligo di attenersi a tale prezzo. Cina, India e altri Paesi asiatici compresi. Il che presuppone che se Pechino dovesse non accettare gli accordi derivanti dal G7, dovrà essere sanzionata dal mondo occidentale. Come? Non è dato saperlo. La seconda decisione riguarda ovviamente in modo ancor più diretto l’Europa e nello specifico le mosse della Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Il tetto al prezzo del gas in questo caso prevederà acquisti comuni a un prezzo preventivato o più facilmente acquisti centralizzati a prezzi stratosferici per poi ridistribuire ai singoli Paesi a un valore calmierato.Ciò dovrebbe accadere fino a marzo. Mentre per il petrolio, è bene ricordarlo, non si partirà prima del 5 dicembre. Il che la dice lunga sulla scarsa capacità di comprendere la gravità del momento da parte dei vertici europei e di chi di fronte al burrone chiede in modo acritico ancor più dirigismo europeo. Il tetto al petrolio in pratica o non funzionerà o rischierà di allargare il conflitto ucraino a mezzo mondo. Il tetto del gas funzionerà solo ai fini di nuova inflazione e nuovo debito. Anche se i resoconti dell’incontro del G7 ci spiegano che invece entrambe le manovra sono una morsa anti russa. Vladimir Putin non incasserà più ingenti quantità di denaro in futuro e quindi non riuscirà più a finanziare la guerra.L’impressione è invece un’altra. Cioè che l’Ue negli ultimi giorni abbia cambiato strategia e non per via dei soliti racconti di successo. Ieri un foglio che commenta quotidianamente i fatti europei è arrivato a sostenere che con la sola imposizione delle mani Bruxelles abbia ottenuto la discesa dei prezzi. Perché non l’ha fatto prima allora? Non l’ha fatto perché fino all’altro ieri la strategia Ue era embargo assoluto e totale. Idea sostenuta grazie alla fragile quanto pericolosa strategia del «tanto si risolve con le rinnovabili». Fino a oggi non ci siamo schiantati contro un muro perché il caso o qualche altro player ha spostato al momento opportuno il muro un po’ più in là. Non a caso la nuova strategia del prezzo del petrolio e - vedremo - dell’eventuale tetto del gas nasce su input diretto di Janet Yellen in occasione del sopra citato G7. Questo significa che gli Usa adesso spingono verso nuove posizioni.Tant’è che non si parla più di taglio totale del gas russo. A Bruxelles hanno compreso che se mai dovesse esserci sarà la Russia ad avviarlo. Il dramma è che il price cap (ci riferiamo al gas) non impedirà in alcun modo la salita dei prezzi. E l’Ue a quel punto si troverà di nuovo a pochi palmi di distanza da un nuovo muro contro cui sbattere il muso. La contrazione dei consumi diventerà necessaria. Fino a oggi ad avere un piano scientifico di razionamenti sembra essere soltanto la Francia. La Spagna è molto più al sicuro di noi e la Germania ha balbettato qualche iniziativa. Gli altri compresa l’Italia hanno avviato il nuovo racconto sul modello del Covid. Faremo qualche sacrificio. Spegneremo le luci e staremo al freddo. Magari. Le aziende che chiuderanno non riapriranno dopo qualche mese. Le catene produttive quando saltano non si rimettono in sesto dall’oggi al domani. E questo è il vero dramma. Abbiamo già potuto osservare che la Cina, pur giocando con il fuoco dei continui lockdown, si sta preparando a inondarci di merci quando le nostre aziende non saranno più in grado di sostenere la produzione. Gli Stati Uniti dal canto loro stanno beneficiando dei prezzi dell’energia e sono in grado di gestire il rientro in patria della produzione o il trasferimento in aree secondo la nuova logica del friendshoring (delocalizzo solo in nazioni alleate militarmente). L’Europa ha invece un gravissimo deficit produttivo, problemi di forza lavoro e, adesso, un euro così debole da creare un impatto ulteriore sull’inflazione. A questo punto ci attendono soltanto i blackout per il prossimo inverno e forse anche nel 2023, a meno che a novembre succeda qualcosa negli Usa. Le elezioni di midterm forse potranno cambiare gli equilibri attorno alla Casa Bianca con la speranza che si vada a mitigare la posizione dem. Mike Pompeo, già segretario di Stato con Donald Trump, sembra essere in questo momento l’unico a gestire un ponte tra repubblicani, dem e deep State. Vedremo nel frattempo se a Roma come a Bruxelles sarà scattato lo schema identico alla pandemia. «Chiudere ora per salvare il Natale»: lo ricordiamo bene. Poi c’è stato: «Scegliete. I condizionatori o la pace?». Adesso ci toccherà: «Restiamo al buio ora per salvare i ventilatori in primavera». Sembra che l’Ue non riesca a gestire la bolla economica e l’inflazione senza lockdown e privazioni della libertà.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».